Ieri ho avuto la fortuna di vedere ad "Alice nella città" (sezione autonoma dedicata ai giovani talenti del Festival del Cinema di Roma) in anteprima il film di Luna Gualano (regia) e Emiliano Rubbi (sceneggiatura), "La guerra del Tiburtino III" (una produzione Mompracem con RaiCinema, distribuito da Fandango).
Film bello, che non perde mordente, che ci fa ridere e che con un sorriso apre tutta una serie di problematiche (non entro nel dettaglio per non fare spoiler su un film che da novembre troverete nei cinema e che vi consiglio di andare a vedere).
Guardavo il film e dietro (i bravi) attori vedevo scorrere spezzoni del Tiburtino III: nomi di negozi kitsch, palazzoni, scritte sui muri, manifesti strappati, parolacce e simboli politici.
Il soggetto è la periferia, non necessariamente romana, ma una qualsiasi periferia di una qualsiasi grande città del nostro mondo.
Le periferie analizzate in modo maniacale (vouyeuristico) dai media, sfruttate dai politici e stereotipate nell'immaginario di chi non le frequenta (sono cambiate da quelle pasoliniane, oggi in periferia troverete anche il magistrato, l'avvocato, l'ingegnere, ecc): tutti stereotipi che il film affronta in modo simpatico e che rimanda al mittente.
Una grande minaccia arrivata da lontano vuole distruggere la pacifica vita degli abitanti del Tiburtino III, creando spaccature nel quartiere.
Il film è però ottimista. La "grande minaccia" è respinta dalla squadra che non ti aspetti (spunta anche il nome di un noto santo).
Tante risate e tante riflessioni, un finale non banale e che non lascia l'amaro in bocca.
A me è piaciuto, andatelo a vedere e parliamone (trailer nei commenti).
Ps. A Luna ed Emiliano sto dando la caccia dal vivo per intervistarli a "La grande imboscata", anche su questo vi terrò aggiornati.
Film bello, che non perde mordente, che ci fa ridere e che con un sorriso apre tutta una serie di problematiche (non entro nel dettaglio per non fare spoiler su un film che da novembre troverete nei cinema e che vi consiglio di andare a vedere).
Guardavo il film e dietro (i bravi) attori vedevo scorrere spezzoni del Tiburtino III: nomi di negozi kitsch, palazzoni, scritte sui muri, manifesti strappati, parolacce e simboli politici.
Il soggetto è la periferia, non necessariamente romana, ma una qualsiasi periferia di una qualsiasi grande città del nostro mondo.
Le periferie analizzate in modo maniacale (vouyeuristico) dai media, sfruttate dai politici e stereotipate nell'immaginario di chi non le frequenta (sono cambiate da quelle pasoliniane, oggi in periferia troverete anche il magistrato, l'avvocato, l'ingegnere, ecc): tutti stereotipi che il film affronta in modo simpatico e che rimanda al mittente.
Una grande minaccia arrivata da lontano vuole distruggere la pacifica vita degli abitanti del Tiburtino III, creando spaccature nel quartiere.
Il film è però ottimista. La "grande minaccia" è respinta dalla squadra che non ti aspetti (spunta anche il nome di un noto santo).
Tante risate e tante riflessioni, un finale non banale e che non lascia l'amaro in bocca.
A me è piaciuto, andatelo a vedere e parliamone (trailer nei commenti).
Ps. A Luna ed Emiliano sto dando la caccia dal vivo per intervistarli a "La grande imboscata", anche su questo vi terrò aggiornati.
