Sulla totale inaffidabilità, malafede e falsità dei media (in particolare italiani) ho già scritto. Ma ieri mi è accaduto di assistere ad uno spettacolo così surreale, e per giunta sulla stessa rete per due volte di fila, che il tutto merita di essere tramandato ai posteri.

Chiedete a qualcuno a caso chi controlli la regione di Zaporizhzhya (che io preferisco chiamare alla russa, Zaporože), in particolare la celeberrima centrale nucleare su cui piovono giornalmente bombe. Scommetto la paghetta domenicale che nove su dieci vi risponderanno che è zona ucraina e che i russi la bombardano.

Mettiamo in chiaro due cose: la narrazione generale è pesantemente omissiva, quindi cadere in errore non è difficile se non si va a cercare informazioni più approfondite su siti che riprendono fonti di prima mano da media russi (e per questo più accurati). Già a luglio, quando iniziarono a cadere le bombe vicino alla centrale, tutti i presstituti di regime italiani evitavano accuratamente di nominare il luogo su cui sorge la centrale, che è Energograd, e la chiamavano, falsamente, come il capoluogo della regione in cui sorge: Zaporizhzhia, che sta invece decisamente più a nord. Zaporizhzhia era ed è in mano ucraina, Energograd è caduta in mani russe sin da marzo, e c'è rimasta ininterrottamente sino ad ora. Ciononostante, a luglio le notizie venivano date a spizzichi e bocconi in modo da adombrare una presenza ucraina (che non c'è mai stata) a Energograd e far pensare automaticamente che a bombardare la centrale fossero i russi. Ovvio che venisse da attribuire ai russi un progetto insano e genocida. Un gramellini qualunque, in prima pagina sul Corriere, ex-grande giornale italiano ora ridotto a inserto di sé stesso, scriveva tremebondo: “Saremmo potuti morire tutti”. Come se l'esplosione di una centrale in Ucraina significhi la morte immediata per tutto il continente. E Chernobyl?


Per giorni si tentò di passare sotto silenzio che Energograd era russa, forse sperando che gli ucraini la recuperassero miracolosamente rendendo vero ciò che, in principio, era falso. Non accadendo il miracolo, i prostituti a mezzo stampa avvisarono che “i russi si erano impadroniti del sito da qualche giorno”, cercando di coprire la menzogna grande con una più piccola (il “qualche giorno” erano già quattro mesi, ma vogliamo fare i pignoli?). E però le bombe continuarono a cadere. A nessuno passò per la testa che un'idiozia di questo tipo, ossia che i russi bombardassero una centrale atomica in cui stessero loro stessi, fosse totalmente inverosimile e incredibile. Eppure, dopo qualche tempo, le notizie delle bombe (ucraine) che cadevano a poca distanza dal sito nucleare ripresero a venir date con fare omertoso, in modo da non dire né che le bombe erano ucraine, né che sul posto, a sorvegliare la centrale, c'erano soldati russi. Che però ricomparivano miracolosamente quando c'era da dar conto di minacce armate al personale di Energograd che doveva “lavorare col fucile puntato”. Puntato perché? Per fare ciò che fanno abitualmente da anni e anni? Mistero. Ma ieri si è toccato il virtuosismo della mistificazione.


Su SkyNews24, che conosco ormai per essere uno dei megafoni più ligi dell'Ufficio Propaganda di Kiev, la notizia del bombardamento più vicino ad Energograd di tutto il conflitto viene dato, come di consueto, senza far cenno alla provenienza delle bombe. Il tutto è accompagnato dalla dichiarazione di Zelensky che si dice “preoccupato” per le bombe che sta tirando lui stesso e accusa i russi di spararsi addosso i loro stessi razzi. E tutto ciò senza alcuna analisi, come se la parola di qualcuno che, sul missile sganciato in Polonia, ha mentito ai suoi stessi alleati contro a tutte le evidenze possibili per giorni, fosse degna di fede e superfluo ogni controllo su di essa. Subito dopo, però, c'è la ciliegina sulla torta: “Il Cremlino si affretta ad esprimere condanna per l'attacco sulla centrale attribuendone così la responsabilità agli ucraini”.

Straordinario. Lo staff di Sky meriterebbe un applauso. Difficilmente, se non forse sui telegiornali di guerra Luce, si era potuto assistere ad un tale sistematico e compatto uso propagandistico dei fatti, distorsione della lingua e della logica, perversa volontà di mentire e semplice faccia di culo (scusate il francesismo). Il fatto limpido e verificabile (ci sono satelliti e radar capaci in pochi minuti di identificare la balistica e la provenienza di qualsiasi colpo di un certo calibro, come ha dimostrato il caso del missile ucraino sganciato in Polonia) viene presentato come un goffo tentativo del regime di Putin per scaricare la responsabilità su Kiev. Come se non fosse già solo incredibile per semplice buonsenso che i russi non si bombarderebbero mai da soli, per mesi e per giunta a rischio di venir contaminati dalle radiazioni per primi, no, qui si va avanti militarmente e con supremo sprezzo di ogni obbiettività, rispetto per la logica e per la stessa persona dei telespettatori, a diffondere una versione insostenibile e palesemente falsa. E questi sono pagati da un grosso gruppo internazionale anglosassone, tanto per capire da dove viene tanto livello di professionalità.

Poche ore dopo, quando ancora non mi ero ripreso dal tanfo di una simile prova di pattume giornalistico, i signori concedono il bis, ma stavolta riescono a superarsi.

Si parlava di Kosovo, che si trova attualmente in situazione di attrito con la vicina Serbia a causa del trattamento della minoranza serba. La mediazione del Commissario europeo Borrell è miseramente fallita (e come altro poteva essere?), e lo stesso Borrell, in inglese e senza sottotitoli, lo spiega a viva voce: “Vucic (il premier serbo) ha accettato il nostro piano, ma Kurti (il kosovaro) no”. E, mentre parla, il titolo in sovraimpressione è il seguente: “Borrell accusa Vucic e Kurti del fallimento”. Capito? Vucic e Kurti. Entrambi. Anche se lui se la prende in quel momento solo col secondo.

Un capolavoro, qui bisogna dare a Cesare ciò che è di Cesare. Sbugiardare una dichiarazione nel momento stesso in cui questa viene fatta e trasmessa, sbattendosene bellamente del fatto che lo stesso pubblico potrebbe farci caso e giudicarli dei miserabili mistificatori, è qualcosa che non avevo ancora visto. Mascherare la verità, occultarla, storpiarla e distorcerla sino a ottenere qualcosa di irriconoscibile è un conto. Presentarla nuda e pura e, allo stesso tempo, affermare che sia tutt'altro, è inedito. Persino per me, che pure della stampa igienica di regime ho un'opinione infima. Forse nell'ambito delle sette sataniche o delle truffe piramidali la cosa è meno peregrina, ma, non essendo un frequentatore di quegli ambienti, permettetemi di conservare il mio stupore.

Anche in altri ambiti, ho notato da molto tempo che ci sono dei limiti, nel brutto o nel catastrofico, oltre il quale persino il disgusto e lo scandalo cessano, e si deve dare atto al risultato complessivo di raggiungere un livello di magnitudine tale da meritarsi sincera ammirazione. Questo è uno di quei casi.

Chapeau.

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Friedrich von Tannenberg
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