Il Natale è più semplice da piccoli. A casa ci sono tutti e gli adulti che ci gravitano attorno sono preoccupati di farci vivere nella magia di questo periodo, col sogno di Gesù Bambino, Santa Lucia e Babbo Natale che giungono fino a noi per portarci dei doni, quasi incarnassimo quel primo bimbo a cui i Magi resero omaggio.
Tutto è scaldato dalle luci, tutto è ornato di decorazioni luccicanti e vivide, nelle case più fortunate scoppietta il fuoco di un sole che sorgerà ancora. Se l'infanzia è stata serena, il Natale è un ricordo lieto.

Da adulti può cambiare qualcosa. Non tutti coloro che abbiamo amato sono con noi per Natale.
Penso a mia madre che ha perso il padre, mia nonna che ha perso il marito e io ho perso un nonno buono e amorevole. E questa assenza si fa palpabile man mano che ci si avvia al venticinque Dicembre.
Benché la sua mancanza sia dolorosa, non riesco a non voler festeggiare il Natale, perché mio nonno lo amava molto.
Voleva fare l'albero ogni anno e, se mia nonna non fosse stata refrattaria negli ultimi anni, avrebbe fatto anche il presepe. Ogni anno, prendeva la stella di Natale e noi lo invitavamo alla cena della vigilia, perché facevamo il pranzo di Natale dai nonni.
Ricordo il suo entusiasmo nel vedermi arrivare per aiutarlo a fare l'albero, ma non troppo, se no nonna si irritava.

I miei nonni provengono da una generazione in cui passi più tempo insieme al coniuge che insieme ai genitori; vi lascio immaginare la disperazione di mia nonna quando scoprì, un mese dopo, che il marito era morto in ospedale. Insieme, entrarono in ospedale lo scorso Natale, alla fine ne uscirono separati. Mio nonno fa parte di quello stuolo di persone uccise dal protocollo di cura del Covid e questo non lo scorderò mai. Non scorderò mai che non lasciarono dargli l'addio nemmeno a uno dei suoi figli. Non posso non pensare alla solitudine e allo sconforto che deve aver provato negli ultimi istanti della sua vita e posso solo confidare che la compassione divina lo abbia accompagnato nel passaggio dalla vita terrena al mistero della morte.

Voglio ricordare mio nonno come un entusiasta della vita, un uomo semplice dal cuore bambino che ancora godeva delle piccole cose, un uomo infinitamente buono che amava questo periodo dell'anno e che mi ha trasmesso questo amore, legato all'unione familiare, alla speranza che la nascita di Nostro Signore porta con sé, alla meraviglia e allo stupore infantile che ancora conservava.
So che per molti è dura vivere il Natale serenamente dopo una perdita, mia nonna e mia madre si sono incupite e per loro sarà un momento difficile. Però vorrei augurare un'apertura del cuore, affinché ognuno riesca a ricordare il buono e il bello di chi ha amato e perso, perché questo non è andato perduto.

So che ci sono atei tra chi mi legge, ma non è necessario credere in Dio per sperimentare l'Essenza eterna, essenza che custodiamo in noi e che è la stessa che dimora in chi non c'è più. I corpi ingannano e ci fanno percepire la separazione tra noi e gli altri. Ma, nell'Essenza eterna, questa unione ai nostri cari non si interrompe, perché non è mai iniziata, ma è sempre stata. I vostri cari ci sono ancora, anche se non li vedete, anche se non potete abbracciarli. Siamo uniti da qualcosa di meno grossolano del corpo e vi auguro, in questo Santo Natale, che la Grazia possa farvi sentire questa intima unione.

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Mina Vagante
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