Ginevra Elkann, 3 mln di soldi pubblici per i suoi film flop. Incassi minimi
L'ereditiera di casa Agnelli ha ottenuto finanziamenti statali per le sue due opere da regista. Ma al botteghino ha ottenuto scarsi risultati: solo 130mila €
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Il vizio di famiglia
Fare impresa con i quattrini pubblici è lo stigma degli Agnelli-Elkann, la dinastia che ha guastato la reputazione del capitalismo italiano. Ci dobbiamo sobbarcare le fregole artistiche della nipotina dopo aver finanziato per anni i capricci da nouveau riche e gli stravizi del nonno? Ma anche no, grazie. La responsabilità è anche di Dario Franceschini, il piddino ferrarese che porta cialtronescamente la barba (evidentemente spera di essere scambiato per l'intellettuale che non è) solo perché ha ricoperto incarichi ministeriali relativi all'arte e ai beni culturali. Signora Elkann, vuole realizzare un film? Si faccia dare la paghetta dal papà viaggiatore o dal cugino, attinga dal suo non irrisorio patrimonio. In passato, registi importanti arrivarono a “prostituirsi” o a sacrificare parte delle sostanze personali per dar vita ai loro progetti: Orson Welles accettò di recitare in brutti film o di reclamizzare champagne di dubbia qualità; Luchino Visconti vendette le terre avite e i suoi cavalli di razza. Ecco, signora Ginevra, prenda esempio da quei due giganti e tolga le mani dalle nostre tasche.
