Tenevo tanto a vedere questo film e non solo perché Miyazaki mi è entrato nel cuore con Il castello errante di Howl.
Ci sono scelte che non precedono dalla prospettiva di una qualche forma di piacere, ma sono scoccate, come frecce, dall'arco dell'intuizione.
Non è che volessi semplicemente vedere l'ultimo film di Miyazaki, io dovevo vedere questo film.

C'è tanto di me in esso, perché Il Ragazzo e l'Airone è una storia che riguarda la vita dell'essere umano e non può non risuonare nelle (e con le) profondità dell'anima.

Nel momento in cui il Totoro blu prese a sfumare, cominciai a venire risucchiata all'interno della vita di Mahito, che perde la madre in un incendio e, appena un anno dopo, si ritrova a esser figlio adottivo di sua zia. Un'elaborazione del lutto che si rivelerà, poi, un viaggio iniziatico in un mondo altro, meraviglioso e terribile al tempo stesso.

Tutto comincia col volo sprezzante di un airone cenerino...
Molto spesso, quando siamo bloccati in una situazione stagnante della nostra vita, abbiamo bisogno di qualcosa che ci scuota per far sì che la vita stessa continui.
È proprio questo che l'airone fa con Mahito: lo provoca, fa leva sul suo dolore per la morte della madre per far sì che la reazione del ragazzo sia in realtà la leva a smuovere un'azione rivoluzionaria: un lungo giro per tornare a se stesso, alla verità di ciò che è, alla verità della sua nascita.

L'airone non è buono, non è un amico che ti prende per mano per aiutarti, perché non è di questo tipo di compassione che ha bisogno il ragazzo. Ma la sua azione cattiva agisce per portare avanti quello che potremmo chiamare "un bene più grande". E non v'è bene che sia più grande della Verità stessa.

Ho sentito il cuore non contenere più l'emozione di fronte al paesaggio che Mahito si trova davanti quando entra, anzi si inabissa, nell'altro mondo, "un mondo marino", come lui stesso osserva.
Ho avuto la sensazione che Miyazaki avesse rappresentato esattamente ciò che si osserva alla fine e all'origine di Tutto. Quella sola immagine, rimastami così impressa dentro, ha surclassato tutte le meravigliose scene che ho visto dopo...

Il tema della Vita, che ha il primato su ogni cosa - e che quindi sconfigge la morte - è il fil rouge di tutto il film.
La stessa morte della madre di Mahito, si scoprirà, sarà un trionfo della Vita, una consapevole scelta di Vita.
Così sono un omaggio alla Vita e al mistero della nascita i Warawara, Vita è il figlio che porta in grembo Natsuko, la madre adottiva di Mahito.
Vita è quella custodita dal fuoco della venerabile Himi, archetipo dell'Anima del mondo altro.

Le due donne, Natsuko e Himi, le due sorelle del film, sono quelle che mi hanno commossa di più, perché ho sentito il loro Amore nelle viscere, quell'Amore così speciale che rende veramente madre una donna.
E cos'è una Madre se non colei che dà alla luce la Vita, speranza concreta che racchiude il mistero della nostra stirpe di uomini?

Una domanda è posta a ognuno di noi, nei primi momenti del film: "E voi, come vivrete?"
Dopo la guerra, dopo aver perso i vostri cari, sapendo che al mondo c'è tanto dolore... ma anche un Amore silente e sconfinato.
Sceglierete la sicurezza di un mondo calibrato, ma carente di libertà o accetterete il rischio del male -del male che vi abita il cuore -, con la ferma intenzione di cercare sempre il bene - quel bene che attende d'emergere in un gesto gentile?

Miyazaki sembra richiamarci alla necessità di prestare attenzione alla nostra vita e alle scelte che portiamo avanti, di vivere consapevolmente. Trovare il senso della nostra esistenza e imprimerlo in qualsiasi nostra azione ci prepara al coraggio del sacrificio. Vivi (nel e per il) bene e non avrai timore della morte.

E voi, come vivrete?

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Mina Vagante
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