Eccoci giunti al quarto capitolo del libro Meditazione e Tradizione di Marco Cosmo.

Durante la rilettura del capitolo, mi sono resa conto che, in realtà, il messaggio trasmesso, che - se vogliamo - è quello che si potrebbe dare ogni qualvolta ci troviamo di fronte a un problema, è essenziale: torna al Centro.

La stella del Nord al primo posto significa proprio questo.
La pratica introspettiva porta il praticante ad attraversare varie fasi di approccio a essa, dipendentemente dall'espansione della consapevolezza di sé. In una fase iniziale ci si prefissa, più o meno consciamente, una meta, che non è sempre l'illuminazione finale, ma può essere la serenità, la capacità di superare le tempeste della vita senza soffrire troppo o quella di liberarsi di certi circoli viziosi innestati nel nostro comportamento.

Andando avanti, si realizza il carattere illusorio di questi obiettivi e la meditazione diviene spontanea: non si pratica più per uno scopo, ma perché si sente una spinta a farlo.
Questa spinta è ciò che permette, col tempo e la costanza nella disciplina, a mettere la Stella del Nord al primo posto.
Se vogliamo, per utilizzare un linguaggio più vicino alla nostra cultura, si può dire "mettere Dio al primo posto": termini diversi per indicare la stessa energia.

La stella del Nord è un simbolo potente. Indica un qualcosa di fisso, che permane nonostante gli eventi atmosferici avversi non permettano sempre di vederla o, ancor di più, nonostante il passare dei secoli.
Marco Cosmo utilizza "Stella del Nord" e "Centro" per indicare la stessa cosa.

Spesso siamo immersi nei problemi, più o meno gravi, che le circostanze della vita ci presentano: un lavoro difficile, una relazione complicata, la morte di una persona cara, un trasferimento imminente, la malattia di un familiare. Sono tutte situazioni che richiedono un grosso dispendio di energie e, spesso, non è tanto il carico fisico a provare il nostro livello di tolleranza, quanto quello mentale ed emotivo. È qui che viene in nostro soccorso il "ritorno al Centro", che è un orientarsi verso la Stella del Nord.

Immaginate il vortice terribile di un tornado. Le correnti che vorticano e risucchiano tutto al passaggio del tornado sono la componente esterna. Ma com'è il centro del tornado? È vuoto, placido, nessun movimento avviene in esso, tutto è stabile e immobile.
Tornate al centro del vostro tornado, dimorate nella prospettiva del centro. È questo che si fa in meditazione.

C'è una bellissima scena del film "Il piccolo Buddha", in cui Siddharta è immerso in meditazione e la mente svolge, per conto dell'ego, tutto il rosario di distrazioni che possono distogliere dal centro: seduzioni lussuriose o, al contrario, lo spettro di pericoli mortali, una pioggia di frecce scagliate contro di lui.
Ma Siddharta è nello stato di chi non può più essere turbato da piacere e dolore, da desiderio e paura.
Siddharta è al centro del tornado e, da lì, può osservare il tornado agitarsi, travolgere tutto, risucchiare e distruggere ogni cosa al suo passaggio. Ma il tornado non è parte di lui, la sua azione distruttiva non lo tocca.

Quando il praticante scopre e realizza la natura inconsistente dei problemi di cui è costellata la sua esistenza, si trova al centro di sé, nel luogo inviolato dalle dinamiche del divenire. E da quel momento in poi, tutta la sua vita procederà con lo sguardo fisso alla Stella del Nord che, dalla sua altezza celeste, guida il sentiero del viaggiatore dharmico.

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Mina Vagante
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