Finora, davanti alle ripetute provocazioni, il governo russo ha reagito reiterando blande e scontate rimostranze: l’Alleanza Atlantica porta avanti una guerra civile per procura; la responsabilità di ciò ricade sull'Occidente combinato, iniziatore e prosecutore di questo conflitto. Non so voi, ma qualcuno al Cremlino dovrebbe chiedersi: Quand'è che basta, Gordon? Che è la versione postmoderna e cinefila del Quousque tandem di ciceroniana memoria. Le linee rosse sono state sistematicamente violate: colpita diverse volte Sebastopoli, in Crimea; danneggiati il ponte di Kerch e il gasdotto Nord Stream 2 che, ricordiamolo, era anche un'infrastruttura russa, non solo tedesca. I sabotaggi si susseguono e la raffineria di Krasnodar è bruciata per ben due volte nelle ultime ore: chi è che sorveglia? Dov’è la difesa area? Un paio di giorni fa un drone kamikaze è esploso nei pressi della cupola del Cremlino, dove svetta il vessillo nazionale. E la Transnistria sembra essere il prossimo obiettivo. Attentato o autoattentato è indifferente, di fatto è stato violaro l’ultimo tabù. Le autorità moscovite lo ritengono un attentato di matrice ucro-Nato e si riservano di ricambiare il favore. Vedremo. Personalmente noto segnali preoccupanti di scollamento interno quando guardo i video a ruota libera del capitano di ventura Prigozhin, un colonnello Kurtz dell'est che lamenta la carenza di munizioni e inveisce all’indirizzo dei culi di pietra della Duma in generale e del Ministro della difesa Shoigu in particolare. Così non si può andare avanti. L’Orso sembra aver paura di trarre le dovute conclusioni e, per adesso, rinuncia a rilasciare una risposta militare chiara e forte. Quanto durerà la pazienza? Se ribadisci che la colpa di tutto ciò ricade sulla testa del serpente anglosassone, allora è lì che devi colpire. L’escalation suscita ragionevoli timori, ma ad innescarla provvedono saltuariamente l’MI6 e affini: attentato dopo attentato, provocazione dopo provocazione, sistema d’arma dopo sistema d’arma, pacchetto d’aiuti dopo pacchetto d’aiuti. Se è vero che nessuno vuole la terza guerra mondiale, allora anche l'Occidente dovrà subire e accettare le provocazioni russe, e belle pesanti pure. La decisione di tirare per le lunghe le operazioni belliche, in modo da logorare l’avversario, presenta grossi inconvenienti. Da 15 mesi, le attrezzature militari distrutte vengono rimpiazzate costantemente e il nemico non sembra curarsi dei disagi a cui va incontro una buona parte della popolazione civile senza riscaldamento, luce e acqua. Non serve a niente smilitarizzare o riportare all’età della pietra (ma siamo ancora lontani da un simile scenario) se gli americani possono pur sempre far pagare il conto della ricostruzione all’Europa invertebrada (direbbe Ortega y Gasset), cosi come possono lasciarla in macerie: per lorsignori, infatti, l’Ucraina è solo un avamposto da cui lanciare scorribande di guastatori, salve di artiglieria e magari anche attacchi batteriologici mimetizzati da pandemie. Il loro piano, dalla Cecenia in poi, prevede di chiudere la Russia in una morsa di stati falliti in preda al caos e al terrorismo politico e religioso. Ed è un piano favorito anche dalla persistente opacità del potere di persuasione russo, incapace di attrarre e fidelizzare i vicini. La “brillante” strategia del tritacarne è lacunosa e, a livello morale, causa il classico effetto boomerang: oltre a qualche migliaio di mercenari-volontari provenienti da tutto il mondo, crepano in prevalenza “piccolo russi” di ogni credo ideologico. Va bene sterminare i forestieri, ma decimare un popolo “fratello” non è quel che si suol dire l’affare del secolo. E’ fuor di dubbio che ciò influirà in negativo sulle future relazioni tra i due paesi. Nelle case di buona parte delle famiglie ucraine risuoneranno dialoghi di questa fatta: alla domanda “Chi sono i russi”, udiremo risposte colme di motivato risentimento: “Sono quelli che hanno ammazzato tuo padre, tuo fratello, tuo nonno”. Se non potete – o volete – schiacciare la testa al serpente più grande, schiacciatela perlomeno al più piccolo. E’ giunto il momento di prendere di mira i centri decisionali, di bersagliare in maniera implacabile e continuativa, non una tantum, le sedi del governo e le centrali ove risiedono i consiglieri stranieri. Ciò incrementerebbe il caos e accelererebbe notevolmente la dissoluzione dello stato fantoccio, perché senza un cambio di regime l'SMO può considerarsi fallita. Che senso ha risparmiare il martirio a Zelensky, Podolyak, Gerashenko, Kuleba, Budanov et similia, e proseguire imperterriti a martirizzare centinaia di migliaia di disgraziati “fratelli” slavi? Stento davvero a comprendere tale condotta balorda. Anche la difesa del Russky mir mi pare timida e infruttuosa. Perché non è stata presa in esame l’opzione di armare un movimento di resistenza clandestino in una nazione che vessa le minoranze russofone? Davvero, non riesco a capacitarmene! Anzi, le minoranze russofone sono state praticamente abbandonate per anni, ritrovandosi totalmente inermi di fronte ai chiari tentativi di pulizia etnica. Anche in questo caso, purtroppo, una discreta quota delle colpe va attribuita a chi, nella dirigenza moscovita, ha preferito aggrapparsi alle scartoffie, alla pedanteria giuridica e ai cavilli da avvocato ginevrino. È insensato supplicare l'ONU ed altri consimili organismi internazionali che della terzietà non hanno più nemmeno la parvenza. Un francese di bello spirito scrisse una massima mirabile e attualissima: “Quello che viene chiamato con simpatia a Parigi e Londra l'indipendenza della Polonia [oggi l’Ucraina NdR], è chiamato patriotticamente a Pietroburgo e Mosca lo smembramento della Russia. Non è più tempo di affettare accomodante democristianeria, pena il rischio di una Vittoria mutilata o, peggio, di una sconfitta conclamata. Quando in ballo c’è la pellaccia di una nazione che nell’ultima guerra mondiale ha pianto 25 milioni di vittime, deve scattare – tremendo e inesorabile – l’istinto di conservazione. Io non so come andrà a finire, ma bisogna stare attenti perché i colpi di coda e di testa di un Impero messo all’angolo – e ciò vale per gli USA come per la Russia – possono fare molto male.

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