La cosa che più mi irrita di tutto il dibattito pubblico è la percezione di avere a che fare con gente che proclama grande sconforto per le sorti del nostro paese come in generale di tutti i paesi occidentali europei che volgono, chi più chi meno, verso il declino, e la consapevolezza che quella stessa gente ha creato i problemi su cui oggi piange miseria.
Quando per esempio la sinistra scrive che "la destra fa la guerra ai poveri" dice purtroppo il vero. Dimentica tuttavia di essere la stessa sinistra che, quando i Cinquestelle approvarono il Reddito di Cittadinanza, riempì i giornali e i social di insulti, battendo sulla stessa retorica dei "giovani fannulloni che non vogliono lavorare" che oggi viene sbandierata dalla destra. Che protesti il Movimento 5 Stelle per l'abolizione del non-reddito di cittadinanza, ci sta: loro lo hanno voluto, loro lo difendono. E' coerente. Che protesti il PD è un affronto, un oltraggio all'intelligenza. Significa avere la faccia come quella parte del corpo che, secondo la pubblicistica, se di dimensioni considerevoli, si associa alla fortuna.
Così mentre oggi tutti quanti propongono di tassare gli extraprofitti - che sono i guadagni relativi all'aumento dei tassi di interesse - e di fare, sostanzialmente, la guerra alle banche, mi meraviglia notare come nessuno si renda conto di come e perché le banche hanno smesso di fare credito e sono diventate sinonimo di finanza tossica. E la cosa più avvilente è che anche il dissenso non sa fare altro che proporre metodi da socialismo reale - che tanto per intenderci sono gli stessi che ispirano tutte quelle emergenze che teorizzano l'annullamento della volontà individuale - che non risolverebbero assolutamente nulla. Nazionalizzare le banche e metterle tutte sotto il controllo dello Stato, come ho sentito proporre ad alcuni "sgeni" (il contrario di geni) di Italia Sovrana, significherebbe semplicemente passare dalla padella alla brace. Perché i punti sono altri.

Intanto, le banche sono imprese commerciali come le altre, che hanno dunque l'esigenza di prosperare per poter dare credito. Che in un'economia altamente indebitata oggi assumano un ruolo di fondamentale importanza, questo è vero. Ma non è colpa delle banche. Se oggi tanta gente, invece di contentarsi di ciò che ha, ricorre al credito nell'idea - sbagliata - che quando ha ottenuto un mutuo, è diventata proprietaria della propria casa, non è certo qualcosa che possa essere rimproverato a Intesa San Paolo o alla Credem, che d'altra parte offrono ciò che il mercato chiede. Se oggi ci sono imbecilli che investono tutti i propri risparmi in speculazioni per poi ritrovarsi senza niente, nonostante vengano avvertiti dei rischi, la colpa non è certo delle banche ma di chi vuole prosperare senza metterci del proprio, a guisa di giocatore d'azzardo. E se oggi un qualsiasi povero cristo va in banca e, a meno di non ipotecare tutto quello che ha e di non avere già un cospicuo peculio, a meno di non essere uno statale di alto livello, viene di norma ritenuto non bancabile, la colpa è del fatto che le banche di soldi ne hanno relativamente pochi. Tassare un profitto ritenendolo arbitrariamente "extra", sulla base di principi soggettivi e dunque aleatori, significa ridurre la floridità della banca, con conseguenze che non si riverberano sui suoi proprietari ma su correntisti e risparmiatori, e soprattutto significa perorare il pericoloso principio che uno Stato possa decidere arbitrariamente, sulla base di principi del tutto soggettivi, di requisire i profitti di una qualsiasi attività commerciale. Quando poi leggo la retorica antibancaria, mi sembra di leggere le stesse sciocchezze di quelli che si scandalizzano per il vestiario di alcuni prelati e si arrapano di fronte all'apparente semplicità di Papa Francesco, dimenticando che se si appezzentisce la Chiesa, a venir meno non sono le ricchezze, vere o presunte, dei cardinali, ma i fondi alle scuole private cattoliche che quando sono davvero cattoliche - e non appaltate a giovani di 25 anni appena usciti dalle università - sono, diciamoci la verità, molto migliori delle scuole pubbliche. Le banche non sono il male assoluto e devono guadagnare e prosperare, naturalmente rispettando le norme. E qui casca l'asino: chi deve far rispettare le norme?

Questo è l'altro punto: a garantire correntisti e risparmiatori deve essere una Banca Centrale, che tuttavia deve lasciare la libertà alle banche di fare business nei modi più opportuni, limitandosi ad intervenire, nell'interesse generale, per sanzionare quelle banche che non si comportano bene. Che molti sostengano che questo sia un principio illiberale, è la chiara conferma che la stragrande maggioranza delle persone parla di cose che non sa. Il liberalismo - tranne che in alcune teste vuote sia liberali che antiliberali - non è mai stato l'assenza dello Stato ma semplicemente la sua riduzione a ruolo di semplice arbitro. E di conseguenza, più un mercato è libero, più le istituzioni che devono controllarne la regolarità devono essere forti. Ma oggi le banche centrali, pur se formalmente gli Stati nominano i governatori che devono gestirle, sono sostanzialmente banche private perché a loro volta partecipate dalle principali banche private del posto, che naturalmente incideranno nella nomina delle autorità, e così i controllati diventano controllori, con tutte le conseguenze del caso.
Questo è il vero male di oggi, non gli extraprofitti.

Per cambiare il sistema, bisognerebbe ritornare ad avere il controllo della lira o di qualsiasi moneta che si vuole purché espressione dello Stato sovrano, farla finita con questa farsa che è l'Unione Europea, che non è altro che il cane da guardia della finanza americana. Perché il male è quello lì, non il libero mercato, non gli extraprofitti. Quando abbiamo rinunciato al controllo della moneta, abbiamo anche rinunciato alla sovranità monetaria, dunque economica, dunque politica, dunque anche al controllo delle banche. E quando abbiamo stabilito il principio che lo Stato debba diventare un socio occulto che requisisce più della metà dei guadagni dei cittadini, abbiamo ottenuto che nessuno trovi conveniente lavorare per arricchirsi, col risultato che nessuno intraprende più e l'economia va in recessione. Tassare gli extraprofitti delle banche non serve assolutamente a nulla. Tutte le principali distorsioni finanziarie, compreso l'enorme debito pubblico, sono esplose quando Ciampi e Andreatta, salvo poi essere dipinti da una vergognosa stampa come campioni di austerità, sottrassero la Banca d'Italia al controllo del Tesoro. Tutti i guai di oggi sono iniziati da lì.
Che poi questa palingenesi sia impossibile da realizzare seguendo la via delle attuali democrazie, questo è verissimo. Anche un tumore risulta debellato quando si uccidono tutte le cellule cancerogene e si individua e poi elimina la causa prima che lo ha scatenato. Che poi questo raramente sia possibile, non significa nulla. Il tumore o lo estirpi o ti ammazza. Ormai la politica italiana sa solo produrre sfibranti chemioterapie che, come è noto, addormentano la malattia per qualche tempo ma, non eliminando la causa prima, non la guariscono. La malattia poi ritorna e ammazza il paziente.

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Solo dopo l'annuncio, Intesa San Paolo ha perso l’8,5% in borsa in un solo giorno, Unicredit il 6% e Fineco quasi il 10%. Scommettiamo che a pagare il prezzo della nuova tassa non saranno le banche che scaricheranno sui clienti il costo con aumento dei tassi applicati ai nuovi mutui più alti e maggiori commissioni sui conti correnti? E così andrà in mona il mercato dell'edilizia? E poi, non capisco la storia di "aiutate" chi é in difficoltà nel pagamento del mutuo, se é in difficoltà significa che ha acceso un mutuo a tasso variabile no? Perché chi lo ha a tasso fisso non subisce aumenti no? E allora anche lì é una libera scelta di rischio, se qualche anno fa il tasso fisso era ...boh...vado a memoria 4%? Quello variabile era circa la metà. Allora hai risparmiato per qualche anno ciò che ora paghi, sempre parlando di rischio. E il tuo articolo precedente é perfetto collegato a questo. Lo stato deve sempre pagare le scelte sbagliate? E noi liberi (per modo di dire) professionisti dobbiamo continuare ad essere munti?
 
L'Italia è diventata una potenza industriale grazie a enti statali come IRi e ENI .La Cina ha un sistema misto pubblico privato , possono esistere anche banche a capitale interamente pubblico e funzionare bene.
 

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Franco Marino
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