roosevelt

My Threads

  1. Il valore simbolico della finale tra Djokovic e Medvedev (di Franco Marino)

    Se non avessi avuto un padre fanatico di questo sport, al quale mi legano quarant'anni di ricordi di tante partite viste insieme, il tennis avrebbe tutte le caratteristiche per essere da me odiato. Politicamente corretto, con esultanze, movenze, i soliti coretti (il famoso "popopopoporopooo" seguito dal puntuale "olèèèèè", che ha francamente rotto le palle) la stretta di mano al tennista anche se si è comportato da idiota per tutta la partita. E però, chi il tennis lo ha seguito in questi...
  2. Ma quant’è forte Alessandro Gassmàn!

    Sta sullo stomaco, Gassmàn

    È più di “Zoro”, Gassmàn

    È un super pirla, Gassmàn ♫


    Dal farmacista.

    RAPINATORE: Dammi l'incasso sennò spacco bottilia e ammasso familia.

    GASSMAN: Bravo, vedo che lei indossa ancora la mascherina. La coscienza civile è moneta rara in questo paese di me.... (il rapinatore si dilegua)

    FARMACISTA: …in questo paese di mentecatti come lei! Quel malvivente mi ha soffiato la bellezza di 1500 €! E non indossava la...
  3. La tragedia del complottismo e dell’anticomplottismo

    Amleto, in una certo senso, è la tragedia del complottismo. Il principe danese è l’antesignano degli apoti, sa che il re suo padre è stato avvelenato da zio Claudio e che il resto della corte continua a ignorare, per viltà o insipienza, la cospirazione e il conseguente regicidio. Se i ciambellani trasudano viltà, il popolino sguazza nel giulebbe e pensa di vivere nel migliore dei mondi possibili, nel regno dell’ufficialità, dove la notte non scende mai a turbare l’insonnia che...
  4. Con un palmo di NATO

    Quando qualcuno ha grandi aspettative di successo in qualsiasi campo, ma le cose vanno in senso diametralmente opposto e a suo massimo scorno, si dice che c'è rimasto “con un palmo di naso”. L'espressione è piuttosto colorita ma descrive bene l'espressione delusa di chi ne è l'oggetto. E più ci si illude e si va dietro a narrazioni autoassolutorie e confortanti, più duro sarà il risveglio.

    Mentre a sentire i nostri tiggì di regime sembrava che l'evento principale nell'universo fossero le...​
    Ho letto con molta attenzione quello che hai scritto e sono d'accordo con te, meno che su un punto: il fatto che si rischi il nucleare in Europa. Da questo punto di vista - poi non vorrei portare sfiga - sono più ottimista. Che l'Europa sia condannata, salvo colpi di coda, ad un dissanguamento economico, è cosa su cui sia io che te abbiamo scritto tanto. Ma a maggior ragione, secondo me, a nessuna delle due potenze interessa denuclearizzare l'Europa, anche perché poi in che modo questo potrebbe consentire una ricostruzione in un terreno radioattivizzato? Gli interessi degli Stati Uniti e della Cina in Europa sono noti e a nessuna delle due conviene inquinare il terreno su cui dovranno ricostruire. Semmai il rischio è un altro e cioè che si mandino milioni di europei a morire per scongiurare l'ipotesi che si lanci la bomba atomica.
    E' a rischio l'Europa come identità, non come continente.
     
    La Russia non ha bisogno di bombardare i paesi europei perché sa e aspetta la crisi dell'Unione. Lo aveva già previsto Vladimir Zhirinkvski nel 2018 in un articolo che mi ha messo i brividi essendo terribilmente lungimirante anche per i fatti recenti. Non devono aspettare molto. L'articolo di Politico.eu di ieri già annuncia che la crisi tedesca e francese saranno un problema per la prossima riunione a Bruxelles. Cito -
    """:"I leader dell'UE speravano di concentrarsi sull'economia e sugli affari esteri quando si riuniranno giovedì a Bruxelles per un vertice di due giorni. Ma Germania e Francia hanno già dirottato l'occasione (traduco letteralmente 'hijack'). Il governo di coalizione tedesco non riesce a smettere di litigare, la Francia è un paese in rivolta e i due paesi più grandi dell'UE stanno portando il loro bagaglio a Bruxelles. """"
     
  5. EUROPEICIDIO

    bandiera europa.jpg


    Si è da poco conclusa la stucchevole ricorrenza dell'8 Marzo con i propri cascami ipocriti e ideologici. E come nelle svariate "giornate della memoria" si tromboneggia in lungo e in largo sul ruolo della donna nella società, sulla parità di genere, sull'uguaglianza, l'inclusività e blah blah blah...


    E tra tante chiacchiere non si può non tirare in ballo il ricorrente argomento del cosiddetto "femminicidio". Un termine che personalmente mi crea delle eruzioni cutanee al solo...
  6. Liberisti senza lesina

    di Nicholas Wapshott

    Lyndon Johnson, ringalluzzito dal boom economico e dall’aumento delle entrate, si diede da fare per costruire una sua eredità. Nel maggio 1964 dichiarò alla University of Michigan di Ann Arbor: “Abbiamo l’opportunità di progredire non soltanto verso una società ricca e potente, ma verso la Great Society, la grande società”. Giurò di sconfiggere la povertà e le disuguaglianze razziali, di proteggere le campagne, di garantire un’istruzione a tutti i bambini e...
  7. “Un astuto drago apparentemente addormentato”: alcune scomode verità su...

    di Daniele Ganser

    Nel 1941 il Giappone possedeva imponenti forze navali, tra le quali dieci portaerei, mentre gli USA ne avevano solamente sette, dunque erano in palese stato di inferiorità. Due portaerei, la Lexington e la Enterprise, si trovavano a Pearl Harbor sotto il comando dell’ammiraglio Husband Kimmel. Il suo superiore, l’ammiraglio Harold Stark, che in quanto capo delle operazioni della Marina statunitense a Washington aveva accesso ai dati ricavati dalle intercettazioni e...
  8. “Un astuto drago apparentemente addormentato”: alcune scomode verità su...

    di Daniele Ganser

    Roosevelt sapeva che, se gli USA fossero stati coinvolti in una guerra col Giappone, sarebbe scattato un effetto domino che poteva allargare il conflitto anche alla Germania, dato che il 27 settembre 1940 Giappone, Germania e Italia avevano sottoscritto un patto tripartito, noto anche come Asse Roma-Berlino-Tokyo, per assicurarsi sostegno reciproco. «Roosevelt voleva anzitutto fare guerra alla Germania», spiegò il giornalista George Morgenstern del «Chicago Tribune»...
    Aggiungo il bellissimo "Pearl Harbor" del tedesco Peter Herde, che descrive in maniera magistrale la storia diplomatica e come il Giappone giunse, gradualmente, a non poter fare altro che entrare in guerra, o rimanere senza carburante per l'esercito. Dimostra come, da decenni, chi vuole informarsi, sa, mentre il grande pubblico continua a riempirsi la testa con lo sterco fabbricato a Hollywood.
     
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