Se il Sistema agisce indisturbato, la responsabilità va ricercata anche e soprattutto nell’inconsistenza della galassia cosiddetta “Antisistema”. Tale massa informe è stata capace solamente di alzare l'asticella del ridicolo e di concepire progetti che non decollano mai. Esiste un variegato e nutrito popolo che rigetta i disvalori del Sistema, ma non esiste ancora un partito o un movimento in grado di dar voce alle sue istanze. E, come ebbe a scrivere il Segretario Fiorentino nei Discorsi, Una moltitudine sanza capo è inutile (I, 44). Figurarsi una moltitudine senza capo né coda… Dal 2011, data dell’avvento di Mario Monti, ne abbiamo viste e sentite di cotte e di crude. Gruppi e gruppuscoli sporadicamente risvegliati da un evento eclatante o dall’ennesima porcata del Sistema, sia la pandemia o la guerra; ginnasti della parola come Diego Fusaro, teorico dell’egemonia demenziale; Paolo Barnard, il profeta dell’Amiata che litiga pure con sé stesso; le velleità partitiche e costituzionali dei sovranisti ciociaro-abruzzesi che inneggiano al fisco punitivo e vengono trombati persino in casa, ad Avezzano (AQ). Nella galassia Antisistema difettano la lucidità, l’organizzazione e, ciò che fa davvero la differenza, la disponibilità finanziaria. Non c’è speranza di vincere contrapponendo a gli squadroni del mainstream le armate Brancaleone composte da dribblomani ammalati di protagonismo e dediti a coltivare polemiche e personalismi. I presunti fuoriclasse che danno del tu al pallone (quest’ultimo a volte risponde con un sonoro “vaffanculo”) saltano un avversario, ne saltano due, tirano… e spediscono la sfera in tribuna. Il Sistema invece fa gioco di squadra, stordisce col palleggio e colpisce a freddo. E i soldi? Non servono, conta l’idealismo di fondo e la volontà di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Alcuni intrepidi lo hanno lanciato, il cuore… purtroppo non lo hanno più ritrovato. Ancora oggi qualcuno lo cerca, chino in mezzo all’erba alta. Comprendo e rispetto certi fervori romantici, ma non li condivido affatto: senza denari non si fa la guerra, perché questa è – o dovrebbe essere – una guerra di liberazione. In politica le dimensioni e la forza economica contano: un bonsai non sarà mai una quercia. Cento opposizioni malfidenti e maldicenti, variamente credibili, ognuna parlante una lingua diversa e gelosa del proprio particulare e guidate dai vari Paragone e Ingroia, arrampicatori sociali, cacciatori di followers, fantasisti solitari, avventurieri e parecchi residuati bellici di Woodstock. Quelli che urlano “con i sovranisti mai!” oppure “A morte i comunisti (o i fascisti)”. Onnipresente il cattolicone integralista che per amore o per forza deve infilarci i complotti giudaico-massonici, le sette Skull and Bones e quant’altro. Discreta la presenza dei nostalgici che liberano i leoni (da tastiera?) di Mussolini armati di valor o i sempreverdi cultori del comunismo storico novecentesco à la Marco Rizzo, il tovarisc bellachioma dimenticato nel cesso della Tamoil dai suoi stessi tigrotti rossobruni. Non so voi, ma mi terrei alla larga dai relitti ideologici del passato e dai loro malintesi. C’è poi chi confida nell’ironia tagliente di uno – per me – screditato Travaglio, nei raid telefonici di Santoro e nel magnetismo di qualche cantautrice in là con gli anni. Stendo un velo pietoso a proposito degli abracadabra dei massoni calabresi da operetta sostenuti da qualche esoterista da luna park: hanno gettato la maschera e si limitano a rimescolare le carte. Idem per il comico barbuto genovese che, in tutta sincerità, ha ammesso di essere un gatekeeper e di aver lavorato sott’acqua per “ritardare” (forse anche a livello mentale) l’avvento di Alba Dorata e di simili frange estremiste. Adesso ha lasciato il M5S, ormai ridotto a partito progressista appena un po’ meno repellente del PD e animato da mediocrità girovaghe che hanno trovato la loro dimensione ideale. Insomma, l’Antisistema è un bastardume, un qualcosa privo di amalgama. Sveglia! Serve un vero progetto politico di massa, non liste e listarelle improvvisate che si contendono l’osso col Partito Pensionati. Serve un partito interclassista vecchio stampo, radicato nel territorio e con un apparato paramilitare pronto ad ogni evenienza, se necessario a menar le mani. Occorre gente che sappia trovare agganci all’estero (Oriente e Occidente), accattivarsi il ceto medio impoverito e la classe imprenditoriale depressa. Servono tecnici che sappiano buttare giù un programma minimo che abbia il proposito di ridare libertà e serenità all’Italia, ai suoi lavoratori dipendenti e indipendenti. C’è bisogno di intellettuali che rifiutino tanto le fumisterie utopistiche quanto le sirene della mondanità cafonal romana a base di serpenti di mare e interviste-trappola buone soltanto a suscitare scalpore e controversie opportunistiche. Più che di un partito, il paese necessita di una autentica rivoluzione culturale, una Forza Nuova lagrassiana capace di fare un falò di quelle vanità che consentono al Sistema di regnare incontrastato. Invece una sorta di idiozia specialistica li induce a credere che la salvezza provenga da una singola categoria: il conduttore fumantino, il magistrato sedicente eroe, l’economista fine dicitore, il costituzionalista grafomane, il divo impegnato, il prof. di relazioni internazionali in odore di santità, la parlamentare grillina ravveduta e così via. Se di simili inghippi si nutre la speranza di una riscossa, allora possiamo stare freschi. Purtroppo si tratta di una tendenza generale che si riscontra anche su scala europea. Ogni tanto salta fuori un nuovo movimento pittoresco e variopinto. In Spagna Podemos e la Piattaforma delle persone affette da ipoteca, la cui leader Ada Colau, una pisciona catalana con la faccia da clarissa cappuccina, è stata eletta sindaca di Barcellona nel 2015. In Grecia spicca il partito Syriza del famigerato premier Alexis Tsipras. Siamo in presenza, e lo dico senza mezzi termini, di utili idioti del Gran Casinò oligarchico. Al pari dei vertici vaticani che si nascondono dietro i missionari e i pretini di periferia per schermarsi dagli scandali finanziari e sessuali che piovono sulla Curia, le oligarchie assimilano il giovanilismo, l’antipolitica, estetiche e linguaggi sinistrorsi (vessilli rossi, saluti a pugno chiuso) per deviare in un vicolo cieco il malcontento che serpeggia nella cittadinanza. Ci attende una lunga traversata nel deserto.

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