Quando ieri su Facebook ho scritto un breve post sulla vicenda del "matrimonio" di Tiziano Ferro, sono stato osteggiato da alcuni contatti secondo i quali io darei troppa importanza a vicende frivole. Così, in questo articolo, vorrei provare a chiarire perché non solo la questione di Ferro non è affatto irrilevante né di poco conto, ma anche perché, in generale, dalle cose cosiddette frivole, si possano ricavare utili indicazioni per capire cose molto più complesse. La vicenda di Tiziano Ferro, al netto di alcuni insulti omofobici ai quali - pure fortemente critico come sono dell'universo LGBT - non darò mai spago, è estremamente squallida e rivelatoria per tantissimi motivi.

Il primo punto da far notare è che le battaglie per i cosiddetti "diritti civili" sono come il ritratto di Dorian Gray. Sembrano bellissime solo se si vedono da lontano. Da vicino si vede miseria umana, orrore, schifo.
Quando per esempio due individui dello stesso sesso adottano un bambino che non è - né ovviamente può essere - frutto di un loro rapporto sessuale (perché nessuno dei due ci ha messo il seme o ha ospitato quel bambino in pancia) assistiamo ad un primo dramma iniziale, quello di una donna o di un uomo che quel bambino lo hanno fatto e che non lo vogliono. E, quindi, quel bambino inizierà la sua vita con un evidente handicap, che non si noterà ad un primo impatto psicofisico - quel bambino apparirà perfettamente sano sia fisicamente che mentalmente - ma che inevitabilmente lo condizionerà sul piano caratteriale.
Chiunque abbia avuto nella vita esperienze anche sentimentali con persone che, o perché adottate, o perché casomai uno dei due genitori è morto anzitempo o addirittura non l'hanno conosciuto, oppure - come avvenne con una mia ex - lei era la figlia dell'amante di un uomo regolarmente sposato e con prole da un'altra parte, prende presto coscienza che i "frutti" di queste situazioni, spesso hanno un'evidente tossicità caratteriale. Ad un certo punto della mia vita, mi rendevo conto che la prima cosa che vedevo in una donna non erano i suoi attributi di bellezza o di intelligenza, ma che rapporti avesse con la famiglia. Mi bastava che qualcuna di esse mi parlasse di rapporti problematici col padre, per allontanarmi. Forse esageravo, ma la costante di tutte queste situazioni è che chi è figlio di una famiglia problematica o addirittura monca, spesso sviluppa - pur rimanendo in apparenza magari anche una persona amichevole, simpatica, perbene - autentiche tossicità caratteriali che si riverberanno nel futuro rapporto di coppia. E' stata la costante di tutte quelle mie ex con una situazione familiare che definiremmo irregolare.
Naturalmente, se un bambino nasce orfano di uno o di entrambi i genitori, oppure vive situazioni difficili, la colpa non è certo sua. Ed è per questo che l'ordinamento deve intervenire per fare in modo che ad un bambino sfortunato sia assicurata la possibilità di avere una famiglia che assomigli alla situazione prevista dalla natura, che vede per un bambino un padre e una madre.
E già questo potrebbe non bastare. Perché - e anche qui, la cosa riguarda un'altra mia ex - il rapporto tra un figlio e una coppia di genitori adottivi non sarà mai come quello con una coppia di genitori biologici. E' proprio una questione chimica. I rapporti, anche quelli filiali, sono chimica, ormoni. Me ne accorgo quando, avendo in braccio mia figlia e coccolandola, mi sento come se in quel momento tutto il male del mondo evaporasse.

Naturalmente, non tutte le famiglie eterosessuali sono adatte a crescere un bambino, ma chi ritiene che le deficienze di una famiglia etero possano essere compensate da quelle di una famiglia omosessuale, dimostra di non conoscere la differenza tra le condizioni necessarie e le condizioni sufficienti.
E' possibilissimo, al netto delle condivisibili considerazioni sul fatto che le coppie gay spesso siano molto instabili proprio perché maggiormente promiscue e svincolate da un sesso finalizzato alla riproduzione, che due omosessuali possano volere molto bene ad un bambino, mantenerlo, permettergli di studiare e tutto il resto. Ma, tuttavia, non è sufficiente. Un bambino non ha solo bisogno di essere mantenuto, ma anche di vivere in una condizione che gli consenta un corretto sviluppo della sua personalità, circostanza che richiede una madre e un padre, due sessi differenti con cui confrontarsi. Neanche questa è, ovviamente, una condizione sufficiente per poter avere un bambino psicologicamente sano. Nondimeno, è una condizione necessaria.
In sintesi, il diritto di un bambino è di avere un padre e una madre. Se la natura glieli ha tolti, lo Stato deve occuparsi di dare al bambino una situazione che provi a riprodurre quella famiglia naturale che le circostanze della vita gli hanno tolto.

Il secondo punto è quello del giro di affari che c'è dietro tutta questa vicenda.
Spesso vi raccontano che parte tutto da una povera madre che non può mantenere suo figlio e quindi tutto questo sarebbe necessario. Ma sono balle. Sì, certo, ci sono anche storie di miseria dietro tutto questo, ma il punto è proprio qui: dove sono le femministe quando c'è bisogno *davvero* di loro? Perché nessuna di loro si batte perché una donna in difficoltà venga aiutata?
Per tutto il resto dei casi, c'è una circostanza standard: una donna che non vuole questo figlio, perché casomai è andata a letto con un uomo soltanto per il piacere sessuale di andarci, l'uomo in questione se ne lava le mani - o magari manco sa chi sia, perché se l'è scopato in discoteca - e quindi decide di rinunciare al suo bambino. Allora, ecco la comparsa di un'agenzia alla quale una coppia gay (ma qualche volta anche etero) paga qualche decina di migliaia di euro alla madre, la quale ne riceve una minima parte, più o meno il 5-10%, mentre il restante va all'agenzia.
La madre non può ripensarci - cosa che accade spesso perché la natura umana è molto più complessa di quella che sembra e dunque succede che tra la madre e il bambino si crea un legame già durante la gravidanza, praticamente con una percentuale dei casi vicina al 100% - perché se accadesse, sarebbe costretta a dover rifondere lei i soldi spesi dall'agenzia stessa al momento dell'acquisto del bambino.

Questo è il ritratto di Dorian Gray dei diritti civili. Da lontano, sembra un ritratto bellissimo. Due gay che adottano un bambino orfano, che quindi, da quel momento sarà felice. Chi è quel cattivone che si oppone a tanta felicità? E, invece, visto da vicino, il ritratto emerge in tutto il suo orrore: un bambino comprato, una madre lasciata sola a se stessa che non vuole quel bambino o non può permettersi di mantenerlo, il progressismo che si spaccia come protettore dei più deboli ed è, invece, il complice di una chiara distorsione della parte malata del capitalismo - il capitalismo sano non è senza regole, anzi necessita delle regole per funzionare, andrebbe spiegato a certi libertari - i media che, protesi del potere politico, sponsorizzano la cosa, milioni di imbecilli che inebriati di buonismo doriangraiano, non si rendono conto di essere complici di un orrore senza fine, e infine il nostro bambino che, spesso e volentieri, sviluppa delle tossicità derivanti proprio dall'incompletezza della struttura familiare nella quale è cresciuto.
E si può tranquillamente sovrapporre il medesimo schema ad altri costrutti del progressismo, scoprendo come i meccanismi di produzione, di sviluppo, di propaganda e di fruizione, siano perfettamente identici.
E voi volete farmi credere che questo non sia un tema prioritario? Che sia solo gossip?

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Lavorando coi bimbi, questo tema mi tocca da vicino e concordo su tutto. È già complicata la vita di quei bimbi che hanno padre e madre che non si amano più, figuriamoci quella di bambini che non conoscono il volto di una madre o di un padre.
 

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Franco Marino
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