Tutte le volte che si verificano disordini o manifestazioni violente come si stanno verificando in Inghilterra, la tentazione di molti commentatori - anche di spessore - è di parlarne come se stesse cambiando davvero qualcosa, non di rado prorompendo anche in pregiudizi anti-italiani. Questo, a mio modesto avviso, ha origine da due meccanismi spesso inconsci: il primo è che l'essere umano è scontento della propria esistenza e vuole sempre qualcosa di migliore e vede, dunque, in una palingenesi la speranza di un rimescolamento di quelle carte che, in quel momento, lo vedono perdente. E poi dal narcisismo che inconsciamente vuol farci sentire protagonisti del tempo in cui viviamo. Quando poi, alla fine - come sempre accade in questi casi - non cambia nulla e lo Stato riesce a riportare le cose alla normalità, si scopre che ci si è sbattuti a commentare il nulla.
Quando qualche anno fa i cosiddetti gilet gialli ma anche durante la pandemia i portuali di Trieste fecero schiamazzi, ne parlai con uno scetticismo che fu aspramente contestato ma che alla fine si è rivelato fondato: cosa hanno, nel concreto, cambiato questi signori? Assolutamente nulla. Gli stati occidentali sono imperterriti a proseguire il proprio disegno di distruzione dei propri ceti medi e nessuno sembra vederci chiaro sul come fermarli. Ma perché?
Quando noi pensiamo ad una rivoluzione riuscita, automaticamente pensiamo a quella francese, volendo dare ad intendere che fosse figlia di insurrezioni popolari. In realtà, quella più che mai fu una rivoluzione imposta dall'alto. Accadeva che coloro che detenevano i fattori della produzione capirono che c'erano due classi di parassiti che andavano soppressi: nobiltà e clero. Il terzo stato aveva il coltello dalla parte del manico e decise di liquidare entrambi. All'inizio andò male e si ebbe l'era di Napoleone, poi quando il generale corso fu sconfitto a Waterloo e si tentò di restaurare l'Ancien Regime, gli ideali rivoluzionari erano molto più forti e si arrivò alla Repubblica.
Ma a portare al successo le varie rivoluzioni che conosciamo - quella francese, quella americana, quella russa - non è tanto che abbiano sparso sangue e terrore, cosa che può fare qualsiasi rivolta, ma che abbiano indicato un modello alternativo. Alle volte, questo modello ha funzionato per un periodo di tempo relativamente breve come quello su cui si poggiò l'URSS o l'ancor più breve spazio temporale su cui si fondarono i nazionalsocialismi europei, altre volte ha creato modelli che funzionano ancora oggi come quella che ha costituito le moderne liberaldemocrazie. Ma il punto è che tutte le rivoluzioni riuscite, prima ancora che distruggere, si occupano di costruire. Ed è proprio questa la differenza che ci farà dire se qualcuno di questi moti insurrezionali poi porterà ad un vero cambiamento, sempre però avendo presente, come ci ricorda Foucault, che il potere vince sempre. Alla fine, ad un potere sgradito se ne dovrà per forza sostituire un altro.
Così qual è la situazione di oggi? Molti parlano di élite, di illuminati, di complotti dall'alto. In realtà, la situazione è molto più semplice. Gli Stati Uniti, vedendo che il proprio imperialismo sta finendo e che si va incontro ad un mondo multipolare, stanno cercando di creare mille scuse per ritirare gli investimenti dai debiti europei - da loro un tempo nutriti proprio in chiave antisovietica - proprio per coprire il proprio, cercando di usare l'Europa come bancomat. Dal momento che sono una potenza declinante ma ancora forte sia sul piano militare che su quello finanziario e che qualcosa comunque ancora la danno - ma sempre meno, a poco a poco, così che la gente non se ne accorga, come nel meccanismo della rana nell'ebollitore - non basta semplicemente andare per le strade a ribellarsi contro fenomeni come l'immigrazione clandestina con tutto ciò che ne deriva, tra cui le bombe ad orologeria che si stanno creando in Europa attraverso il mescolamento di gruppi allogeni che è alla base delle rivolte inglesi ma anche di quelle parigine e che hanno origine proprio dall'imperialismo americano che ha destabilizzato l'Africa e il Medio Oriente, ma anche proporre un'idea differente di società che soppianti l'ordine creato degli americani, che faccia da ispirazione ideologica a stati paralleli del tutto analoghi a quelli che, durante i nazionalsocialismi, soppiantarono gli status quo. E che sia un ordine che faccia stare meglio gli individui. Si vede qualcosa all'orizzonte? No. Se nel 1917 si affermò l'URSS e l'ideale socialista trovò tanti entusiasti aderenti, questo avvenne perché i popoli europei erano letteralmente morti di fame. Ma oggi che il problema è esattamente l'opposto, ossia popoli con pance da obesi che certamente non accetterebbero di vivere in stamberghe maleodoranti e cadenti soltanto per il miraggio di una ciotola di riso, l'alternativa al predatorio capitalismo americano non può certo essere il socialismo reale cinese o la democrazia controllata russa che, oltretutto, non hanno la potenza di fuoco americana e, indipendentemente da tutto, non hanno né la forza né l'interesse di sostenere un'Europa che accetterebbe di ribellarsi solo per migliorare le proprie condizioni di vita, di certo non per idealismo fine a se stesso. Un vero rivoluzionario è tale se capisce il proprio popolo e la prima cosa da capire di un europeo è che potrà atteggiarsi a patriota, a credente, a tradizionalista, a spirituale, ma alla fine, nella stragrande maggioranza dei casi, tutto ciò che vuole il nostro aspirante rivoluzionario è avere di più ma faticando meno e che in nome di questo non esiterà a buttare nel cesso tutti quei valori in cui "credeva di credere".
Quindi anche le rivolte sono inutili come erano tali quelle contro il green pass, per la semplicissima ragione che i rivoltosi, a parte vaneggiare la creazione di comunità di sciroccati, dal sapore vagamente new age o parlare a vanvera di costosissime scuole parentali certo non accessibili a chi si è appena ritrovato col sedere per le terre per via dei lockdown, non avevano un ospedale dove curare i propri cari, una scuola dove educare i propri bambini, una rete economica che aiutasse tutti coloro che, per non vaccinarsi, si erano ritrovati senza lavoro. Col risultato - ed è capitato ad un mio contatto - che molti hanno portato in ospedale i propri parenti affetti da covid che stavano ancora relativamente bene, per poi uscirne cadaveri. O col risultato - ed è capitato a molte persone che conosco, compresa la madre di mia figlia - che molti siano stati costretti a vaccinarsi senza volerlo. Ma tutto questo è accaduto perché, oltre a sterili tumulti, non c'era nessuno stato parallelo in grado di soppiantare quello attuale.
Perché rovesciare un sistema politico è come curare un cancro: se si rimuove il tumore ma non si capisce cosa l'ha originato, il tumore ritornerà e - in un corpo già indebolito dalle terapie - sarà ancora più aggressivo.
Ecco perché non aspettarsi nulla dalle varie rivolte europee. Esse non indicano una società alternativa ma solo una sterile ribellione a quella attuale, nell'illusione che alla gente interessino gli ideali quando alla fine l'unica cosa che si vuole è un piatto a tavolo più abbondante ottenuto con sforzo minore.
Lo Stato è capacissimo di soffocare, se necessario anche col sangue o, molto più banalmente, bloccando i conti correnti, qualsiasi tipo di rivolta, fin quando non si formerà, proprio come durante la Resistenza o proprio come durante le rivoluzioni di successo che conosciamo, uno stato parallelo che abbia l'interesse di far fuori quello attuale.
Quando qualche anno fa i cosiddetti gilet gialli ma anche durante la pandemia i portuali di Trieste fecero schiamazzi, ne parlai con uno scetticismo che fu aspramente contestato ma che alla fine si è rivelato fondato: cosa hanno, nel concreto, cambiato questi signori? Assolutamente nulla. Gli stati occidentali sono imperterriti a proseguire il proprio disegno di distruzione dei propri ceti medi e nessuno sembra vederci chiaro sul come fermarli. Ma perché?
Quando noi pensiamo ad una rivoluzione riuscita, automaticamente pensiamo a quella francese, volendo dare ad intendere che fosse figlia di insurrezioni popolari. In realtà, quella più che mai fu una rivoluzione imposta dall'alto. Accadeva che coloro che detenevano i fattori della produzione capirono che c'erano due classi di parassiti che andavano soppressi: nobiltà e clero. Il terzo stato aveva il coltello dalla parte del manico e decise di liquidare entrambi. All'inizio andò male e si ebbe l'era di Napoleone, poi quando il generale corso fu sconfitto a Waterloo e si tentò di restaurare l'Ancien Regime, gli ideali rivoluzionari erano molto più forti e si arrivò alla Repubblica.
Ma a portare al successo le varie rivoluzioni che conosciamo - quella francese, quella americana, quella russa - non è tanto che abbiano sparso sangue e terrore, cosa che può fare qualsiasi rivolta, ma che abbiano indicato un modello alternativo. Alle volte, questo modello ha funzionato per un periodo di tempo relativamente breve come quello su cui si poggiò l'URSS o l'ancor più breve spazio temporale su cui si fondarono i nazionalsocialismi europei, altre volte ha creato modelli che funzionano ancora oggi come quella che ha costituito le moderne liberaldemocrazie. Ma il punto è che tutte le rivoluzioni riuscite, prima ancora che distruggere, si occupano di costruire. Ed è proprio questa la differenza che ci farà dire se qualcuno di questi moti insurrezionali poi porterà ad un vero cambiamento, sempre però avendo presente, come ci ricorda Foucault, che il potere vince sempre. Alla fine, ad un potere sgradito se ne dovrà per forza sostituire un altro.
Così qual è la situazione di oggi? Molti parlano di élite, di illuminati, di complotti dall'alto. In realtà, la situazione è molto più semplice. Gli Stati Uniti, vedendo che il proprio imperialismo sta finendo e che si va incontro ad un mondo multipolare, stanno cercando di creare mille scuse per ritirare gli investimenti dai debiti europei - da loro un tempo nutriti proprio in chiave antisovietica - proprio per coprire il proprio, cercando di usare l'Europa come bancomat. Dal momento che sono una potenza declinante ma ancora forte sia sul piano militare che su quello finanziario e che qualcosa comunque ancora la danno - ma sempre meno, a poco a poco, così che la gente non se ne accorga, come nel meccanismo della rana nell'ebollitore - non basta semplicemente andare per le strade a ribellarsi contro fenomeni come l'immigrazione clandestina con tutto ciò che ne deriva, tra cui le bombe ad orologeria che si stanno creando in Europa attraverso il mescolamento di gruppi allogeni che è alla base delle rivolte inglesi ma anche di quelle parigine e che hanno origine proprio dall'imperialismo americano che ha destabilizzato l'Africa e il Medio Oriente, ma anche proporre un'idea differente di società che soppianti l'ordine creato degli americani, che faccia da ispirazione ideologica a stati paralleli del tutto analoghi a quelli che, durante i nazionalsocialismi, soppiantarono gli status quo. E che sia un ordine che faccia stare meglio gli individui. Si vede qualcosa all'orizzonte? No. Se nel 1917 si affermò l'URSS e l'ideale socialista trovò tanti entusiasti aderenti, questo avvenne perché i popoli europei erano letteralmente morti di fame. Ma oggi che il problema è esattamente l'opposto, ossia popoli con pance da obesi che certamente non accetterebbero di vivere in stamberghe maleodoranti e cadenti soltanto per il miraggio di una ciotola di riso, l'alternativa al predatorio capitalismo americano non può certo essere il socialismo reale cinese o la democrazia controllata russa che, oltretutto, non hanno la potenza di fuoco americana e, indipendentemente da tutto, non hanno né la forza né l'interesse di sostenere un'Europa che accetterebbe di ribellarsi solo per migliorare le proprie condizioni di vita, di certo non per idealismo fine a se stesso. Un vero rivoluzionario è tale se capisce il proprio popolo e la prima cosa da capire di un europeo è che potrà atteggiarsi a patriota, a credente, a tradizionalista, a spirituale, ma alla fine, nella stragrande maggioranza dei casi, tutto ciò che vuole il nostro aspirante rivoluzionario è avere di più ma faticando meno e che in nome di questo non esiterà a buttare nel cesso tutti quei valori in cui "credeva di credere".
Quindi anche le rivolte sono inutili come erano tali quelle contro il green pass, per la semplicissima ragione che i rivoltosi, a parte vaneggiare la creazione di comunità di sciroccati, dal sapore vagamente new age o parlare a vanvera di costosissime scuole parentali certo non accessibili a chi si è appena ritrovato col sedere per le terre per via dei lockdown, non avevano un ospedale dove curare i propri cari, una scuola dove educare i propri bambini, una rete economica che aiutasse tutti coloro che, per non vaccinarsi, si erano ritrovati senza lavoro. Col risultato - ed è capitato ad un mio contatto - che molti hanno portato in ospedale i propri parenti affetti da covid che stavano ancora relativamente bene, per poi uscirne cadaveri. O col risultato - ed è capitato a molte persone che conosco, compresa la madre di mia figlia - che molti siano stati costretti a vaccinarsi senza volerlo. Ma tutto questo è accaduto perché, oltre a sterili tumulti, non c'era nessuno stato parallelo in grado di soppiantare quello attuale.
Perché rovesciare un sistema politico è come curare un cancro: se si rimuove il tumore ma non si capisce cosa l'ha originato, il tumore ritornerà e - in un corpo già indebolito dalle terapie - sarà ancora più aggressivo.
Ecco perché non aspettarsi nulla dalle varie rivolte europee. Esse non indicano una società alternativa ma solo una sterile ribellione a quella attuale, nell'illusione che alla gente interessino gli ideali quando alla fine l'unica cosa che si vuole è un piatto a tavolo più abbondante ottenuto con sforzo minore.
Lo Stato è capacissimo di soffocare, se necessario anche col sangue o, molto più banalmente, bloccando i conti correnti, qualsiasi tipo di rivolta, fin quando non si formerà, proprio come durante la Resistenza o proprio come durante le rivoluzioni di successo che conosciamo, uno stato parallelo che abbia l'interesse di far fuori quello attuale.
E da questo, non si scappa.
Franco Marino
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