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Caligorante

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Accadeva settantaquattro anni fa. 1 marzo 1950. A Old Bailey, in Inghilterra, viene condannato a 14 anni di reclusione lo scienziato Klaus Fuchs, la spia che aveva trasmesso ai sovietici dati segreti sulla bomba atomica e su quella all'idrogeno. La corte d’assise di Londra lo dichiarò colpevole di “violazione di segreti di Stato”, ma non di “alto tradimento”: dopotutto, all’epoca dei fatti, l’Urss era alleata del Regno Unito. I giudici liquidarono il caso in fretta e furia per evitare di mettere in ridicolo i servizi di controspionaggio di Sua Maestà, in un periodo in cui i rapporti tra servizi americani e britannici tendevano a essere sempre più freddi. Nato nel 1911 nei pressi di Magonza, da una famiglia denominata «le volpi rosse di Kiel» (in tedesco, Fuchs significa volpe), riferendosi al colore dei capelli e alla fede politica. Il padre era un importante leader quacchero pacifista, discendente da una lunga stirpe di pastori protestanti. Descritto come una personalità in cui coabitavano brillante intelligenza scientifica e ingenuo idealismo dottrinario, Fuchs si iscrisse al KPD (partito comunista tedesco) all’età di ventun anni mentre studiava fisica all’Università di Kiel. Rifugiatosi in Inghilterra dopo l’avvento di Hitler, nel 1941 si ritrovò ingaggiato dal professor Rudolf Peierls, anch’egli rifugiato tedesco, che lavorava a Birmingham sulla fissione dell’uranio 235. Fuchs era già uno dei rari specialisti al mondo di separazione gassosa degli isotopi dell’uranio e aveva firmato senza esitazioni l’Official Secrets Act dove si impegnava a non rivelare il contenuto delle ricerche a cui aveva preso parte all’ombra del suo mentore Peierls, colui che gli fece ottenere la nazionalità britannica a tempo di record. Quando Stati Uniti e Inghilterra lanciarono il progetto Manhattan, Fuchs venne reclutato da Robert Oppenheimer, stimatissimo direttore scientifico di quell’ambiziosa iniziativa. Nessuno si preoccupò del suo passato da militante comunista. Quando le città di Hiroshima e Nagasaki furono spazzate via dalla furia dell'atomo, un dubbio si insinuò fra i responsabili del progetto Manhattan: a cosa serviva, ormai, continuare la produzione industriale dei reattori all’uranio 235 o al plutonio, se non per esercitare pressione sull’Unione Sovietica? Gli scienziati coinvolti nel progetto, alcuni dei quali, come l'italiano di origine ebraica Bruno Pontecorvo, comunisti convinti, rimasero atterriti dinnanzi alle conseguenze delle loro ricerche: le stime dicono che ci sono stati fra i 110 mila e i 250 mila morti. Alla stregua di altri, come Niels Bohr o Leó Szilárd, scossi da questa escalation d’orrore, Fuchs ritenne che il modo migliore per impedire l'olocausto nucleare fosse dotare l’Unione Sovietica di armi atomiche, stabilendo ciò che i diplomatici definiranno “l’equilibrio del terrore”. Nel settembre del 1945, la catastrofica defezione di Igor’ Guzenko, agente del GRU di stanza a Ottawa, costrinse i servizi sovietici a cessare bruscamente tutta l’attività di intelligence. In un clima di tensione crescente fra le due principali potenze, fu facile constatare che l’FBI dava ormai la caccia agli agenti del blocco comunista. Mosca mantenne un profilo basso: non è il momento di lasciare che siano identificati informatori preziosi. Il 14 giugno 1946 Fuchs lasciò Los Alamos, sapendo che gli americani avrebbero rotto il loro accordo strategico con il Regno Unito per riservarsi l’esclusiva dell’arma nucleare. In effetti, il 1° agosto, il Congresso votò la legge McMahon, che proibiva agli americani di intraprendere collaborazioni nucleari con qualunque altro stato, compresa la Gran Bretagna. Fuchs trovò impiego al Dipartimento di fisica teorica di Harwell, vicino a Oxford. In Inghilterra, dove può spostarsi molto più liberamente che nel New Mexico, Fuchs riallacciò i contatti con una vecchia amica tedesca, Johanna Klopstech (Martha, per il KGB), e con altri compagni. La “centrale” gli attribuì un nuovo nome in codice (Charles) e gli affidò un nuovo referente, un certo Eugene, al secolo Aleksandr Feklisov. A Londra Feklisov era uno dei referenti dei leggendari infiltrati del KGB noti come i “cinque di Cambridge”. Il 27 settembre 1947, in un pub di Londra, Feklisov ricevette i primi appunti dall'agente Charles-Fuchs. Questi documenti furono poi indirizzati a uno speciale comitato sovietico battezzato Enormoz, “enorme”, incaricato di accorciare i tempi di fabbricazione dell'arma atomica. La decisione finale di questa corsa contro il tempo risaliva a un’importante riunione tenutasi al Cremlino nell’autunno del 1942, quando l’eminente fisico Abram Ioffe aveva stimato che per costruire l'atomica rossa ci sarebbero voluti fra i quindici e i vent’anni. Stalin, contrariato, aveva incaricato Berija di far sì che i servizi segreti si occupassero di bruciare le tappe. Gli scienziati del progetto Enormoz, guidato dal giovane fisico Igor’ Kurčatov, costituirono una squadra di ricercatori che si riunirà nel misterioso “Laboratorio n. 2” e che beneficerà in modo sistematico delle informazioni inviate da Fuchs, Maclean e soci. Fra il settembre del 1947 e l’aprile del 1949, “Charles” consegnerà a Feklisov novanta dossier confidenziali con la rappresentazione schematica della bomba a idrogeno e i fondamenti teorici di tale creazione; il calcolo della potenza delle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki e la formula che permette di calcolare l’intensità delle radiazioni in funzione della distanza; il progetto di costruzione di una fabbrica di separazione degli isotopi; l’analisi comparata del funzionamento delle pile raffreddate ad aria o ad acqua e tanto altro. Il 29 agosto 1949 un aereo da ricognizione americano prelevò delle misteriose particelle radioattive nei cieli della Kamčatka: nel più assoluto segreto, l’URSS ha testato la sua prima bomba al plutonio. Nel 1948 Harry Gold, industriale chimico di trentatré anni nato in Svizzera da genitori russi, che dal 1936 lavorava per l’NKVD come spia (Raymond) industriale e corriere, venne denunciato, posto sotto sorveglianza e infine arrestato. Gold rivelò i nomi di parecchi dei suoi contatti, compreso quello di Fuchs, che era già da tempo nel mirino dell'FBI: nel 1945 gli alleati avevano trovato il suo nome nella lista di militanti comunisti conservati negli archivi della Gestapo. Fuchs crollò nel gennaio 1950; venne arrestato a febbraio, senza aver nemmeno tentato la fuga. In ogni caso non svelò l'identità dei suoi contatti e rimarcò il suo impegno socialista, antinazista e pacifista. Dopo aver trascorso nove anni nel carcere di Wormwood Scrubs, lo scienziato, ormai quarantottenne, decise di raggiungere il padre nella Repubblica Democratica Tedesca. Qui, fedele ai suoi ideali di gioventù e adulato dal governo di Berlino Est, si rifece una vita, diventando membro del Comitato centrale del Partito comunista della Germania dell’Est e direttore di sezione dell’Accademia delle scienze. È qui che morirà, coperto di onori, nel gennaio del 1988. Originally posted in:
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La colpa è stata addossata ad un 71enne di sinistra che ha compiuto l'atto criminale, ma sicuramente dietro ci sono gli americani, dato che il Primo Ministro è molto amico di Putin.

Il provvedimento del Governo in materia di lavoro ai giovani mi trova molto discorde.
Si incentivano le imprese ad assumere solo giovani del Sud, creando di pari passo disoccupazione dei giovani al Nord. Soprattutto è un provvedimento incostituzionale, dato che crea differenze e disparità tra cittadini.
Semmai dovevano incentivare le assunzioni imponendo pari percentuali di occupazione in tutto il territorio nazionale, isole comprese.
Quando la classe politica è ignorante e incapace, e non mi riferisco solo a quella di Governo, ma a tutto l'arco parlamentare accade questo orrore.
Occorrono nuovi politici, preparati e soprattutto che amino l'Italia e siano disposti a sacrificarsi per essa.
“Quello che sta avvenendo a Gaza è come se noi, per catturare Matteo Messina Denaro, avessimo raso al suolo la provincia di Trapani, anzi è peggio, perché mentre lui non si è mai mosso dalla provincia di Trapani, i capi di Hamas di certo non sono a Gaza.
Eppure, per comprendere la complessità del conflitto senza ridurla a sterili tifoserie, studiare la storia è un elemento essenziale: “È ovvio che se ci fermiamo all’istantanea degli ultimi sei mesi, con il massacro e i crimini di guerra di Netanyahu e del suo esercito ai danni della popolazione di Gaza, tutte le ragioni del mondo sembrano essere solo da una parte, ma le cose sono più complesse di come sembrano.
È difficile immaginare quali possano essere le vie d’uscita da questo conflitto fino a quando non emergeranno figure che sappiano ‘andare oltre se stessi’ come avvenuto in Sudafrica quando si mossero i primi passi per smantellare l’apartheid.
È ovvio che ci siano proteste se pensiamo che a Gaza si contano 35 mila morti in sei mesi, su due milioni e mezzo di abitanti, quasi tutti civili e bambini. Per fare un paragone basti pensare che in due anni e due mesi in Ucraina ci sono state 10.000 vittime civili su 40 milioni di abitanti, eppure a Netanyahu nessuno osa dire nulla e nei confronti di Israele non è scattata ancora nessuna delle sanzioni che hanno colpito i russi a poche ore dall’aggressione.
Quindi la rabbia è perfettamente comprensibile, rimarca il direttore del Fatto, “però oltre alla rabbia bisognerebbe studiare la storia, per capire come siamo arrivati fin qui è come se ne può uscire”.
cit. Marco Travaglio
"I' mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando"

Purgatorio, canto XXIV

Per me, la scrittura è questo e credo che i miei due amori, Dante e San Giovanni apostolo, la rappresentino alla perfezione.

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  • Bisogna bandire questi cagnacci maledetti...
  • Eh ma Capezzone asfalta la Schlein, è contro il politicamente corretto...
  • Anche certi "rivoluzionari" della Normale di Pisa dovevano morire giovani, preferibilmente dietro le sbarre...
  • Lo immaginavo così, bello e quieto come un Cristo della scuola fiamminga.
  • Una cortina di ferro è calata sulla moria dei manager di Boeing. Nessun giornalista coprofago italiota se ne occupa, nemmeno i buffoni...
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