Nel 1982, poco prima di Natale, esce nelle sale cinematografiche, AMICI MIEI atto II. Un film, per la sua semplicità, super geniale. La storia la conosciamo, un po' tutti, le zingarate, e l'unione tra amici,che supera il passare degli anni. Credo la cosa che apprezzai di più, dopo la vittoria del Mundial, quell'anno. Infatti, è diventata una pellicola cult, a parte me, maniaco della trilogia, un po' per tutti. Molti di noi, hanno scimmiottato, o si son rivisti in quei personaggi, anche chi si rivedeva nel bulllizzato. Tra tante, le scene del cimitero, dove Adolfo Celi, fa credere ad un vedovo (Alessandro Haber) in preghiera davanti la tomba della moglie, di essere l'amante, è tanto esilarante quanto geniale. Ma nella trilogia ci sono, molti scherzi, uno più bello dell'altro, e non da meno, l'invenzione della supercazzula. Mia moglie, mi ricorda sempre, ad esempio, che io ero come il conte Mascetti, da fidanzati, quando litigavamo e lei mi diceva:" non ci vediamo più", io rispondevo: "vengo a prendere alle 20",lei ribadiva: "è finita, basta", allora io:"facciamo 20.30 e non se ne parla più".... Ci siamo sposati. A parte le mie storie personali, è stato un capolavoro cinematografico. Una bella trovata. Adesso il cinema è basato, più sugli effetti speciali, e su trame psicologiche, che alla fine neanche ti catturano. Invece, basta poco, se si trova l'idea geniale, non servono i trucchi al computer, e soprattutto con gli attori capaci di rendersi simpatici al pubblico, senza essere stars di Hollywood. Conquisti la platea...
Adesso non mi capita quasi mai, di rivedere un film, degli ultimi tempi,dopo averlo visto una volta. Certi film come amici miei, ed altri di giganti del cinema nostrano, li ho rivisti molte volte, tipo IL SORPASSO, lo vedo a ferragosto da 40anni ihihih

Angelo Giudice addì

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Erano tempi in cui esisteva il Cinema, e soprattutto il cinema italiano. Tant'è che c'era una cosa chiamata "Cinecittà". Negli anni '70 si assistette ad un'esplosione di creatività la cui onda lunga arrivò sin dentro il decennio successivo. Si giravano decine e decine di film all'anno, di tutti i tipi, di tutti i generi. Le commedie facevano la parte del leone, accanto ai grandi classici c'erano quelle di serie B che, se da un lato avevano le tante pellicole con la Fenech o Alvaro Vitali (che per me restano comunque godibilissime) dall'altro ti presentavano anche dei Proietti e Montesano (ma anche Thomas Milian) che erano dei veri mattatori. E poi, pur con pochissimi soldi, vedevi trame storiche, horror, gialli, e persino miste, ché solo per la sceneggiatura dimostravano talento da vendere. Poi tutto è finito, e non voglio nemmeno addentrarmi nei motivi. Cinecittà ha chiuso, si girano una dozzina di filmetti all'anno, tutti rigorosamente d'ambientazione contemporanea, così si possono girare senza costumi e in un appartamento e si risparmia, tutti molto politicamente corretti (e infatti non fanno ridere), tutti molto psicologici (e infatti ti fanno due palle così). Sono passati di moda (pare) anche i cinepanettoni di indegna memoria, che alla sboccatezza dei decenni passati non sapevano unire la fantasia, e infatti fu una pletora di "Vacanze a..." in cui cambiava, di tutto il film, solo lo sfondo nella parte finale del titolo. Ormai solo noia, e il senso di asfissia in cui pare piombato il cinema nostrano, parallelamente a tutto ciò che lo circonda. L'unica cosa che ci resta è riguardare quelli che, un tempo visti come filmetti, ora giganteggiano come classici d'altri tempi. Almeno sino a che, per rispetto a una qualsiasi delle deliranti categorie privilegiate di oggi, dagli omosessuali ai colorati, non ne vietino la circolazione persino in privato. Sipario.
 

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Angelo
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