La morte di un congiunto non è soltanto il dolore del distacco ma anche il momento in cui tocca affrontare un quantitativo enorme di incombenze che piovono tra capo e collo. Intanto tocca organizzare il funerale, cosa non sempre agevole. Poi tocca ereditare debiti, a meno di non fare rinunce ad un'eredità che magari vale molto di più. Soprattutto pare che lo Stato, invece di limitarsi a fare le condoglianze al disgraziato che ha appena perso un suo caro, si scateni nel rendergli la vita un inferno. Immaginatevi qualcuno che, dopo che vi è morta una persona cara, invece di farvi le condoglianze, vi dica "Mi dovete dare tremila euro": non lo guardereste certo con affetto. Ecco, è ciò che lo Stato puntualmente fa nel momento in cui ci capita un lutto di una persona a noi vicina. Tra l'altro, anche ad ottenere una cospicua eredità, si ha la sgradevole sensazione di dover aprire la gallina dalle uova d'oro con la quale interagivamo fino al giorno prima.
E tuttavia sono situazioni che prima o poi vanno affrontate. Non è dunque cinico - ed anzi è realista e responsabile - chi, col cadavere ancora caldo, va con la testa a ciò che deve affrontare, specialmente se di queste cose, intuendo l'approssimarsi del traguardo finale, se ne occupa per tempo. Un padre di famiglia responsabile si occupa di organizzare le cose affinché, quando non ci sarà più, i figli debbano meno possibile affrontare le pastoie della burocrazia italiana. Non è dunque cinico che all'interno di Forza Italia si apra la successione e si gestisca il momento più delicato della storia di un partito ben lontano dai fasti dei tempi migliori ma che comunque ha ancora un certo bacino di voti.

A tal proposito, chiariamo subito un punto senza girarci attorno. La storia di Forza Italia è la storia di Berlusconi, delle sue capacità imprenditoriali, della sua visione del mondo, delle sue contraddizioni. E' un'eredità, la sua, che non può essere raccolta da nessuno all'interno di quel partito. Non tanto perché manchino persone di qualità - tutt'altro - quanto perché nel confronto con quel leader così ingombrante, perderebbero tutti. Ben altro discorso è se arrivasse qualcuno dall'interno della dinastia berlusconiana. Dei cinque figli, tralasciando Eleonora e Luigi, di cui credo che nessuno abbia mai sentito nemmeno la voce, gli unici a cui ho sentito dire cose sono Marina, Piersilvio e Barbara, tutti e tre ragazzi brillantissimi: e tuttavia, di questi, l'unica che abbia "bucato" la mia attenzione è Marina. Che, non a caso, sembra anche essere l'unica ad avere il piglio e il carisma del padre. E' possibile che Marina non valuti minimamente l'ipotesi di "scendere in campo", ma la realtà è che soltanto il suo ingresso implicherebbe una continuità col berlusconismo che, diversamente dal melonismo e dal salvinismo, sarebbe contrassegnato da una storia e da uno spessore che i due alleati di Silvio non hanno. Salvini e la Meloni stanno in piedi fin quando i poteri che li muovono a loro (più o meno) insaputa, hanno interesse a tenerli dove sono. Marina Berlusconi, viceversa, è a capo di una grande realtà dell'editoria oltre che controllare Mediolanum e altre grosse aziende strategiche, e può in qualsiasi momento, se è capace di interpretare le nuove tendenze, trasformare Mediaset in un megafono di qualsiasi cosa che Forza Italia voglia che diventi. Anche i discorsi circa lo scarso peso di Forza Italia hanno poca importanza. In elezioni senza preferenze, conta la presenza sui media e così come Salvini a tre anni dal 34% alle europee oggi vale l'8%, oggi Forza Italia può valere l'8% e domani può valere il 34%. Così come ha poca importanza il fatto che Marina Berlusconi si sia oggi tenuta sempre in disparte: non è che il padre, prima di entrare in politica, passasse il tempo in TV. Come sempre accade, tutto dipende da quale strada riuscirà a battere chi prenderà le redini del partito. E così come il padre fu abile a raccogliere l'eredità del Pentapartito, Marina potrebbe benissimo essere abile a coagulare altre eredità che non avessero più rappresentanza.

In sintesi, il futuro di Forza Italia è tutt'altro che da definire nel bene come nel male, ma si può stare sicuri che sarà legato alla famiglia Berlusconi. Le incognite sono semplicemente su quel che avverrà ora che i figli prenderanno il suo posto: se decideranno di vendere le loro aziende, ovviamente Forza Italia sarà finita. Se invece decideranno di mantenerle, o si appiattiranno sul mainstream - col risultato di ridursi all'irrilevanza - oppure cercheranno di essere divisivi e di riproporre le lotte del padre. A quel punto, uno della famiglia deve metterci la faccia come l'ha messa il padre, senza illudersi di affidarsi a qualche capa di legno o sperare che uno tra la Meloni e Salvini, oppure qualche personaggio fabbricato in casa, accetti di fare il megafono di famiglia. Però se per assurdo Marina Berlusconi chiedesse un consiglio a me, le direi "Appalta tutte le tue imprese al sovranismo, trasformando Mediaset in una rete antisistema, Mondadori in una casa editrice antisistema, Mediolanum in una banca che faccia credito ad aziende che vogliano rilanciare l'italianità". Anche perché la storia del berlusconismo, a voler dirla tutta, è la storia di un grande imprenditore che, illusosi di poter fare impresa in Italia, ha dovuto lottare contro pregiudizi ideologici e nemici stranieri. Tutte le deviazioni politiche da questo percorso di opposizione al sistema - sulla cui origine ricattatoria tutti hanno pochi dubbi - sono state tossiche per il partito, trasformandolo da avamposto del moderatismo a terza forza del centrodestra.

In sintesi, la lotta di Berlusconi è (stata?) la lotta di qualsiasi italiano che voglia arricchirsi in Italia. E anche se l'Italia è cambiata in molte cose rispetto ai tempi d'oro del berlusconismo, il tema di chi vuole arricchirsi nel proprio paese è ancora attuale. Certo è che Marina Berlusconi, a me personalmente e detta come va detta, darebbe molta più affidabilità della Meloni o di Salvini. Oggi non mi sognerei mai di votare questi ultimi due, mentre con Marina Berlusconi in campo che riproponga i temi del miglior Silvio, per il niente che conta il mio voto, io un pensiero di votarla lo farei.

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Marina in politica non ci entra. Quando il padre lo fece lei ci litigò pure, cosa che non faceva mai, perché sapeva che era attaccabile da molte parti. Ha subito personalmente i danni delle inchieste della magistratura, con la finanza che, come in tutte le attività di Mediaset si accasava per mesi bloccando le attività.
Potrebbe però stupirmi ma...non credo..penso di conoscerla
 
30 anni di Silvione bastano e avanzano,il futuro dell ' Italia dipenderà purtroppo dalla tirannia yankee di cui Silvione era il più fedele servitore politico.
 

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Franco Marino
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