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Caligorante

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Accadeva sessant’anni fa. Alle 22.39 del 9 ottobre 1963, il monte Toc frana rovinosamente nel lago artificiale del torrente Vajont. In pochissimi minuti 260 milioni di metri cubi di roccia sollevano una paurosa ondata di cinquanta milioni di metri cubi d'acqua che scavalca la diga, tracima, piomba di schianto sugli abitati di Longarone, Pirago, Rivalta, Villanova e Faè, spazzandoli via. A monte della diga un'altra ondata risucchia i villaggi di San Martino e Spesse. In tre minuti di apocalisse, un olocausto che annichilisce duemila vite. Quella sera la Rai trasmetteva in eurovisione la partita di calcio di Coppa dei Campioni Real Madrid-Rangers Glasgow. Molta gente priva di apparecchio televisivo era scesa dalle frazioni a Longarone, e anche da altri paesi della valle, per godersi lo spettacolo nei bar; la tragedia li colse in un momento di gioia e spensieratezza. I lavori della diga Grande Vajont (ideata dalla SADE Società Adriatica di Elettricità), iniziati nel 1956, erano stati completati da due anni. Fu la pagina più nera del boom economico italiano. Le polemiche e le vicende giudiziarie relative ai segnali di pericolo sottovalutati e al mancato intervento degli enti preposti alla vigilanza si trascineranno per anni. Originally posted in:
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E dopo i Ferragnez, abbiamo i ScaLonis

(Solo i sardi capiranno)

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Qualcuno penserà che le tragedie alla Romeo e Giulietta, Piramo e Tisbe e tante altre sul tema di Eros e Thanatos rappresentino un sentimento esagerato e impossibile da vivere.

Eppure, quando senti di star perdendo l'amore della tua vita, vorresti morire.
Non importa come e quando, tutto diviene privo di senso, tutto crolla di fronte alla perdita dell' amore.

Soprattutto quando sei tu il responsabile di questa perdita. Attraversi la strada senza troppa attenzione, non sei più gentile con gli altri e vorresti solo vegetare sul letto, fino alla morte. A che vale vivere, se perdi l'amore?
Questo film è la mia coperta di Linus, lo guardo periodicamente per rispondere a un bisogno interiore. Mi aiuta a ricompormi, a riassestarmi.
Non è un film da Oscar, di quelli che hanno segnato la storia del cinema, probabilmente non è granché sotto tanti punti di vista che ignoro completamente.

È tratto da un libro, che trovai anni fa, con fatica, in italiano e in formato PDF. Lo lessi e pensai che probabilmente "Practical Magic" (il titolo in italiano suona banale) fosse uno dei pochi casi in cui il cinema supera lo spunto letterario.

Sicuramente è un film femminile, uno specchio per qualunque donna decida di guardarlo. Per questo, forse, torna ciclicamente, come è ciclico il divenire. Vi è un momento per nascere e uno per morire e uno per rinascere e prepararsi alla morte successiva.
Tradizionalmente, è la donna custode di questo tipo di sapienza ed è cosa buona recuperarla, per ritrovare la strada ed esser d'aiuto ai viaggiatori. d26e5084cde13a5dadb5a85e31d339ef.jpg

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