Qualche tempo fa scrissi un articolo dove dissi che "il socialismo è fallito", non mi meravigliai delle reazioni. Una delle cose che mi ha, semmai, sempre meravigliato è la capacità degli esseri umani di credere di essere ciò che non sono e non saranno mai.
Che senso ha dipingersi appassionati dei problemi degli altri quando, all'apparir del vero, giustamente, si pensa solo ai propri? Così, mentre una minoranza di persone ha fatto casino sui social, insultando chi ha preferito rimanersene a casa, la maggioranza ha guardato alle proprie tasche e si è fatta questa domanda: cosa ci guadagno io ad andare a votare? Si è data la risposta ed è quella che abbiamo visto alle urne.
Questo naturalmente introduce un quesito: la sinistra è veramente venuta a noia?
In sé e per sé, qualsiasi paese sano ha un minimo di politiche di sinistra. E' sempre difficile far capire ad un liberale di quelli trinariciuti che una società di poveri non soltanto non ha consumatori dei prodotti dei ricchi ma rischia di diventare un pericolo per chi si è conquistato meritatamente le proprie ricchezze, oltre al fatto, invero banale, che è esposta alla concorrenza delle mafie, che danno posti di lavoro e assicurano una giustizia molto più rapida. Il punto è naturalmente che tipo di socialismo avere.
Uno stato sano costruisce dei paracadute che consentano, a chi rimane momentaneamente senza lavoro, di poter avere degli aiuti, ma sempre partendo dal presupposto che poi il cittadino ci deve mettere del suo. Uno stato malato promette redditi di cittadinanza, revoche di licenziamenti, guerre ai produttori di ricchezza, col risultato che questi ultimi, come possono, delocalizzano.
Ora, la vera domanda è: che valore dare al fallimento di questi referendum?
Se vogliamo capire il successo o l’insuccesso di una coalizione, non dobbiamo fare profondi studi politologici, ma cercare di comprendere come funziona la pancia degli elettori; cioè la percezione più grossolana possibile della politica. Non lo si dice per disprezzare l’elettorato, ma soltanto per identificare la sua maniera di capire la politica, e vedere come essa si traduce nella cabina elettorale.

San Giorgio a Cremano è una cittadina di 50.000 abitanti alle porte di Napoli. Storicamente vota a sinistra e molte sue strade sono dedicate a personaggi storici del comunismo, Marx, Lenin, Togliatti, Berlinguer. E tuttavia, se incontraste un sangiorgese, quello difficilmente vi saprebbe dire cosa c'è scritto nel famoso Capitale di Marx. Questo per dire che non sempre alla fede corrisponde la cultura. Del resto, la stessa cosa avviene con i cattolici. Quando una maestra di una scuola cattolica ha avuto l'idea - per la verità, malaccorta - di mettere su Onlyfans le proprie foto in costume, una moltitudine di beghine non ha trovato niente di meglio da fare che unirsi al coro di insulti "Zoccola, puttana, troia", ignorando evidentemente la famosa parabola dell'adultera. In sintesi, grandi masse di persone affidano la loro vita economica e politica a portatori di teorie che non conoscono, e la loro anima ad una religione che non comprendono.
Ora, come mai la sinistra ha perduto appeal? Per la semplice ragione che ha perduto il prodotto da offrire. Quando era ancora guidata dai Togliatti e dai Berlinguer, potevano ciarlare di espropri proletari, di lotta di classe, di marxismo perché tanto sapevano che non sarebbero mai andati al governo. Poi ci sono andati e hanno scoperto che la realtà è molto diversa di quella favoleggiata. Hanno scoperto che, privati del terrore di finire nei gulag, i comunisti non sono così desiderosi di rinunciare a quello che hanno ottenuto magari anche meritandolo. E questo ricorda una divertente barzelletta che amava raccontare Reagan, storico presidente USA e persona di spiccato senso dell'humour: un giornalista della Pravda chiede ad un cittadino sovietico cosa farebbe se avesse due case (il comunista: "ne darei una al mio compagno") e poi cosa farebbe se avesse due macchine (il comunista: "Ne darei una al mio compagno!") poi gli indica due biciclette, e il comunista risponde "No, quelle sono mie!".
Ma nonostante questo, il PD ha potuto vivacchiare per un'altra quindicina d'anni in funzione di "garante dell'onestà" in chiave antiberlusconiana, fintanto che il colpo fatale non è arrivato dai Cinquestelle i quali hanno scavalcato il PD a sinistra in demagogia, introducendo scemenze come il bonus 110% e il reddito di cittadinanza, che oltretutto sono state così scarsamente applicate e hanno provocato così tanti problemi a chi li ha adottati, che quando poi la Meloni le ha abrogate, nessuno si è lamentato.
Il PD a tutto questo ha risposto con inutili logomachie su cose che non interessano nessuno, un antifascismo totalmente anacronistico e pesantemente censorio, con la partecipazione ai governi tecnici più demofobici, col risultato che quando poi si sono posti i quesiti referendari, la gente - che peraltro ne riscontra l'inutilità ed anzi la pericolosità nella vita di tutti i giorni - si è fatta due calcoli e si è detta "Ah li ha proposti la sinistra? Ok allora vado al mare!".

La Sinistra perde perché ormai non fa altro che produrre sgradevoli rumori di fondo e questioni di lana caprina. Quanto sarebbe stato bello se, invece di assassinare il Partito Socialista, ne avessero saputo cogliere il messaggio democratico e moderato.
Oggi avremmo un'altra sinistra, molto più credibile. Che se magari proponesse un referendum, potrebbe pure vincerlo.
E dal momento che ciò che porta la gente a votare è sempre e solo la pancia, l'elettore si è fatto questa domanda: se vado a votare, le mie prospettive cambieranno?
E si è dato la risposta che sappiamo.

Franco Marino


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