La prima volta che ho sentito parlare di Twin Peaks è stato circa uno o due anni fa. Da ragazzina, mi era capitato di sentire la famosa frase: "Chi ha ucciso Laura Palmer?", ma citata in ricordo di un periodo giovanile degli adulti che mi stavano intorno.

Fu poi un contatto di Facebook, il cui entusiasmo per la serie mi colpì, che mi mise la voglia di guardarla. Solo di recente ho deciso di farlo e, a fronte di quelle viste finora, posso dire che è la migliore mai guardata in assoluto!

Non ho le competenze di uno studente di Cinema né la passione di un cinefilo per valutarne gli aspetti tecnici, non conoscevo nemmeno il lavoro di Lynch fino alla prima puntata in cui il volto mortale e angelico di Laura Palmer ha catturato la mia curiosità.

Ero convinta che si trattasse di una serie thriller con tinte un po' horror e che, in definitiva, iniziasse e finisse con l'indagine sull'omicidio di una ragazza dal passato avvolto nel segreto.
Non mi aspettavo certo di trovare riferimenti alla spiritualità orientale, al simbolismo onirico e, non so se volutamente o meno, quasi esoterico.

E poi c'è lui: l'agente speciale Dale Cooper. Non appare subito, ma la sua entrata in scena iconica, in auto, mentre sembra registrare un messaggio per un'ignota Diane, ne traccia subito il ruolo di protagonista principale della serie.

Cooper è un agente dell'FBI che, in virtù della sua esperienza in casi simili, viene inviato a indagare anche sull'omicidio di Laura Palmer, che poi si scoprirà collegato a un altro omicidio avvenuto altrove, che presentava le stesse dinamiche.

Nell'incontro con un'infinità di personaggi bizzarri, il caso sull'omicidio della Palmer sembra costruirsi attorno all'agente Cooper, prendere vie impreviste, snodarsi in una serie di indizi coi quali Cooper sembra trovarsi a proprio agio, ma sfuggenti alla comprensione ordinaria dei suoi colleghi. Tra questi vi è lo sceriffo Harry, il cui sguardo si avvicina maggiormente a quello del telespettatore, che assiste meravigliato all'apparizione di nani e giganti, logge nere e bianche e possessioni insospettabili a opera di un'entità maligna di nome Bob.

I personaggi rappresentano dei tipi e, per le prime due stagioni, ogni cosa è definita, occupa il suo spazio ben delimitato e distante da tutti gli altri domini. Realtà e sogno si incontrano, ma la percezione di cosa sia realtà e cosa manifestazione inconscia è ancora ben presente.

In questo senso, la terza stagione è un caso a sé.
Come aveva promesso Laura a Cooper, nel sogno condiviso da entrambi, ci ritroviamo venticinque anni dopo.

Il buon Cooper è bloccato nella loggia e non può uscire, così aveva detto la povera Annie a Laura, che poi aveva riportato questa frase nel suo diario.
Cooper ha venticinque anni in più, così come li hanno tutti gli altri viventi del mondo di Twin Peaks. Attende di uscire dalla loggia nera, ma si capisce che non si tratta di un blocco dipendente dalla volontà del suo doppio cattivo di rimanere fuori, quanto di un tempo previsto. Allo scadere dei venticinque anni, il Cooper cattivo sa di dover rientrare e, per questo, agisce in qualsiasi modo per non farlo.

È a questo punto che si mette in atto una sorta di squilibrio. Poiché i personaggi non occupano i rispettivi e opportuni spazi nei tempi previsti, il ritorno di Cooper nel "mondo reale", in cui è ancora presente la sua controparte cattiva, avviene all'insegna dello smarrimento.

Non sa chi è, nel senso più ampio del termine. La sua coscienza è quella a metà tra un infante e un anziano affetto da Alzheimer in stadio avanzato. Gli sono rimasti gli istinti di un tempo, come la passione per il caffè e la torta di ciliegie, ma è privo di un Io.
Ha la spontaneità di un Buddha, ma non ne è consapevole. Fa del bene al prossimo senza rendersene conto, la passione per la torta di ciliegie lo salva dall'ennesimo tentato omicidio ai suoi danni, così come l'esprimersi per imitazione o scarabocchiare su dei fascicoli lo porta a generare delle profonde intuizioni in chi gli sta di fronte.
Tutti lo chiamano Dougie, nessuno sa chi sia realmente.

La parte su Cooper-Dougie è interessante, anche perché questo essere bisognoso di essere aiutato per fare cose come sedersi, vestirsi, muoversi, pur incontrando persone disposte ad "aiutarlo", è in realtà in balia degli eventi e della fortuna.
Non viene aiutato per il suo benessere, che non ricerca affatto, ma perché gli altri hanno bisogno che lui faccia ciò che deve. Soltanto i fratelli Mitchum, quando si rendono conto che Dougie non vuole danneggiarli e anzi rappresenta un amico per loro, si prodigano per lui e la sua famiglia.

Ho letto recensioni in cui alcuni hanno trovato inutile questa deviazione, mentre io vi ho visto una progressione significativa nel percorso magico-onirico dell'agente Cooper. E, a fronte di un finale in cui Cooper pare intrappolato nella dimensione del sogno, fa bene al cuore vedere che, nella proiezione egoica chiamata Dougie, si realizza una possibilità di vita migliore per lui.

Tutta l'esistenza tra reale e sogno pare legata all'elettricità. Va via quando il male subentra a turbare il mondo reale, mentre genera addirittura potenti scariche d'energia nel movimento trasformativo.
Cooper esce dalla loggia nera attraverso una presa elettrica e si sveglia dallo stato di Dougie perché infila una forchetta all'interno, appunto, di un'altra presa elettrica.

Il percorso di Cooper, se osservato dalla prima alla terza stagione, è un andare sempre più verso l'interno, verso l'oscurità. Mentre, nella prima stagione, tutti i personaggi, pur subendo le incursioni delle creature che popolano la dimensione invisibile, erano ben ancorati al senso del reale, da metà della seconda stagione in poi il campo di azione della loggia nera, non-luogo del Male, si espande fino a invadere completamente la realtà nella terza stagione.

"Chi è il sognatore?" Chiede Monica Bellucci a Gordon, che forse sogna di essere David Lynch che incontra Monica all'esterno di un bar.
Cooper esce dalla loggia nera, ma la consapevolezza acquisita lì si addormenta nell'identità fittizia di Dougie. Poi si sveglia e, forte di una doppia conoscenza, quella esoterica e quella dell'uomo comune che sarebbe potuto essere, ritrova pienamente se stesso e sa esattamente chi chiamare, cosa fare e dove andare.

Cooper è di nuovo Cooper, ma è anche diverso, perché ha visto, ha conosciuto, sa più cose di quante possa saperne una persona comune.
E forse è anche questo a dargli l'illusione di potersi servire di una dimensione così ambigua, ma che ha imparato a conoscere, per tentare l'impossibile: salvare Laura Palmer.

Una massima buddhista dice: "Giunto alla meta, continua a salire". Cooper ha visto solo la meta, pensando fosse Quella, l'unica e sola. Ha usato la sua brillante intelligenza per unire i punti, per compiere un percorso logico, razionale.
Ma il sogno non è né logico né razionale.
Salva Laura, poi Laura svanisce. Percorre una lunga strada con Diane per riportare Laura a casa, poi scopre di essere Richard e che Diane è Linda e solo lui ricorda di essere Cooper, quell'agente Cooper che ha salvato dalla morte Laura Palmer.

Il ricordo di ciò che si è, mentre tutti attorno hanno dimenticato la loro identità, può far credere di non aver altro da scoprire, di aver capito i meccanismi che regolano ciò che chiamiamo realtà e magari di poterli sfruttare a vantaggio nostro o, in uno slancio di generosità, per il bene del prossimo.
Così pensa Cooper. Nella nuova realtà in cui il suo nome è Richard e vive a Odessa, lui sa dove poter trovare Laura e decide di riportarla a casa.

Ma quella donna che ha il volto di Laura, con qualche anno in più, non è Laura Palmer. La sua vecchia casa non è mai stata casa sua e, se tutto ciò che ha vissuto non è esistito, cosa è realtà e cosa è sogno?

Forse è ancora Laura, dopo venticinque anni, a svelare a Cooper, nel segreto dell'orecchio, la verità della loro esistenza.


P.s: vorrei chiedere a Lynch perché ha riservato a Audrey Horne, che ho adorato, un destino così triste, un'esistenza bloccata in uno stato di morte apparente.

P.p.s: come sta Annie? Da quando è sparita nella loggia nera, non se ne sa più nulla.

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Twin Peaks é stata la causa di acquisto del mio unico apparecchio televisivo. Dovendo viaggiare per lavoro, facevo registrare tutte le puntate e, al ritorno le vedevo più volte. Le ho tenute su cassetta e...trasferite su cd
 

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Mina Vagante
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