Dalle mie parti, quando si deve sostenere l'importanza di portare fino alle estreme conseguenze un azione (non necessariamente militare) si dice che "La guerra è guerra". E questo anche in una controversia che in fondo non si risolve a pistolettate. Nel senso che bisogna fare tutto il "male" possibile alla controparte, dopo che con essa si è cercato di trovare un accordo. La guerra è brutta, sporca, orribile, ma è una fesseria pensare di far fare la pace a due popoli andando da loro e cantandogli magari le canzoni di De André. Non lo penserebbe nessuna persona sana di mente. Anche per questo, i famigerati "appelli per la pace", suscitano nella persona non disorientata un certo sorriso sussiegoso.
Eppure, il pacifismo gode di un grande successo. Il pacifismo parte dal presupposto che i belligeranti amino fare le guerre, mentre basterebbe parlare con chi le guerre le fa davvero per scoprire che, nella stragrande maggioranza dei casi, le avrebbero evitate volentieri. Alla guerra si arriva, spesso, perché non c'è alternativa, e infatti è stata definita come la "prosecuzione della politica con altri mezzi". In sostanza, si arriva alla guerra quando la politica è fallita. Ma dov'è che ha successo una scemenza del genere? Presso quei popoli che, non avendo memoria di cosa significhi la guerra, credono davvero che ci si arrivi perché ci piace farla.
Un'altra idea profondamente stupida è scandalizzarsi per le atrocità delle guerre e usarle per delegittimare il nemico. Ogni giorno che Dio manda in terra, quando si è in tempi di guerra, veniamo bombardati da tonnellate di tonnellate di retorica sugli orrori commessi ovviamente dalla controparte. I palestinesi rinfacciano agli israeliani gli orrori commessi da questi ultimi che, va da sé, rinfacceranno ai palestinesi gli orrori commessi da questi ultimi. Uno schema che, ovviamente, viene ripetuto in Ucraina, in Siria, in Libia e in tutti quei posti dove, per un motivo o per l'altro, si è arrivati alla guerra. Ma anche qui, come sopra, dov'è che ha successo una scemenza del genere? Presso quei popoli che, non avendo mai sperimentato cosa significhi davvero perdere una guerra, pensano che ci possa essere un'alternativa a non commettere certe atrocità.

Pacifismo e moralismo hanno successo proprio in Italia, un paese che ha rovinosamente perso una guerra nel 1945 ma che, per circostanze e contingenze irripetibili nella storia, non ha subito le conseguenze di una guerra davvero perduta. Chi studia la storia, sa che quando nell'antichità si perdevano le guerre, tanto per cominciare la propria nazione e il proprio stato venivano smembrati e diventavano di proprietà dei vincitori, i quali, naturalmente, non è che si facevano più di tanto scrupoli nei confronti dei vinti, ai quali capitava tutto il peggio che potesse. Stupri, saccheggi, schiavitù. E certe scemenze, infatti, non si sarebbero mai diffuse proprio per questo. Perché nessuno, di fronte al rischio di vedere i propri neonati decapitati, le proprie donne stuprate, si sarebbe fatto più di tanto scrupolo nel commettere atrocità nei confronti degli altri. Invece, per gli italiani, perdere una guerra e ritrovarsi - ma solo in apparenza (perché in realtà, il conto lo stiamo pagando oggi, con ottant'anni di ritardo) - più ricchi di come si fosse prima della guerra, si è risolto nella convinzione che una guerra si possa perdere senza conseguenze e che si possa tranquillamente pensare che alle guerre si arrivi perché le due parti sono brutte, cattive e antipatiche.

Israele e Palestina, Ucraina e Federazione Russa, stanno facendo guerre che avrebbero evitato volentieri. Nessuno rinuncia con facilità alla propria pace e alla propria serenità interiore se non ha alternative. Scandalizzarsi per le atrocità dell'una e dell'altra parte è semplicemente da sciocchi. Perché entrambe le guerre arrivano dopo decenni in cui qualsiasi trattativa per non arrivarci è miseramente fallita. La Federazione Russa, entrando nel Donbass, si è assunta numerosissimi rischi che mettono in discussione finanche la propria esistenza. Hamas attaccando Israele e Israele attaccando Gaza, pure. E le cosiddette "atrocità commesse" come, con un grande abuso di retorica, si usa dire, sono semplicemente inevitabili. Perché servono a far capire al nemico che si è disposti a fargli tutto il male possibile pur di eliminarlo, magari sperando che si arrenda.
Si è fatto un gran parlare delle "teste di neonato mozzate da Hamas". Che forse è una notizia falsa. Ma che se anche fosse vera, nulla toglierebbe al fatto che chiunque eviterebbe di mozzarle, ma nessuno, di fronte alla prospettiva di vedere mozzate le teste dei propri di neonati, si asterrebbe dal mozzare quelle del nemico. E questa è una cosa che può capire solo chi la guerra l'ha vista in casa. O chi, per esempio, come il sottoscritto, una guerra, per fortuna, non l'ha mai vissuta, ma se l'è vista arrivare attraverso i tanti profughi della guerra in Jugoslavia che vennero a rifugiarsi nel paese dove vivevo. Tutti senza una mano, senza un braccio, amputati, menomati, traumatizzati.

A che conclusione giungere? A quella del titolo. La guerra è guerra. E la guerra è questa roba qui. Morti, feriti, orrori. Ma l'unica pace possibile è, paradossalmente, proprio quella di armarsi in maniera tale da scongiurare il rischio che il nemico, vedendoci sopraffabili, decida di sopraffarci davvero, che è poi quello che dicevano anche i Romani - che se ne intendevano - quando ci ricordavano che "se si vuole la pace, bisogna preparare la guerra".
Quando si perde una guerra, si perde ogni diritto, ogni prospettiva di vita, ogni futuro. Si diventa di proprietà di un nemico che, se potrà farci tutto il male possibile, lo farà. E non si porrà alcun freno, soprattutto se, per conquistarci, ha dovuto sopportare delle perdite.
Perché la guerra è bruttissima, ma esiste soltanto una cosa peggiore di fare una guerra. Perderla.

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Dal "De bello gallico" (ai miei tempi alle medie cioè a 11 anni) in poi, il percorso dell'umanità l'ho studiato attraverso le guerre, non la pace. Le Crociate, ben 8, la "Guerra dei cent'anni" quella delle "Due rose" le "Guerre di religione" poi al liceo la "Guerra di Troia" poi la "Guerra d'indipendenza americana" le nostre italiane "Guerre di indipendenza" e via con la "Prima e Seconda Guerra Mondiale". L'eterna "Guerra di Israele" la "Guerra di Corea, Cambogia, Vietnam, Afghanistan" la "Guerra dei Balcani ". Tralascio quelle orientali, africane e sudamericane Non vedo perché dovrebbero finire dato che sono parte della nostra evoluzione.
 

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Franco Marino
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