Una volta un amico mi ha scritto, benevolmente, che io soffro di presbiopia politica: secondo lui, sono uno che vede lontano ma, a volte, tende a trascurare le cose vicine. Non so quanto di vero ci sia in tutto questo, né se sia vero che io "veda" poco da vicino, ma certamente quella di vedere lontano è una cosa che mi è servita in tante circostanze. Vedere lontano mi ha permesso di capire immediatamente cosa fosse il covid e soprattutto di immaginare che quella sinistra che inizialmente sminuiva tutto, come un Franco Marino qualsiasi, alla fine si sarebbe rapidamente convertita alla narrazione chiusurista e vaccinista. Vedere lontano, forse, facendo i dubiti scongiuri del caso, mi permetterà di arrivare alla nuova emergenza - quella green, quando si materializzerà - già preparato e dunque pronto a farvi fronte sul piano delle spese che, inevitabilmente, dovrò effettuare, sperando che nel frattempo qualche palingenesi spezzi questo meccanismo perverso che dal 2020 ricatta intere popolazioni. Questo mi permette anche di rispondere alla domanda: tornerà il Covid? La domanda, in apparenza semplice, è insidiosa perché contiene più significati. Se, infatti, ci si riferisce al virus in sé, la risposta è semplice: il Covid-19 appartiene alla famiglia dei coronavirus. Non era il primo apparso nella storia dell'umanità - la famosa SARS apparteneva a questa famiglia - e dunque non sarà, presumibilmente, l'ultimo. Dunque, certo che può tornare. Il punto è semmai se tornerà l'emergenza Covid, nella maniera in cui l'abbiamo conosciuta. E sul fatto che non torni, tendo ad essere moderatamente ottimista, in un quadro, tuttavia, di pessimismo molto più ampio, che però devo spiegare.

L'emergenza covid ha ottenuto come risultato di saldare una solida comunità di dissidenti che ad un certo momento, perlomeno a leggerli sui social - e dunque, il tutto va preso col beneficio dell'inventario - sembravano quasi pronti ad una solida ribellione. Le cose, naturalmente, sono finite non appena l'emergenza è stata allentata e si è subito passati ad altre emergenze, quella ucraina e quella climatica.
Qui, quell'enorme capitale di dissenso che si era accumulato durante la pandemia - alla fine, come si è visto, sono 15 milioni tra zerodosati e non totalmente vaccinati, sufficienti per scatenare una rivoluzione, se si volesse farla - si è invece sfarinato. Io stesso, che avevo contribuito a fondare il giornale per il quale in precedenza scrivevo, e che in una prima fase era diventato un punto di riferimento contro le scemenze pandemiche, me ne sono dovuto andare quando mi sono reso conto che, da parte del suo direttore, non c'era la capacità, o la volontà, di fare quel salto di qualità che permettesse di capire come, dietro il caos ucraino, ci siano gli stessi animatori della pandemia, con le stesse argomentazioni, con lo stesso disprezzo per chi coltiva un'opinione differente - compreso il sottoscritto, che pure a quel giornale ha regalato due anni di articoli - con le stesse operazioni di dossieraggio di chiunque non si adeguasse ai bollettini degli organi informativi delle classi dirigenti.
La mancanza di una visione a largo raggio sul casino ucraino ha fatto riemergere, in molti, i propri riflessi vetero-atlantisti. E quando è iniziato il fanatismo ecologista e animalista, è stato sufficiente vedere quanti, anche nel dissenso, hanno simpatizzato con gli orsi ammazzati, per capire che proprio non ci si vuole rendere conto che dietro tutte queste narrazioni c'è una regia ben precisa diretta dagli Stati Uniti che, in gravissime difficoltà economiche, col serio rischio di una guerra civile e di spinte secessionistiche al proprio interno, attraverso aumenti delle materie prime, tassazioni a generi alimentari, vaccini che abbiano lo scopo di creare nuovi malati, spese obbligatorie come la tassazione green per la casa, hanno bisogno di drenare risorse dai paesi della zona Euro, per renderli più deboli e più dipendenti e per coprire l'enorme esposizione debitoria che rischia di farli letteralmente collassare proprio come collassò l'URSS.

Una volta capito questo, chiedersi se tornerà il covid è inutile. Il covid, come virus o come modo di affrontare un'emergenza, non è il nemico, è l'arma del nemico, una delle tantissime. E' un virus chiaramente di origine artificiale, concepito in laboratorio come, forse, anche il virus HIV che, come è noto, provoca l'AIDS - con cui ha parecchie somiglianze - ed è stato chiaramente usato come strumento di pressione politica sui governi nazionali per costringerli ad accettare condizioni che altrimenti non avrebbero mai accettato di propria sponte. E' servito a legittimare alcune prassi che già covavano sotto la cenere: la demonizzazione dello spirito critico, la criminalizzazione del concetto di "diritto individuale" e di "inviolabilità del proprio corpo", la character assassination dei leaderini del dissenso. Solo che usare una stessa pistola, una stessa arma, otterrebbe come risultato di risaldare quella comunità che, durante il primo covid era unita, e che con l'Ucraina si è invece frantumata.
Quindi personalmente, non penso che assisteremo ad una nuova emergenza covid. Penso che altre emergenze arriveranno più in là. E che il nostro compito è di aver ben presente, facendo informazione ogni giorno, che la regia è unica.
Se qualcuno ci spara addosso, che ci spari con un fucile d'assalto o con un mitra, prendersela col fucile dicendo "Vabbè ma almeno il mitra non ha sparato" non ha molto senso. Non fa tanta differenza se a minacciarci è un fucile d'assalto o un mitra. Se ci colpiscono al cuore o al cervello, si muore in entrambi i casi.
Bisogna, semplicemente, neutralizzare il cecchino.

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Franco Marino
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