Non c'è molto da dire: ha vinto il PD. Negarlo, cercare di inquinare l'esito di questa tornata elettorale - come vedo fare a molti, a destra - sarebbe sbagliato.
Ma così come questo è un errore, è tale anche dare ad intendere che questo dato dica molto in ottica referendum e, soprattutto, sulla tenuta del governo Meloni.
Tanto per cominciare, sono sport completamente diversi. Sui territori vince la capacità amministrativa e, da questo punto di vista, evidentemente, le destre a Genova hanno fallito. Ma in ottica nazionale, contano altre logiche che non sono necessariamente sovrapponibili.
Per il resto, se devo essere sincero, ho come l'impressione che la Salis-bis - come se ci fossimo abituati alla prima della serie - sia più una figurina che altro. Nelle sue numerose uscite, non ho visto nessun tema davvero strategico.
Chessò, cose come "più palanche per tutti", "ruberemo la ricetta della genovese a Napoli", o "acquisteremo nuovi pescecani da mettere nell'acquario di Genova per farlo diventare il più grande del mondo", o "Riporteremo la Sampdoria in A in due anni e allo scudetto in cinque e magari fonderemo anche una terza squadra genovese che arriverà presto in A" oppure "Sopraelevata gratis per tutti".
In compenso, un delirio woke che va dall'esibizione del matrimonio con mascherina speciale, al ribadimento del termine "sindaca" e a Fausto Brizzi che in realtà non si chiamerebbe più Brizzi ma Salis, dicendosi orgoglioso del matriarcato, forse per far dimenticare certe sue imprese patriarcali del passato.
Se, insomma, piove come tuona, tra cinque anni avremmo assistito all'ennesimo nulla, anche perché soldi non ce ne sono e non si può friggere il pesce con l'acqua minerale.
Insomma, sì, la destra deve correre ai ripari ma manco si può fare passare il tutto come "l'inizio della fine della destra".
Perché quando sento dire ai miei amici genovesi che "ho votato la Salis perché insomma basta con questa destra filoisraeliana" - cioè praticamente come se io votassi un amministratore di condominio in base a come la pensa sul caso di Garlasco - allora voi capite che ad uno cascano le braccia.
Ma così come questo è un errore, è tale anche dare ad intendere che questo dato dica molto in ottica referendum e, soprattutto, sulla tenuta del governo Meloni.
Tanto per cominciare, sono sport completamente diversi. Sui territori vince la capacità amministrativa e, da questo punto di vista, evidentemente, le destre a Genova hanno fallito. Ma in ottica nazionale, contano altre logiche che non sono necessariamente sovrapponibili.
Per il resto, se devo essere sincero, ho come l'impressione che la Salis-bis - come se ci fossimo abituati alla prima della serie - sia più una figurina che altro. Nelle sue numerose uscite, non ho visto nessun tema davvero strategico.
Chessò, cose come "più palanche per tutti", "ruberemo la ricetta della genovese a Napoli", o "acquisteremo nuovi pescecani da mettere nell'acquario di Genova per farlo diventare il più grande del mondo", o "Riporteremo la Sampdoria in A in due anni e allo scudetto in cinque e magari fonderemo anche una terza squadra genovese che arriverà presto in A" oppure "Sopraelevata gratis per tutti".
In compenso, un delirio woke che va dall'esibizione del matrimonio con mascherina speciale, al ribadimento del termine "sindaca" e a Fausto Brizzi che in realtà non si chiamerebbe più Brizzi ma Salis, dicendosi orgoglioso del matriarcato, forse per far dimenticare certe sue imprese patriarcali del passato.
Se, insomma, piove come tuona, tra cinque anni avremmo assistito all'ennesimo nulla, anche perché soldi non ce ne sono e non si può friggere il pesce con l'acqua minerale.
Insomma, sì, la destra deve correre ai ripari ma manco si può fare passare il tutto come "l'inizio della fine della destra".
Perché quando sento dire ai miei amici genovesi che "ho votato la Salis perché insomma basta con questa destra filoisraeliana" - cioè praticamente come se io votassi un amministratore di condominio in base a come la pensa sul caso di Garlasco - allora voi capite che ad uno cascano le braccia.
Franco Marino
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