Per molto tempo, tutti i più grandi filosofi si sono occupati della necessità di dimostrare logicamente l'esistenza di Dio. Aristotele disse che se analizziamo le cose del mondo, vedremo una catena di cause ed effetti, risalendo attraverso le quali, considerando che ogni cosa ha una sua causa, si finisce per arrivare ad una causa che niente e nessuno ha causato: quella causa si chiama Dio. Questa si chiama "prova ontologica" - Dio essendo quello che è, non può non esistere - e riuscì a resistere fino a Kant il quale disse che non si può dimostrare l'esistenza di qualcosa a priori, perché è a posteriori: prima dimostriamo l'esistenza di qualcosa, poi vedremo che qualità ha. Kant passò per essere un miscredente - che non era affatto - e invece giunse semplicemente alla considerazione che Dio è indimostrabile. E se è sostanzialmente è inutile interessarsi sul piano logico dell'esistenza o meno di Dio, figurarsi se valga la pena dimostrare l'autenticità di persone che nell'economia delle cose della vita non contano nulla, come per esempio gli influencer antisistema. Dal momento che esiste - purtroppo - un mainstream anche nel dissenso, ossia un insieme di verità rivelate alle quali sottomettersi, chiunque vada fuori dal copione anche solo di un millimetro si vede inevitabilmente consegnare la patente di "gatekeeper", letteralmente "guardiano del cancello", ossia uno messo lì per controllare il dissenso e sterilizzarlo. E se persino un signor nessuno come me si è beccato questa accusa - essenzialmente, per il mio liberismo e per le mie simpatie filoisraeliane - figuriamoci se non se la possa prendere un personaggio di ben altro spessore come, per esempio, Giorgio Bianchi. Il punto è che un conto è sottolineare che la sua sia stata una sventatezza - io questo l'ho scritto su Facebook, sul suo profilo e lo ribadisco qui - altro conto è che questo sia sufficiente a tributargli l'accusa di essersi venduto. Non è questo il punto e non è questo l'articolo giusto per spiegare perché quella foto e quella dichiarazione di amicizia siano un errore. Semmai qui si vuole fare l'opposto: prendere le difese di chi, da anni, anima l'area del dissenso, in merito ad un'accusa che ormai è troppo frequente e sinceramente è diventata stucchevole.

E' comprensibile non voler traditori come compagni di lotta. Il fatto è che semplicemente la loro genuinità è indimostrabile proprio come l'esistenza di Dio. O ci si crede o no. E quindi non ci resta che valutare la qualità del loro operato.
Questo non impedisce alcune considerazioni personali: in generale, la tesi che siano venduti non mi ha mai convinto. Non sono ostile al pensiero complottistico ma non mi sono mai fidato dei complotti che si servono di troppe persone, che anzi quando sono ben riusciti, le cospirazioni si strutturano su moltissimi livelli, molti dei quali nemmeno sono consapevoli di essere strumentalizzati. Come non è una tesi convincente nemmeno accusarli di speculare sul terrore. Sarebbe come dire che le forze dell'Ordine in quanto tali creino la criminalità o i medici in quanto tali creino le malattie, per poi avere il pretesto di imporre la propria professionalità. Il che per certi versi a volte è pure vero, ma non vale certamente per tutti. Esistono controinformatori seri e narcisi a caccia di attenzioni. E anche la condanna della vanità è un riflesso del grillismo. Il problema non è che chi lotta con noi nel frattempo vuole anche un po' di visibilità e godere del proprio successo: questi sono fenomeni umani, che un grande capo deve gestire ma non può sopprimere. La vanità è quella che porta le persone ad avere l'ambizione di misurarsi nei progetti. Non c'è altra spinta che quella.

Il problema del dissenso - chi mi legge può testimoniare come io ne abbia parlato più volte - si origina semplicemente da una serie di fattori che lo portano endemicamente alla morte.
Primo punto. Il sistema, criminale e disprezzabile quanto vogliamo, è stato costruito da persone di altissima intelligenza e cultura che sanno come si costruisce un sistema di potere. Chi lo regge (o coloro che lo reggono) dapprima ha influenzato per quasi ottant'anni il nostro modo di mangiare, di vivere, di curarci, gli sport da seguire, determinati valori che, rivisti oggi che molte maschere cadono, ci fanno chiedere "Com'è stato possibile credere a queste boiate?". E poi è arrivato il Covid, che ha visto l'intera classe dirigente sostenere dapprima i lockdown a manetta e poi il green pass, uno strumento inventato appositamente per vaccinarci. Il dissenso oggi non ha un'idea credibile di cosa sostituire quel che c'è, di chi sia il vero nemico. Se questa idea alternativa non c'è, il sistema si autolegittima da solo perché l'unico ad avere oggi le risposte - false, criminali, quel che si vuole - per affrontare questo problema.
Secondo punto, la sopravvalutazione dei propri "soldati". Salvo, l'1% di idealisti, il consenso non si conquista, si compra. Ritieni che vogliano ammazzarci con i sieri? Raduni tutti i medici e crei ospedali clandestini. Pensi che vogliano affamarci? Crei reti economiche che sostengano i patrioti. L'ho abbozzata ma almeno serve a indicare una sorta di orizzonte. Se la gente condivide ogni giorno slogan contro la Sanità ma poi al minimo ribasso di saturazione va a farsi curare negli ospedali pubblici perché non ha medici di fiducia dai quali farsi curare, voi capite benissimo che non si può certo fare una vera e propria resistenza. In generale, costruire una dissidenza credibile non è roba che si fa su Telegram, su Facebook. Si deve costruire daccapo una nuova tipologia di società con un'ideologia diversa. Si deve fuoriuscire dalle logiche della politica attuale, pensate per cooptare ogni resistenza democratica, e ripensare interamente un'intera mappa di valori e di idee.
Terzo punto. Bisogna cominciare a ragionare in due rami finora inesplorati: chiave sovranazionale e sdoganamento dell'uso della forza. Occorre che tutti si rassegnino. Questo non è un sistema che si abbatte con le buone. Con mafiosi e criminali - se li ritenete tali - non si gioca seguendo le regole ma essendo più mafiosi di loro. Voci di corridoio dicono che a Speranza hanno minacciato tutta la famiglia per indurlo ad accettare di gestire le cose come le ha gestite, tanto per intenderci. Se è vero (non lo so questo, ma so che è verosimile) e se questi sono i metodi, voi capite benissimo che con questa gente non si può aprire un tavolo di confronto. Soprattutto, non si può affrontare un nemico sovranazionale con risposte nazionali.

Alla luce di quanto sopra, i masanielli digitali che furoreggiano nei vari spazi telematici devono scegliere cosa fare da grande: continuare a fare i narcisi sui social oppure organizzare una resistenza che metta in dubbio le attuali istituzioni che sono la causa del problema. Solo che se uno decide di radicalizzarsi, deve naturalmente nascondersi perché viceversa viene arrestato oppure mandato sul lastrico con qualche processo. Se, invece, decide di moderarsi, perde il consenso accumulato. Ecco il cortocircuito. Secondo me i vari personaggi dell'area del dissenso, più che essere venduti, hanno semplicemente ottenuto attraverso la controinformazione attenzioni che viceversa non avrebbero mai avuto, da capitalizzare poi in vari modi Non credo alla malafede ma ad un semplice meccanismo speculativo, che ha sicuramente delle ragioni idealistiche di fondo, e che tuttavia non porta naturalmente a nulla di costruttivo. Gli influencer, anche quelli più forti, hanno una vita media di pochi anni. Quelli di moda 2-3 anni fa, oggi già sono ridotti all'irrilevanza e di quelli potenti oggi, tra qualche anno non se ne parlerà più, mentre già qualcuno inizia a far uscire fuori la testa per occupare il dibattito nei prossimi anni. Gli spazi che, invece, non perdono lettori, anzi aumentano sia pur lentamente, sono quelli che non promettono marce su Roma, rivoluzioni, adunanze di massa, ma si limitano ad essere una voce critica, circondandosi di collaboratori e di persone che non hanno altra aspettativa che di ascoltare questa voce. Per la rivoluzione, ci sono altre persone e altri luoghi, molto più oscuri. Ragione per cui, ad un certo punto, capita la sistematicità del fenomeno, mi sono tirato fuori dal sistema dei social tradizionali. Perché il problema non è se Giorgio Bianchi sia venduto (cosa che non credo) ma cosa possa davvero fare oggi lui come i tanti che pure cercano di farsi strada nel dissenso.

Come comportarsi allora con qualcuno che seguiamo assiduamente?
In generale, verso chiunque bisogna essere sempre prudenti e non dare mai nulla per scontato, prendendo il buono che qualcuno ci dà, senza riporre aspettative ed essendo sempre pronti a scendere dal carro di qualcuno. Ma senza fare drammi. Non sempre il cocchiere ci vuole portare volontariamente all'inferno. A volte vuole solo andare in qualche bel luogo dove voi vi annoiereste ma lui si divertirebbe un mondo. E a volte può semplicemente sbagliare strada.
E' soltanto quando un popolo diventa maturo che un padre della patria può guidarlo senza diventare un padrino o un padrone.

P.S. "Anche con te Franco Marino bisogna essere prudenti?". Sì, anche con me. Io voglio amici e lettori, non fan.

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Accolgo con insofferenza i vari allarmi al gatekeaper, che ormai sono diventati come un "al lupo al lupo".
Inoltre non mi è mai accaduto di restare delusa più di tanto da un influencer o giornalista, vero o presunto, non avendo mai messo alcuno di loro sul piedistallo.
Una platea immatura disperde ogni energia o intento, per quanto genuini possano essere.
 
Toscano è simpatico quando rifa' la rassegna stampa di Emilio Fede (con tanto di sibilo di commiserazione) in chiave sovranista, però proviene da un mondo fatto di massoni calabresi e di movimenti Roosevelt. Giorgio Bianchi mi sembra più affidabile, nonostante le sue frequentazioni.
 

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