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Il forum dei patrioti italiani

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Uno degli elementi più delicati nella trattazione antropologica è quello della produzione musicale.
Ad oggi, questo costituisce un bel rompicapo. Molte le domande: quando ebbe inizio e perché fu praticata la musica? Il flauto di Divje Babe (Slovenia) viene discusso come presunto strumento musicale neandertaliano.
Scivolando fuori dall'ambito consumista (cioè di musica leggera più o meno di nicchia) e dall'ambito eurocentrico (quindi escludendo la musica classica), abbiamo il problema di definire cosa sia "musica". A livello semantico il lemma "musica" contiene molte sfumature, alcune persino metaforiche ("quello che dici è musica per le mie orecchie").
Dentro musica ricade anche il più grande problema di distinguere "suono" e "rumore", secondo alcuni legato ad aspetti emotivi (in alcune interviste a popolazioni congolesi si definisce "cantare" quando si è felici e "fare rumore" quando si è tristi o rabbiosi); altri lo legano alla comprensione (ma non ci sono canoni: alcuni canti eschimesi per un ascoltatore non abituato possono sembrare urla e suoni gutturali, in cui è impossibile distinguere le voci); altri ancora identificano la questione con un concetto culturale di armonia (ogni cultura codifica una propria distinzione tra suoni e rumori). Non è neanche scontato che tutte le culture prevedano questa distinzione. I rumori sono elemento ricorrente nella musica sperimentale del '900 e in alcune culture tradizionali, che prevedono accessori vicino agli strumenti per affiancare suoni più spuri.
Musica può anche indicare la contrapposizione tra suoni prodotti dalla voce (canto) e dagli strumenti (musica strumentale).
Quel che è certo, è che nelle culture tradizionali (inclusi i funerali cristiani), non esiste cerimonia di passaggio che non preveda la presenza di strumenti musicali.
Alcune popolazioni di cacciatori, sulle isole indonesiane o in Amazzonia, sono abilissimi nel riprodurre con strumenti a soffio il suono degli animali cacciati (solitamente uccelli); sono abilissimi nel riconoscerne la specie, a identificarne la distanza, in alcuni casi ricorrono all'imitazione del canto della femmina o del maschio per attirare un malcapitato. Conoscenze di questo tipo furono alla base della nascita della musica? Gli strumenti musicali nacquero come fischietti per imitare le altre specie e cacciarle meglio? O forse furono usati come ingegnoso modo per ritrovarsi nella boscaglia o nella notte? O forse furono dei campanelli che le mamme ponevano ai bambini per ritrovarli facilmente?
La musica, per sua stessa natura (ritmo) è connessa all'organizzazione del tempo: la ninna-nanna indica al bambino che presto si dormirà; marinai e lavoratori dei campi accompagnano il lavoro con canti di gruppo; le cerimonie religiose sono scandite dai canti; alcuni gruppi utilizzano gli stessi suoni durante compiti lavorativi (caccia, raccolta, pesca) e durante cerimonie, chiamando il primo caso "lavoro" e il secondo "musica".
La musica è imparentata al linguaggio, al punto da esserne inscindibile (il linguaggio fischiato -silbo gomero- parlato sulle Isole Canarie; alcuni linguaggi sudanesi che alternano parlato e cantato; la musicalità che i non parlanti attribuiscono alle lingue neolatine: in particolare italiano e portoghese). La musica svolge dei compiti espressivi, ma non è pensata solo per esprimere.
In altri casi, organizza dei compiti lavorativi e divide il tempo, ma non sempre è finalizzata a questo.
In altri casi ancora introduce in una dimensione sacra non necessariamente riconosciuta da chi la pratica: il Corano è cantato, ma gli interpreti direbbero di star leggendo, ma tutti concorderemmo sulla musicalità del muezzin.
Alcuni antropologi e neuroscienziati hanno indicato nella musica una risposta all'ansia sociale, non a caso questa è associata ai riti e ai momenti di transizione o crisi (funerali, caccia, siccità).
Ad oggi, questo rimane uno dei misteri della nostra specie.
Cosa spinse un giorno i nostri antenati, tra i mille problemi della quotidianità a fabbricare un flauto o un tamburo?
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