In questo sesto capitolo, si affronta il tema delle droghe allucinogene legate alla dimensione del sacro.
Marco Cosmo scrive che molti giovani, dopo aver letto gli Yoga Sutra di Patanjali, gli domandavano spesso cosa lui pensasse dell'utilizzo di droghe per ricercare una sorta di "scorciatoia" per raggiungere il divino.
Si fa riferimento infatti a uno dei Sutra, in cui Patanjali afferma:
Un passaggio del genere, in effetti, se non contestualizzato, può far credere che ci si possa sfondare di droghe ogni giorno e, così facendo, pervenire alla realizzazione.
Oltre al fatto che un pensiero così ingenuo fa capire quanto si sia distanti dal concetto di realizzazione, è assurdo fare affidamento su una simile indicazione nel contesto dell'attuale società occidentale.
Cito René Guénon, a sua volta citato da Marco all'interno del capitolo:
Cosa significa? Come specifica Marco Cosmo, l'utilizzo di droghe - che si trasforma presto in abuso - in un contesto simile, peggiorato rispetto a quando scriveva Guénon, è totalmente estraneo alla dimensione sacra, su cui si basavano le società tradizionali. Dimensione nella quale lo stesso era comunque circoscritto a rituali collettivi, come i riti di iniziazione o la preparazione alla guerra.
Cito dal capitolo:
Ben diverso è l'utilizzo che se ne fa in contesti giovanili, in cui nemmeno si concepisce l'esistenza della dimensione sacra. E non per colpa dei giovani d'oggi, ma perché nessuno ha parlato loro di questo.
I ragazzi sono naturalmente affascinati, in quanto esseri umani che si affacciano alla vita interiore e digiuni di spiritualità, dalla trascendenza, ma naturalmente hanno bisogno di una guida e posso affermare che oggi è un miracolo incontrarne una veramente valida.
I ragazzi, ma anche gli adulti, quando iniziano a fare ricerche sulla spiritualità, si imbattono nel bizzarro bazar della New Age, in cui impera un sincretismo di natura commerciale, il cui fine ultimo è lucrare sull'anima delle persone. Il newager, quindi, rimane fondamentalmente individualista e interpreta ogni indicazione spirituale in base al suo sentire, accogliendo ciò che lusinga il suo ego e rigettando quel poco che lo mette in discussione. E se per caso si mette in testa di divenire umile, verrà dominato da un artificioso atteggiamento di umiltà, che non farà altro che gonfiare il suo orgoglio. E non per malafede di chi si affida ai Simon Mago odierni (senza offesa per Simon Mago), ma per ignoranza e ingenuità.
Tornando alla droga e agli effetti allucinatori, Marco scrive che gli effetti di una droga allucinatoria sono simili a certe esperienze - rare, in verità - estatiche che si possono vivere in meditazione.
Ma mentre il drogato dipende dalla sostanza per ricavarne piacere, le esperienze estatiche vengono vissute e poi lasciate andare una volta che l'estasi passa. Qualsiasi ottimo maestro vi inviterà a mettere da parte l'esperienza per non perdere di vista il percorso, la Stella del Nord che ci porta sempre più in profondità ed eleva realmente lo spirito.
Cito dal capitolo:
Attenzione, quindi, a fare un miscuglio di usi e abusi odierni e pratiche del passato, nell'illusione di percorrere la stessa strada degli antichi. L'uomo delle società tradizionali non concepirebbe una società come la nostra e probabilmente ne proverebbe orrore, perché vi vedrebbe la realizzazione di ogni suo incubo.
Marco Cosmo scrive che molti giovani, dopo aver letto gli Yoga Sutra di Patanjali, gli domandavano spesso cosa lui pensasse dell'utilizzo di droghe per ricercare una sorta di "scorciatoia" per raggiungere il divino.
Si fa riferimento infatti a uno dei Sutra, in cui Patanjali afferma:
La realizzazione può essere conseguita alla nascita, o per mezzo di droghe, o attraverso la ripetizione di mantra, o tramite la pratica dell'autodisciplina o ancora attraverso la meditazione.
Un passaggio del genere, in effetti, se non contestualizzato, può far credere che ci si possa sfondare di droghe ogni giorno e, così facendo, pervenire alla realizzazione.
Oltre al fatto che un pensiero così ingenuo fa capire quanto si sia distanti dal concetto di realizzazione, è assurdo fare affidamento su una simile indicazione nel contesto dell'attuale società occidentale.
Cito René Guénon, a sua volta citato da Marco all'interno del capitolo:
La civiltà moderna appare nella storia come una vera e propria anomalia: fra tutte quelle che conosciamo, essa è la sola che si sia sviluppata in un senso puramente materiale, la sola altresì che non si fondi su alcun principio d'ordine superiore. Tale sviluppo materiale, che prosegue ormai da parecchi secoli e va accelerandosi sempre più, è stato accompagnato da un regresso intellettuale (spirituale n.d.r) che esso è del tutto incapace di compensare.
Cosa significa? Come specifica Marco Cosmo, l'utilizzo di droghe - che si trasforma presto in abuso - in un contesto simile, peggiorato rispetto a quando scriveva Guénon, è totalmente estraneo alla dimensione sacra, su cui si basavano le società tradizionali. Dimensione nella quale lo stesso era comunque circoscritto a rituali collettivi, come i riti di iniziazione o la preparazione alla guerra.
Cito dal capitolo:
Molti ragazzi, incuriositi dai libri di Castaneda, si domandano se l'assunzione di piante allucinogene, può portare a una vera conoscenza. La risposta è che il peyotismo, il culto del Peyote celebrato in quei libri, faceva parte di un'antichissima religione diffusa tra i nativi del Centro America, oggi del tutto estranea al contesto dell'uomo occidentale moderno. Esso prevedeva intere nottate di preghiera, rituali e ripetizioni di formule precise con dal momento della raccolta del Peyote e, al momento dell'assunzione, una cerimonia nella quale si indossavano vesti e maschere raffiguranti divinità specifiche. Va anche considerato che l'uso di queste sostanze nelle società tradizionali non era soltanto legato alla religione, ma anche alla pratica medica. In gran parte di queste culture una rigida suddivisione tra corpo e mente e tra sacro e profano non avrebbe avuto alcun senso. Inoltre l'esperienza estatica sacra era concepita come parte integrante della terapia di guarigione, sia individuale sia collettiva.
Ben diverso è l'utilizzo che se ne fa in contesti giovanili, in cui nemmeno si concepisce l'esistenza della dimensione sacra. E non per colpa dei giovani d'oggi, ma perché nessuno ha parlato loro di questo.
I ragazzi sono naturalmente affascinati, in quanto esseri umani che si affacciano alla vita interiore e digiuni di spiritualità, dalla trascendenza, ma naturalmente hanno bisogno di una guida e posso affermare che oggi è un miracolo incontrarne una veramente valida.
I ragazzi, ma anche gli adulti, quando iniziano a fare ricerche sulla spiritualità, si imbattono nel bizzarro bazar della New Age, in cui impera un sincretismo di natura commerciale, il cui fine ultimo è lucrare sull'anima delle persone. Il newager, quindi, rimane fondamentalmente individualista e interpreta ogni indicazione spirituale in base al suo sentire, accogliendo ciò che lusinga il suo ego e rigettando quel poco che lo mette in discussione. E se per caso si mette in testa di divenire umile, verrà dominato da un artificioso atteggiamento di umiltà, che non farà altro che gonfiare il suo orgoglio. E non per malafede di chi si affida ai Simon Mago odierni (senza offesa per Simon Mago), ma per ignoranza e ingenuità.
Tornando alla droga e agli effetti allucinatori, Marco scrive che gli effetti di una droga allucinatoria sono simili a certe esperienze - rare, in verità - estatiche che si possono vivere in meditazione.
Ma mentre il drogato dipende dalla sostanza per ricavarne piacere, le esperienze estatiche vengono vissute e poi lasciate andare una volta che l'estasi passa. Qualsiasi ottimo maestro vi inviterà a mettere da parte l'esperienza per non perdere di vista il percorso, la Stella del Nord che ci porta sempre più in profondità ed eleva realmente lo spirito.
Cito dal capitolo:
I meditanti, dunque, possono vivere esperienze in apparenza identiche a quelle provocate dagli allucinogeni, ma in realtà molto diverse. Nella Meditazione, infatti, tali fenomeni allucinatori sono provocati da un'espansione della coscienza che oltrepassa i suoi confini abituali e si inoltra nella dimensione dell'inconscio. Nelle esperienze allucinogene accade esattamente il contrario. È dunque l'inconscio a fare irruzione nella sfera della coscienza, a volte in modo devastante e incontrollabile da parte del soggetto che ne è vittima. Durante la Meditazione tali fenomeni possono rappresentare dei veri e propri impedimenti: per questo, nell'insegnamento tradizionale, tali allucinazioni, visioni, apparizioni, vanno semplicemente osservate e fatte esaurire, mentre nell'esperienza delle droghe esse rappresentano il punto culminante e più significativo.
Attenzione, quindi, a fare un miscuglio di usi e abusi odierni e pratiche del passato, nell'illusione di percorrere la stessa strada degli antichi. L'uomo delle società tradizionali non concepirebbe una società come la nostra e probabilmente ne proverebbe orrore, perché vi vedrebbe la realizzazione di ogni suo incubo.