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Il forum dei patrioti italiani

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La nascita della civiltà (come la intendiamo oggi) rimane avvolta nella nebbia.
Abbiamo spesso discusso di quali potessero essere le cause. Chiaramente, un così piccolo spazio non ha in alcun modo l'intenzione di essere risolutivo o originale, ma solo di stimolare il dibattito e di condividere le idee.
Il ruolo dell'agricoltura è il nodo gordiano: si dibatte se e come abbia spinto gli uomini a raggrupparsi, a diventare stanziali o a dividersi in classi/caste (o se abbia favorito le zoonosi).
Ho spesso indicato la civiltà dell'Indo (Mohenjo-Daro, Harappa, i centri più noti) come società a-gerarchica e apparentemente senza guerra. Le ricerche del Prof. M.Vidale (archeologia all'università di Padova) e di N.Yoffee mutano in parte questa interpretazione.
Gli scavi mostrano delle fortificazioni difensive, specie nelle aree dove si presume fossero concentrate le merci. I centri furono costruiti lungo i fiumi (per favorire il commercio), a volte su piccole colline (presumibilmente a scopo difensivo). Improvvisamente, la "società senza guerra" vacilla.
Gli studiosi in questione affrontano il tema dei poteri eterarchici, ovvero di poteri paritari e indipendenti tra loro, immaginati come fondati sullo scambio mercantile, sul dono, sui legami di amicizia, di alleanza familiare o su anfizionie (legame religioso).
Le varie zona delle città sembrano separata da piccole opere di muratura.
I quartieri erano forse organizzati in base all'etnia di provenienza o per gruppi fiscali (o entrambe le cose); sappiamo per certo che la divisione non avveniva per gruppi produttivi, poiché artigiani dello stesso settore sono stati trovati in quartieri differenti (lasciandoci supporre l'esistenza di "gilde" divise tra aree in competizione).
Gli studiosi suppongono anche che alcune grandi strutture, precedentemente pensate come pubbliche/comunitarie, siano in realtà residenze private i lusso, arrivando a supporre l'esistenza di classi sociali (argomento -in parte- confermato dalla varietà di materiali utilizzati per gli oggetti quotidiani, probabilmente legata alla possibilità di spesa dei vari possessori).
L'eterarchia (poteri paritari tra loro) non è incompatibile con la gerarchia (scala di comando), può esserne coeva o parte integrante (in alcuni casi, può costituire un contro-potere diffuso).
La tesi della divisione in quartieri su base etnica sembra avvalorata dalla grande estensione della rete commerciale. Forse, questa divisione dei quartieri su base etnico-fiscale spinse i residenti all'endogamia e a formulare abiti/ornamenti di riconoscimento, così da anticipare la formazione delle successive caste.
I ricercatoti hanno sviluppato una similitudine con Genova medievale: gilde di mercanti e artigiani in competizione, una città poco collegata con il territorio circostante, proiettata sui mari e quindi sui mercati a lunga distanza (pietre preziose lavorate nella Valle dell'Indo sono state rinvenute in Mesopotamia, a Magan -Oman-, Afghanistan e Anatolia). Possiamo identificare uno schema urbano incentrato sui commerci marittimi su lunga distanza e poco collegato alla campagna, caratterizzato da una dialettica tra gerarchia e eterarchia (attorno a gilde e corporazioni).
Si suppone anche la presenza di quartieri esterni alla cinta urbana, andati perduti o difficili da scavare per via dell'attività fluviale. In questi sarebbero vissuti i lavoratori più umili; la difficoltà di scavo avrebbe favorito l'idea di una società egualitaria.
I quartieri etnici avrebbero spinto i residenti a mantenere il contatto più con la madrepatria che col circondario, contribuendo a creare la situazione descritta. La pressione fiscale avrebbe mantenuto assieme uno spirito cittadino (si cita Belcher del 1991 che nota l'abbondante consumo di pesce, a parziale conferma dei limitati rapporti con la campagna).
La riva del fiume Indo, in virtù dei propri collegamenti commerciali con l'Oceano Indiano, il Persico, il Medio Oriente e l'Asia Centrale, sviluppò un proprio circuito economico sganciato (parzialmente) dalle dinamiche locali e inserito in un circuito "internazionale".
Cosa avrebbe favorito la nascita di gruppi paritari all'interno di un sistema gerarchico (Genova) o la co-esistenza di eterarchia e gerarchia nella Valle dell'Indo? La competizione, l'instabilità e le difficoltà del commercio e della coesistenza tra tanti popoli in spazi ristretti. La competizione economica assunse connotazioni violente e non permise la formazione di un potere stabile per lungo tempo.
Questa teoria regge su molti "forse" (ad esempio, quello dei quartieri esterni alla cinta urbana) o su paragoni azzardati (creare un parallelismo tra città marinare italiane e civiltà dell'Indo, in una sorta di modello anarco-mercantilistica astorico sembra una forzatura; così come sembra una forzatura confondere l'instabilità della gerarchia di Genova città-banca con l'assenza di gerarchia).
Tuttavia:
1- Si manda al diavolo l'idea che la Storia abbia un corso e che quel corso abbia regole universali; al contrario l'umanità (concreta) prende scelte (o subisce) scelte sulla base di variabili più o meno governabili (e quindi nell'Italia medievale o nell'India protostorica può optare per una soluzione "diversa" da quella attesa);
2- Personalmente (deformazione mia, confesso) vedo un lontano collegamento all'antropologia politica di Clastres (sull'Amazzonia), dove il ruolo anarcoide della guerra e dei contro-poteri è molto chiaro.
3- Si fa luce sul concetto di eterarchia, che non necessariamente corrisponde a eguaglianza e armonia sociale, ma anzi può abbinarsi a società molto competitive e stratificate.
(mi piacerebbe intervistarlo per il podcast, stay tuned).
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