La donna è notoriamente lunatica, segue cioè le fasi lunari. Sa essere piena e materna, fanciulla in boccio, malinconica e calante, saggia e paziente fino alla fase crescente.
Ma tutti sanno che la luna ha un lato oscuro, nascosto, impenetrabile.
Talvolta capita che questo lato emerga, che una donna senta che deve farlo venir fuori.
È quello della donna "che balla da sola", sotto la luna, la donna-serpente che riprende il contatto con la sua integrità. È quella che la Pinkòla-Estés chiama "la donna selvaggia", un po' lupa e un po' civetta, strega e fata, la donna che corre via quando sente che qualcosa la sta trattenendo troppo a lungo in una situazione stagnante.
È la femmina posseduta da Kali, colei che recide i legami illusori di Maya, che distrugge per trasformare e si rigenera nel sangue del sacrificio. La danza di Kali è furiosa, distruttiva, ma non negativa in sé. Quante volte, nella vita, abbiamo avuto bisogno di rinnovamento? Quante volte abbiamo avuto bisogno di ballare da sole con la nostra musica preferita, di lasciare il noto anche solo per una giornata, di passare una serata di sole donne?
Molte scene del cinema riportano a questo bisogno di tagliare i ponti con ciò che ci opprime, ne ho due in mente: la prima è il viaggio in auto di Thelma e Louise, che si conclude con un atto folle, ma preso in piena coscienza e libertà. La seconda scena è più leggera e proviene da uno dei miei "comfort movie", ossia Practical Magic (Amori e Incantesimi nella versione italiana), in cui le due sorelle protagoniste, Sally e Gilly, prendono il Margarita di mezzanotte insieme alle due zie, quando le bimbe di Sally dormono e il loro bisogno di maternità è saziato. Le donne allora seguono le orme conosciute e si riuniscono in un momento di liberazione istintuale, selvaggia, dionisiaca.
Questi momenti sono preziosi, perché liberano la streghetta che sta dentro ognuna di noi e che ha bisogno di volare sulla scopa, di danzare nuda sotto la luna, di sfogarsi e sentire il sangue e la carne pulsare nella totale libertà della propria persona. Sono momenti di rigenerazione e piccola rinascita, in cui lo spirito viene corroborato dal suo stesso entusiasmo.
Kali è colei che brucia tutto e l'euforia selvaggia che pervade la donna, in queste situazioni, è in grado di fare piazza pulita di ogni catena che la trattiene.
Spesso la strega, la dea, viene fuori quando una situazione viene protratta troppo a lungo. In quel momento, scatta qualcosa e la donna si lascia possedere da questo archetipo, perché ne ha bisogno.
Avete presente quando una donna dice che non ha niente? Quel "niente" è una diga che impedisce all'energia di Kali di liberarsi, perché è un'energia estremamente distruttiva e non ha riguardo di ciò che distrugge. Per amore e/o educazione, tendiamo a soffocarla, ma è talmente potente che deve trovare una via di sfogo. Ci sono tante attività che possono liberarla senza che danneggino eccessivamente il prossimo: passare una serata al mare senza pensare alla casa da pulire, fare un viaggio in auto senza meta, mettere la propria musica preferita a tutto volume e ballare in maniera forsennata, chiudere una relazione malsana con un bel "vaffanculo", leggere un libro che ci incuriosisce al posto di quello che si dovrebbe studiare, annullare tutti gli impegni per non perderci l'ultima puntata della nostra serie preferita, lasciare i bimbi dai nonni per goderci una serata solo con noi stessi o con nostro marito, senza sensi di colpa.
Ci sono infinite cose che si possono fare per essere sempre più integri e per aiutarci a vivere meglio il quotidiano. Questa cosa la sappiamo da ragazzini: la scuola è più sopportabile se poi ho le polpette a pranzo o la nuova puntata di Sailor Moon. La settimana scolastica è più sopportabile se poi ho il fine settimana da passare con gli amici.
La strega, la dea folle e distruttiva sono necessarie se voglio essere una donna sempre più sicura di me e in grado di affrontare la quotidianità.
C'è un inno a Kali, ve lo riporto:
Vieni, Madre, vieni!
Perché terrore è il Tuo nome,
La morte è nel Tuo respiro,
E la vibrazione di ogni Tuo passo
Distrugge un mondo per sempre.
Vieni, Madre, vieni!
La Madre appare
A chi ha il coraggio d'amare il dolore
E abbracciare la forma della morte,
Danzando nella danza della Distruzione.
Non è raro che questo aspetto oscuro della dea appaia in seguito a una grande rabbia o dopo un accumulo di sofferenza. C'è una risolutezza nel farsi carico del proprio dolore e, attraverso la morte, accettarne la trasformazione. Dopo Kali, il nostro sguardo è limpido e rinnovato: qualunque dolore portiamo dentro, è vissuto in modo nuovo, diverso, perché il dolore stesso è stato purificato dal fuoco bruciante della dea della morte e distruzione. E noi abbiamo danzato attorno a quel fuoco, con la nostra pelle di lupo e la sapienza delle antenate che scorreva nelle nostre vene-radici, cantando versi di strega.
Ma tutti sanno che la luna ha un lato oscuro, nascosto, impenetrabile.
Talvolta capita che questo lato emerga, che una donna senta che deve farlo venir fuori.
È quello della donna "che balla da sola", sotto la luna, la donna-serpente che riprende il contatto con la sua integrità. È quella che la Pinkòla-Estés chiama "la donna selvaggia", un po' lupa e un po' civetta, strega e fata, la donna che corre via quando sente che qualcosa la sta trattenendo troppo a lungo in una situazione stagnante.
È la femmina posseduta da Kali, colei che recide i legami illusori di Maya, che distrugge per trasformare e si rigenera nel sangue del sacrificio. La danza di Kali è furiosa, distruttiva, ma non negativa in sé. Quante volte, nella vita, abbiamo avuto bisogno di rinnovamento? Quante volte abbiamo avuto bisogno di ballare da sole con la nostra musica preferita, di lasciare il noto anche solo per una giornata, di passare una serata di sole donne?
Molte scene del cinema riportano a questo bisogno di tagliare i ponti con ciò che ci opprime, ne ho due in mente: la prima è il viaggio in auto di Thelma e Louise, che si conclude con un atto folle, ma preso in piena coscienza e libertà. La seconda scena è più leggera e proviene da uno dei miei "comfort movie", ossia Practical Magic (Amori e Incantesimi nella versione italiana), in cui le due sorelle protagoniste, Sally e Gilly, prendono il Margarita di mezzanotte insieme alle due zie, quando le bimbe di Sally dormono e il loro bisogno di maternità è saziato. Le donne allora seguono le orme conosciute e si riuniscono in un momento di liberazione istintuale, selvaggia, dionisiaca.
Questi momenti sono preziosi, perché liberano la streghetta che sta dentro ognuna di noi e che ha bisogno di volare sulla scopa, di danzare nuda sotto la luna, di sfogarsi e sentire il sangue e la carne pulsare nella totale libertà della propria persona. Sono momenti di rigenerazione e piccola rinascita, in cui lo spirito viene corroborato dal suo stesso entusiasmo.
Kali è colei che brucia tutto e l'euforia selvaggia che pervade la donna, in queste situazioni, è in grado di fare piazza pulita di ogni catena che la trattiene.
Spesso la strega, la dea, viene fuori quando una situazione viene protratta troppo a lungo. In quel momento, scatta qualcosa e la donna si lascia possedere da questo archetipo, perché ne ha bisogno.
Avete presente quando una donna dice che non ha niente? Quel "niente" è una diga che impedisce all'energia di Kali di liberarsi, perché è un'energia estremamente distruttiva e non ha riguardo di ciò che distrugge. Per amore e/o educazione, tendiamo a soffocarla, ma è talmente potente che deve trovare una via di sfogo. Ci sono tante attività che possono liberarla senza che danneggino eccessivamente il prossimo: passare una serata al mare senza pensare alla casa da pulire, fare un viaggio in auto senza meta, mettere la propria musica preferita a tutto volume e ballare in maniera forsennata, chiudere una relazione malsana con un bel "vaffanculo", leggere un libro che ci incuriosisce al posto di quello che si dovrebbe studiare, annullare tutti gli impegni per non perderci l'ultima puntata della nostra serie preferita, lasciare i bimbi dai nonni per goderci una serata solo con noi stessi o con nostro marito, senza sensi di colpa.
Ci sono infinite cose che si possono fare per essere sempre più integri e per aiutarci a vivere meglio il quotidiano. Questa cosa la sappiamo da ragazzini: la scuola è più sopportabile se poi ho le polpette a pranzo o la nuova puntata di Sailor Moon. La settimana scolastica è più sopportabile se poi ho il fine settimana da passare con gli amici.
La strega, la dea folle e distruttiva sono necessarie se voglio essere una donna sempre più sicura di me e in grado di affrontare la quotidianità.
C'è un inno a Kali, ve lo riporto:
Vieni, Madre, vieni!
Perché terrore è il Tuo nome,
La morte è nel Tuo respiro,
E la vibrazione di ogni Tuo passo
Distrugge un mondo per sempre.
Vieni, Madre, vieni!
La Madre appare
A chi ha il coraggio d'amare il dolore
E abbracciare la forma della morte,
Danzando nella danza della Distruzione.
Non è raro che questo aspetto oscuro della dea appaia in seguito a una grande rabbia o dopo un accumulo di sofferenza. C'è una risolutezza nel farsi carico del proprio dolore e, attraverso la morte, accettarne la trasformazione. Dopo Kali, il nostro sguardo è limpido e rinnovato: qualunque dolore portiamo dentro, è vissuto in modo nuovo, diverso, perché il dolore stesso è stato purificato dal fuoco bruciante della dea della morte e distruzione. E noi abbiamo danzato attorno a quel fuoco, con la nostra pelle di lupo e la sapienza delle antenate che scorreva nelle nostre vene-radici, cantando versi di strega.