Da schietto propugnatore della causa multipolarista, non posso fare a meno di rilevare le topiche dei commentatori filorussi e filocinesi che rischiano di suscitare false aspettative.

1 Le perdite umane ucraine sono insopportabili. Insopportabili per le mamme e le mogli dei caduti, evidentemente. Di certo non per l’Occidente collettivo, il quale dispone di innumerevoli batterie di disperati da sacrificare. E poi, ecco, lo ripetono dal novembre dello scorso anno.


2 Le forze armate di Kiev consumano materiale bellico a un ritmo insostenibile. Per gli europei saranno insostenibili e sostituibili solo a carissimo prezzo; per il complesso militare-industriale statunitense un tale sciupio di mezzi è una manna dal cielo. Il carro armato tedesco Leopard 2 si è tramutato nel “carro estinto”. Idem per il Challenger 2 britannico. L’M1 Abrams americano non sappiamo se e quando vedrà il fronte. A rimetterci, come al solito, è il settore della difesa del Vecchio – e rincoglionito – Continente.


3 Lottiamo per un futuro socialista. Già è enormemente complicato edificare un sistema nazionale in grado di coniugare efficienza ed equità, figuriamoci costruire dal nulla il socialismo (quello vero). E la bandiera con la falce e il martello che spicca nei video provenienti dai luoghi dell’Operazione Militare Speciale è, come la croce sudista dei confederati, il reperto di un passato che non va né restaurato, né rinnegato.


4 La Federazione Russa combatte con una mano legata perché gli ucraini sono un popolo fratello. Prolungare la guerra accresce l’agonia dell’Ucraina, che rischia di essere spopolata dai solerti accalappiacani addetti alle mobilitazioni. Non mi pare una scelta misericordiosa. Trovate un’altra scusa, grazie.


5 Le colombe del Cremlino procedono col freno a mano tirato per evitare la Terza Guerra Mondiale. Fino a quando e a quale prezzo? Nel momento in cui i tuoi nemici possono attaccare il tuo territorio e le tue strutture civili e militari e tu puoi solamente rispondere attaccando l’Ucraina, la faccenda si complica enormemente. Occorre un cambio di rotta.


6 Il “presidente partigiano Putin” (il copyright spetta a un noto influencer che milita nel Fronte Sovranista Italiano) sta estirpando il colonialismo occidentale. No, sta estirpando il colonialismo francese e, alla lunga, qualsiasi possibilità di penetrazione europea nel continente nero. Washington, l’alleato-nemico, ringrazia sentitamente.


7 Alla Cina interessano i commerci, non le guerre. L’entità e la celerità del riarmo cinese smentiscono questa asserzione. Le rotte commerciali vanno sorvegliate con le cannoniere. Inoltre gli americani cercano di circondare la Cina: Taiwan, Giappone, Filippine, Corea del Sud, Australia, forse India e Vietnam. Senza trascurare i nervi scoperti del Tibet e dello Xinjiang, l’Asia Centrale ecc.


8 Il futuro è nei BRICS. Solo se riuscirà a tramutarsi in alleanza geopolitica e militare. Al momento la vedo dura. L’Occidente mantiene una considerevole capacità di intimidazione e può condizionare gli equilibri interni in Brasile e Sudafrica; sicuramente tenterà di utilizzare l’India come un grimaldello; presumibilmente riuscirà ad annullare l’ingresso della malridotta Argentina.


9 Gli USA sono isolati. Isolati ma ancora potenti. Potere significa imporre all’altro la propria volontà, e Washington riesce a imporla a una miriade di vassalli-kamikaze, dall’infimo Kosovo alle insignificanti Moldavia e Armenia su su fino a nazioni ricche e sviluppate come Taiwan, Giappone, Germania e via elencando.


10
I russi amano l’Italia e non le farebbero mai del male. In Russia ci amano le persone comuni, il povero Ivan e la dolce Sonja, mentre le classi dirigenti, come tutte le classi dirigenti, giocano la loro partita e seguono altre linee di condotta, spesso impersonali e disumane. Le partecipazioni del nostro Paese alle ricorrenti marce verso est cominciano ad essere troppe, e ciò non gioca a nostro favore. Sicché, se fosse necessario, la Russia non esiterà a farci male, molto male

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