Con diverse persone in privato mi sono spesso confrontato sull'evocazione di un rischio specifico: che Putin stia percorrendo la stessa china pericolosa che a suo tempo percorsero Hitler e di Mussolini, venendo così sconfitto e successivamente sottoposto alle medesime strumentali stramaledizioni. E c'è una ragione, ma questo richiede una premessa ancorata nella grande notizia (falsa) di oggi ossia che, secondo i media di regime, India e Cina avrebbero condannato l'azione russa, confermando l'aggressione della Federazione Russa ai danni dell'Ucraina. La falsità di questa notizia è pregevolmente smentita dal Primato Nazionale che pregevolmente in questo articolo spiega come sono andate le cose. Del resto, che il filorussismo della Cina sia sostanzialmente una ciclopica fesseria è qualcosa su cui già abbiamo scritto anche noi qui in tempi non sospetti QUI. Va aggiunto che, con buona pace anche di una certa propaganda filorussa, il fatto che la Cina non si esprima ancora con nettezza sul conflitto, non è certo un segnale positivo e deriva da una debolezza, quella della Federazione Russa, tipica di tutti quei sistemi che, fondandosi sulle "terze vie", non sono in grado di prendere una posizione netta, col risultato di giocarsi l'alleanza dell'una e dell'altra sponda. In sostanza, se la Federazione Russa fosse davvero l'URSS 2.0 come sostengono alcuni fessi, la Cina già si sarebbe schierata a suo favore. Il fatto che non lo sia, è la principale ragione per cui la Cina fa cerchiobottismo e per cui il conflitto in Ucraina non accenni a risolversi. Chiarita la premessa, vediamo perché la Federazione Russa rischia di perdere.

Gli ultimi duecento anni sono stati l'era dei grandi imperi ideologici, basati su una visione messianica della realtà. Da una parte quella occidentale (democrazia, libero mercato, materialismo) e dall'altra quella tradizionalista antioccidentale (statalismo, socialismo, spiritualismo). Naturalmente mentre parliamo di "imperi ideologici" non abbiamo l'offensiva impudenza di tributare ai capi di questi imperi un sentimentalismo e un filosofismo che non posseggono. Stati Uniti e Cina - come in generale qualsiasi organizzazione statale - sono anzitutto sistemi di potere, che usano le ideologie senza da esse farsi usare. Gli Stati Uniti sono un sistema sovietico a tutti gli effetti per quanto abilissimi a non farlo vedere, la Cina è un sistema capitalistico a tutti gli effetti, sebbene molti gli tributino una messianicità spirituale ed ideologica che in realtà non ha. Ambedue questi sistemi si fondano sulla pretesa, frenata soltanto dall'equilibrio tra pesi e contrappesi geopolitici, di imporsi al mondo. E inevitabilmente questi due imperi sono - e non potrebbero essere diversamente - sistemi autoritari che tuttavia esistono fin quando sono in grado di proporsi, più che essere, come redistributori di risorse, a proprio vantaggio, in spregio a tutti i loro rispettivi alleati, secondo un detto partenopeo per cui "Chi sparta ava a meglia parta". Tanto gli Stati Uniti hanno conosciuto il meglio del capitalismo, quanto l'URSS ha conosciuto il meglio del socialismo reale. I loro rispettivi alleati hanno conosciuto il peggio di ambedue le ideologie. Il punto è che ad ognuno di questi imperi, non essendo in grado di zittire il malcontento al proprio interno ma anche quello dei loro vassalli, non resta che legittimarsi sulle debolezze dell'altro. La Cina oggi si legittima dicendo che "se non ci fossimo noi, ci sarebbe il capitalismo americano" e allo stesso modo l'Occidente si legittima dicendo che "se non ci fossimo noi, ci sarebbe il socialismo reale". Nessuno di questi due sistemi di potere è in grado di saper imporre una volta e per tutte la giustezza morale della propria visione del mondo, indipendentemente dalle seduzioni rappresentate dall'avversario che, se non esistessero contraddizioni nel proprio sistema ideologico, non troverebbero terreno di coltura. Quanto sopra non era nulla di evitabile perché la scarsità delle risorse rispetto ad una popolazione destinata ad esplodere, favorisce inevitabilmente l'emersione di imperi che non devono soltanto dominare territorialmente il mondo ma anche, al fine di difendersi dagli altri imperi, imporre un'ideologia economica e sociale che redistribuisca le risorse su scala globale.

Viceversa, il putinismo, spacciato come una URSS 2.0, non è altro che un regime nazionalsocialistico ove convivono elementi di libero mercato e di socialismo, su scala meramente nazionale e che condivide col fascismo e il nazismo le stesse caratteristiche, ossia una visione pragmatica della realtà, in cui il "qui ed ora" sono l'unica dimensione della realtà materiale politica.
In sintesi, il putinismo e in generale i regimi nazionalsocialisti si fondano sugli stessi elementi che poi ne favoriscono il declino: il pragmatismo e l'antideologismo. Senza una lettura globale della realtà, si finisce soggiogati da chi quella lettura sa fornirla. Al tempo stesso, gli imperialismi, sia pure in apparenza diversi ma in realtà perfettamente speculari, si fondano su una lettura globale della crisi - ci sono poche risorse per troppe persone - che tuttavia, per potersi applicare, richiede una pianificazione che finisce inevitabilmente per costringerle ad esprimere il peggio di se stesse. In un regime autenticamente unipolare, chiunque dominasse il mondo pianificherebbe uno sterminio globale tale da uccidere miliardi di persone e non potrebbe fare diversamente. E la guerra in Ucraina, come detto, non è semplicemente il confronto tra due nazioni ma l'ennesimo bubbone di una guerra di civiltà che va oltre la dimensione in fondo ristretta di quel territorio nonché oltre la dimensione del vecchio modo di concepire le nazioni, anzi di fatto ne costituisce la sconfitta. Perché nasce dall'incancrenirsi di una combinazione di fattori: il sovrappopolamento - che storicamente nel passato si risolveva con guerre sanguinosissime e lunghissime - e la dotazione di armi talmente pericolose che chi le usasse per primo o è in grado di distruggere in una botta sola i suoi nemici o dovrebbe, a quel punto, attendersi una reazione tale da mettere in pericolo la sua sopravvivenza.

Quello che però unisce tutte e dico TUTTE le grandi potenze è la percezione che ormai al mondo siamo troppi e che si debba, con i più disparati artifizi, ridurre la popolazione mondiale. E' in atto una vera e propria guerra civile mondiale tra il potere e il popolo che, nelle sue varie declinazioni - da una parte l'Occidente che tenta di imporre una riduzione della popolazione stimolando la desessualizzazione e dall'altra l'Oriente che invece non si fa scrupolo di imporsi autoritariamente - è trasversale ed è figlia di un problema, quello del sovrappopolamento, che o si risolve con una sanguinosissima guerra autenticamente mondiale, oppure con una pianificazione della riduzione della popolazione con i metodi attuali che, tuttavia, essendo percepiti come coercitivi (per un verso o per l'altro) da parte dei singoli individui, inevitabilmente sono destinate a generare delle reazioni che possono, a medio e lungo termine, strutturarsi in una resistenza radicalizzata su scala globale.

Tutte quelle realtà politiche, siano esse statali, siano esse sacche di resistenza, che si limitano ad occuparsi del qui ed ora, sono destinati a perdere questa guerra per manifesta incapacità di leggere la realtà che parla di uno scontro che non è tra nazioni ma è semplicemente la riproposizione su scala globale di un conflitto che è ciclico nella storia dell'umanità e che altro non è che lo scontro tra patrizi e plebei, tra capitale e forza lavoro, in sintesi tra il potere e il popolo.
Mentre nell'antichità questi conflitti erano connaturati e commisurati all'estensione territoriale ove essi si verificavano, oggi tutto questo si sviluppa su scala globale. Pensare che un'eventuale sconfitta della Federazione Russa indichi lo stato di salute degli Stati Uniti e della Cina significa non aver appreso la vera lezione della Guerra Fredda che è molto semplice: i grandi imperi si legittimano gli uni sugli sfasci degli altri e favoriscono sempre la nascita di regimi fondati su terze vie che, non schierandosi apertamente né con l'uno né con l'altro impero ideologico, finiscono per polarizzare i grandi imperi contro di loro, per poi riproporsi più in là. Il putinismo in tal senso non è altro che un fascismo 2.0 perché nel grande conflitto tra imperi, non prende una posizione ideologica precisa. E quando anche esso sarà liquidato dalla storia, ci sarà un putinismo 2.0 (o se preferite, fascismo 3.0) originato dallo scontro tra opposti imperialismi.
Tutta questa catena finirà soltanto quando, formatasi una resistenza globale che si ribellerà all'ideologismo, lo scontro tra le due fazioni provocherà inevitabilmente quella guerra civile antropologica che otterrà la riduzione della popolazione che oggi, per le ragioni sopra esposte, non si riesce ad ottenere attraverso una pianificazione controllata.
Il problema del sovrappopolamento esiste ed è reale. Ma la convinzione, nata con l'era dell'ideologismo, che si possa risolverlo pianificandone a tavolino la riduzione e che ad opporsi possano essere le terze vie, è definitivamente fallita.

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Ricordo però che simpatizzavi abbastanza per Putin tempo fa, o almeno ti accusavano di questo...
 
@Franco Marino la Osipova era una poveretta con un cervello da gallina (con tante scuse alle galline) con l'unico pregio di essere perfettamente bilingue. I servizi di controinformazione russi devono aver pensato di utilizzarla per quella dote, ma devono poi essersi resi conto abbastanza presto dell'effetto controproducente tagliandole quindi i rifornimenti, da cui la totale sparizione. Scriveva con un acume vicino a quello di una pietra pomice e un linguaggio da ragazzino di seconda media. Era imbarazzante soprattutto per chi, come me, cercava di spiegare in pubblico il punto di vista russo sulla politica internazionale. Ovviamente ci litigai subito.
 
Il "Putinismo" finirà con la fine di Putin ma la Duma (ricordo che, pur avendo forte potere decisionale, Putin ha anche forti avversari) comunque sosterrà un nazionalismo ancor più feroce. Ricordo sempre le parole dei miei conoscenti (clienti, ex clienti, amici): " Il mondo esiste con la Russia, senza la Russia non esiste il mondo". A buon intenditor....
P.S. Un bravo speciale per aver fatto notare la falsità che sta attraversando i media mondiali. India e Cina hanno votato a favore di una risoluzione sui rapporti fra ONU e Consiglio d'Europa ma si sono astenuti sul passaggio riguardante l "Aggressione russa all'Ucraina".
 
La sovrappopolazione c'entra di sicuro, però lo scontro tra Cina e Russia (nell'ottocento e nel novecento anche quest'ultima voleva papparsi la prima) e grandi potenze occidentali, specie anglosassoni, va avanti da almeno due secoli. L'India ha bisogno della Russia per contenere la Cina e viceversa. Sudamerica e Africa hanno bisogno dei sino-russi per non farsi schiacciare dall'Occidente. È una complessa catena che dovrebbe fissare precari equilibri geopolitici. Vedremo.
Ps. Irina Osipova? L'Irina Osipova della pallacanestro?
 
Io continuo a sostenere che il sovrappopolamento è un falso problema, o meglio è un problema per quelle Elites che temono che prima o poi le loro tecniche di persuasione di massa falliranno ed un numero sempre crescente di persone inizierà a vederli per quello che realmente sono. Per questa ragione, prima stanno provando con finte emergenze atte a ridurre in modo soft (si fa per dire) la popolazione globale (vaccinazismo, medicalizzazione forzata, impoverimento generalizzato col pretesto del green) e poi con la via della guerra (locale prima e, Dio non voglia, globale poi). Ma il problema sono loro, non il pianeta e la popolazione che aumenta.
 
Lo penso anche io. L' uomo occupa una piccola parte della terra emersa, e tutte le terre emerse sono poca parte rispetto ai Mari. Quindi, c è cibo, abbondanza ed energia per tutti e dieci-docici-quindici miliardi di persone, considerando che tutto il terzo mondo ..ehm.. NON MANGIA... quindi non "ruba" al Pianeta.
Con la scusa del "siamo troppi" alzano i prezzi del grano al fine di arricchirsi loro ed impoverire noi, tutto qua. Sono scuse, siamo anche pochi nel pianeta. Il vero problema è che siamo stronzi, non che siamo troppi!
 

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Franco Marino
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