A Graffignano è stata scelta una bimba, la piccola Linda, per interpretare il Gesù bambino. Il motivo è ben lontano dalle speranze di tante che sognano un avvenire femminista, perché la piccola non è stata scelta come elemento di rottura da un "presepe machista" (parole testuali di Annarita Briganti, megafono del neofemminismo misandrico), ma semplicemente i genitori dei bimbi maschi non hanno dato la disponibilità.
Il bimbo più piccolo ha un mese e mezzo e i genitori non se la sono sentita di esporlo al freddo e a contatto con elementi potenzialmente pericolosi per la sua salute.
Il paese fotografa altresì la situazione di tutta Italia: denatalità a livelli mai visti. La scelta della piccola Linda è stata un po' costretta, ma neanche tanto.
Intervistati, i paesani hanno affermato che dei bimbi di pochi mesi "sono talmente puri che il discorso sul sesso non ha semplicemente senso".
Il caso è stato creato ad arte dalla stampa, che cerca la rivoluzione sessuale pure nella famiglia di Betlemme, esempio di semplicità che solo chi non ha perso il contatto con la realtà può capire. Per questo gli opinionisti, abituati al mondo artificiale dei finti diritti e dell'ideologia come massima realizzazione umana, non possono vedere la bellezza di cui è portatrice la sacra famiglia.
I latrati più acuti sono stati quelli della Briganti, donna talmente ottusa e distante dalla femminilità genuina da risultare insopportabile per qualunque altra cerchi di dialogare con lei. Fa parte di quella schiera di maestrine patinate che sembrano voler dimostrare di averla più stretta, intonsa e legnosa delle altre. Schifano la purezza della Madonna, ma ne rappresentano la parodia, col loro campionario di espressioni sgomente e scandalizzate, accompagnate da cipiglio severo e ditino alzato, che sfoderano a comando e con un prevedibile automatismo. Non sanno formulare un pensiero originale neanche se ne valesse la loro stessa vita e probabilmente, di fronte alla condanna, continuerebbero a lanciare slogan sulla posizione subalterna delle donne e sul simbolismo positivo di un Gesù bambina, una Babba Natale e una qualsiasi minchiata - scusate, figata - di sesso femminile riesca a farsi parodia di figure maschili. Sono sterili dentro e ascoltarle è come autoinfliggersi una tortura o cercare volontariamente un tumore al fegato.
Probabilmente le invitano per esacerbare ulteriormente i telespettatori, che sperano di viversi un classico Natale, pallido riflesso di quello di quando erano bambini, ma poi sono costretti a strapparsi le ovaie o i testicoli di fronte all'ennesimo pippone senza senso sul gender.
In questo caso, condivido l'appello esasperato di Adinolfi: "Almeno a Natale, mollateci!"
Il bimbo più piccolo ha un mese e mezzo e i genitori non se la sono sentita di esporlo al freddo e a contatto con elementi potenzialmente pericolosi per la sua salute.
Il paese fotografa altresì la situazione di tutta Italia: denatalità a livelli mai visti. La scelta della piccola Linda è stata un po' costretta, ma neanche tanto.
Intervistati, i paesani hanno affermato che dei bimbi di pochi mesi "sono talmente puri che il discorso sul sesso non ha semplicemente senso".
Il caso è stato creato ad arte dalla stampa, che cerca la rivoluzione sessuale pure nella famiglia di Betlemme, esempio di semplicità che solo chi non ha perso il contatto con la realtà può capire. Per questo gli opinionisti, abituati al mondo artificiale dei finti diritti e dell'ideologia come massima realizzazione umana, non possono vedere la bellezza di cui è portatrice la sacra famiglia.
I latrati più acuti sono stati quelli della Briganti, donna talmente ottusa e distante dalla femminilità genuina da risultare insopportabile per qualunque altra cerchi di dialogare con lei. Fa parte di quella schiera di maestrine patinate che sembrano voler dimostrare di averla più stretta, intonsa e legnosa delle altre. Schifano la purezza della Madonna, ma ne rappresentano la parodia, col loro campionario di espressioni sgomente e scandalizzate, accompagnate da cipiglio severo e ditino alzato, che sfoderano a comando e con un prevedibile automatismo. Non sanno formulare un pensiero originale neanche se ne valesse la loro stessa vita e probabilmente, di fronte alla condanna, continuerebbero a lanciare slogan sulla posizione subalterna delle donne e sul simbolismo positivo di un Gesù bambina, una Babba Natale e una qualsiasi minchiata - scusate, figata - di sesso femminile riesca a farsi parodia di figure maschili. Sono sterili dentro e ascoltarle è come autoinfliggersi una tortura o cercare volontariamente un tumore al fegato.
Probabilmente le invitano per esacerbare ulteriormente i telespettatori, che sperano di viversi un classico Natale, pallido riflesso di quello di quando erano bambini, ma poi sono costretti a strapparsi le ovaie o i testicoli di fronte all'ennesimo pippone senza senso sul gender.
In questo caso, condivido l'appello esasperato di Adinolfi: "Almeno a Natale, mollateci!"