Se oggi dicessimo che l'Italia è una colonia senza sovranità, molti scrollerebbero le spalle e penserebbero di avere a che fare con un complottista. Certamente l'Italia *formalmente* non è una colonia. Ma senza un esercito autonomo, con decine di basi militari di un paese straniero - le basi NATO non sono le uniche basi straniere di questo paese, tanto per la cronaca - e l'obbligo di fatto di chiedere il permesso a poteri esterni per ogni singolo passo, mi sembra chiara la conclusione finale: il nostro non è un paese davvero sovrano.
Questa è anche una delle ragioni per cui sono patetiche le critiche contro la Meloni. Del resto, lo sviluppo dell'epopea meloniana è stato chiarissimo sin dalla campagna elettorale, che la Meloni ha, saggiamente, condotto senza esporsi più di tanto. Sapevamo che avremmo avuto una Meloni rassicurante, mainstream, che non avrebbe osato su niente ed è esattamente quel che stiamo vedendo. Chi ha appoggiato il teatrino, sperando in uno strappo successivo, l'ha comprensibilmente votata. Io, che su questo non ho mai avuto un grammo di fiducia, non l'ho votata.
Questa premessa - che in fondo rimanda ad un concetto espresso a più riprese su questa pagina - serve anche ad introdurre il caso di Marcello De Angelis. Lo riassumo in breve: De Angelis pare che abbia messo in discussione l'origine fascista della strage di Bologna, sostenendo la tesi dell'innocenza di Fioravanti e compagnia.
Naturalmente, non avendo mai letto neanche una delle carte processuali - lo avrei fatto solo previo pagamento o pistola puntata alla tempia - non mi sento autorizzato ad esprimermi su una vicenda che oltretutto non è della mia epoca. Qui invece voglio soffermarmi sulla pericolosa deriva liberticida che ormai si è presa in questo paese.

Partiamo dal primo punto: le opinioni di De Angelis. Fino a prova contraria, questo è un paese formalmente democratico (poi, certo, in quel "formalmente" è racchiuso un mondo) dove in teoria sarebbe lecito discutere le sentenze dei giudici. Che, tanto per capirci, non sono la bocca della verità ma l'opinione vincolante di un gruppo di signori che si radunano in una stanza segreta e poi, attraverso una valutazione dei fatti - sulla quale altri giudici potrebbero discordare (ecco perché esistono i tre gradi di giudizio) - esprimono la propria visione delle cose, che produrrà delle conseguenze a carico delle persone coinvolte. Il potere dei giudici finisce lì. Contestare una sentenza non è reato, anche se vi è stato fatto credere questo. Se De Angelis non è d'accordo con una tesi ufficiale, se Zichichi non è d'accordo sull'origine antropica del riscaldamento globale, se un medico contesta l'efficacia di un determinato vaccino, in un paese davvero democratico questo non dovrebbe essere un problema. Semplicemente si discute, senza pretendere che si allontani dalle istituzioni o dal posto di lavoro chi esprime un'opinione discutibile. De Angelis non ha fatto il saluto romano, non ha detto Viva il Duce, non ha pubblicato sul suo profilo foto di Mussolini: ha semplicemente detto - giusto o meno che sia - che per lui la strage di Bologna non è di derivazione fascista. E questo, se Dio vuole, non configura alcun reato. Il negazionismo stragista non è (per quanto ancora?) reato. A sconcertare della vicenda De Angelis è che si sta cercando di far diventare reato non soltanto l'apologia del partito fascista - e già su quanto questo sia discutibile, si potrebbero aprire tavole rotonde - ma perfino discutere le verità dell'antifascismo militante. Essere antifascisti ha un senso se in cambio del regime fascista ci viene consegnata una democrazia liberale. Ma se in cambio del regime fascista, ci viene consegnato un regime antifascista che fa dello squadrismo la cifra della propria essenza, quale sarebbe il criterio differenziale che ci dovrebbe indurre a preferire l'antifascismo, visto che questo regime censura, sopprime e persegue esattamente come faceva il fascismo?
Cioè sostanzialmente, a che cazzarola serve essere antifascisti se questo ci consegna semplicemente un regime fascista di segno opposto?

Punto secondo: "La Meloni che chiede le sue dimissioni è l'ennesima prova che si è piegata al nemico. E' pagata, corrotta, ricattata?". Vi tolgo dall'impiccio: è una domanda inutile. La Meloni non conta una sverza di niente. Essendo, il nostro come gran parte dei paesi europei, un paese commissariato, starà lì fin quando eseguirà i diktat della Troika. Se non li eseguirà, due sono le possibilità: un sorrisino tra Macron e Scholz che farà schizzare in alto lo spread con conseguenti titoloni dei giornali "Fate presto!", "Giorgia vattene!" o minacce all'incolumità di Giorgia e della famiglia, che a quel punto, come qualsiasi essere umano normale, tra la prospettiva di vedere fatti a pezzi i propri familiari, e preservarli dalla vendetta di poteri troppo più forti, sceglierà sempre i propri affetti. Poi certo, uno potrà dire "In fin dei conti poteva anche non entrare in politica". Ma non tutti sono Franco Marino che sa benissimo come funzionano le cose e proprio per questo non ci entra, proprio per non deludere nessuno. E il dissenso non si faccia illusione: anche Giorgio Bianchi, Paragone, Rizzo, Toscano, Di Stefano, Tarro, Montagnier, Matteo Brandi avrebbero scelto la famiglia. Il dissenso è in crisi perché non ha ancora capito che la protesta viene accettata solo quando c'è da radunare le speranze di tutti quei disagiati mentali che prima pensano che i loro nemici siano criminali che vogliano ucciderli, poi pensano di poter concorrere elettoralmente con loro. Come se uno volesse gareggiare elettoralmente con Totò Riina, noto per far saltare per aria i suoi avversari. Vi sembra razionale?
Giorgia Meloni governerà fin quando piacerà ai veri padroni di questo paese. E dal momento che i padroni di questo come di tutti i paesi europei sono gli Stati Uniti, fin quando la Meloni farà le cose che vogliono gli Stati Uniti, rimarrà lì, perlomeno fin quando non emergerà un contrappeso in grado di sostenere un eventuale strappo della Meloni. E che sia credibile. Perché passare dalla padella americana alla brace cinese non mi sembra questa grande mossa. Un'altra possibilità sarebbe quella che nel 2024 possa rivincere Trump o un simil-Trump. Ammesso che poi Trump una volta al potere cambi davvero la rotta. Tradotto, Giorgia Meloni deve stare a chiappe strette perlomeno fin quando non cambieranno le cose in America.

Punto terzo: ormai siamo in una dittatura. Capisco che anche questa sia un'affermazione complottistica secondo alcuni, ma chiunque voglia vedere le cose per come sono, ha capito benissimo che ormai dire la propria opinione in questo paese, anche quando ci sono alte possibilità che coincidano con la verità, è diventato un problema. Perché se uno non può neanche più dire - a torto o a ragione, non mi interessa discutere questa cosa, perché non è questo il punto - che secondo lui non sono stati i fascisti a fare una strage, se addirittura si arriva a proporre di introdurre leggi come il "negazionismo climatico" - dire che questa è un'estate fresca sarà un reato - se addirittura si arriva a vietare che i calciatori indossino la maglia numero 88 perché evoca Hitler, e se i giornali e la politica insultano sistematicamente chiunque non voglia allinearsi alle verità ufficiali, a me sembra chiaro - come sembrerebbe chiarissimo a qualsiasi persona normale - il vero punto della situazione: siamo in un regime dittatoriale. E contro i regimi dittatoriali non si combatte nelle aule istituzionali ma si fanno le cose che facevano i partigiani durante il fascismo. A quei tempi, sarà che i social non c'erano, il dissenso faceva delle cosucce che se oggi uno le evocasse, passerebbe per malato di mente - infatti noto che quando le evoco, molti mi guardano come a dire "Allontaniamoci da questo Franco Marino che non sta tanto bene con la testa" - eppure sono quelle cosucce che hanno rovesciato il potere: a quel tempo i dissidenti non facevano i capipopolo nelle piazze digitali - che peraltro non c'erano - ma prendevano armi e bagagli e andavano in montagna, sparando ai fascisti che in quel momento incarnavano il regime dominante, e tessendo legami con paesi stranieri potenzialmente interessati ad aiutarli.
Che poi col cambio di regime non ci sia stata una Liberazione ma un passaggio di proprietà, questo è verissimo - sperando che per questa affermazione non mi chiedano di dimettermi da direttore de La Grande Italia - ma ci si soffermi sul metodo e non sul merito: il metodo quando c'è un regime antidemocratico, illiberale e potenzialmente assassino, è uno solo, cacciarlo a pedate, con attentati, con agguati, con rapine ai centri economici del potere. Non con metodi istituzionali.

Non c'è da prendersela con Giorgia Meloni, che in quel meccanismo infernale che è la politica italiana - e che Berlusconi, più gaiamente, chiamava "teatrino della politica" - non conta nulla. Se secondo voi una volenterosa ragazza della Garbatella che nella vita non ha altre esperienze lavorative extrapolitiche, o addirittura Paragone o Toscano, possono riuscire dove hanno fallito autentici giganti come Berlusconi e Craxi, cioè cambiare il paese seguendo regole istituzionali, vuol dire che siete senza speranza.
Il problema non è che soltanto che si chiedano le dimissioni di De Angelis, ma che dal 2020 questo paese si è dimesso dalla verità ed è stato saccheggiato da gente che sta facendo a brani la democrazia liberale, mandando in mezzo ad una strada milioni di persone.
In condizioni di questo tipo, pensare che ci si possa appellare ai bottoni del comando di Palazzo Chigi è da idioti.

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Io ho sempre votato perché mi posso permettere di criticare l'operato di chi voto, è una mia questione di principio. Dopo 15 o 16 volte che sono andata a votare e l'esperienza di 48 o 49 o 50 (non li conto più) governi che ho visto, mi sono affidata all'astrologia in base alla quale Giorgia Meloni è predestinata a rimanere in sella per anni. Quindi ho votato per avere un capo di governo che resistesse per una legislatura, sarebbe un buon inizio per gli italiani, dopo l'esperienza Berlusconi.
Detto ciò, secondo me, ogni tanto la sua origine borgatara la fa straparlare per compiacere. Ero abituata a politici ugualmente proni agli States ma laureati e, in modo razzista, dico che chi ha un elevato livello di studi si comporta in modo più attento. Puntualizzo...laureati di una volta, prima delle "lauree brevi".
 
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Di questo passo, col caos che incalza, qualcuno finirà col desiderare la "brace" cinese pur di riavere un minimo di ordinata normalità. Vorrei essere smentito.
 
L'unica piccola nota di merito di una Meloni rispetto a Draghi/PD/Monti ecc.. È secondo me questa: partiamo da uno schema 'medievale', c'è un sovrano o signore con poteri assoluti (USA), ci sono i vassalli (asse franco-tedesco) e ci sono i valvassori (l'Italia).
Ora, questi vassalli negli ultimi 30 anni, utilizzando il potere residuale lasciatogli dal signore, che per controllarli e blandirli allo stesso tempo gli creò la UE, hanno maldestramente bistrattato il valvassore depredandone ricchezza e territori ben più dell'obolo richiesto dal signore, che sostanzialmente è la NATO, ma non per forza la rovina economica.
La scommessa della Meloni, sembrerebbe, è provare a capire quanto rivolgendosi direttamente al Sovrano assoluto senza passare dai vassalli, che comunque al re stanno un pochetto sui coglioni da quando zerbinano con l'imperatore del Celeste Impero senza chiedere e da quando hanno tradito la gabbia UE comprando un pó troppa legna dallo Zar per il camino, possa garantirle la ripresa di alcune briciole di sovranità residuale, quantomeno in campo economico, persa nel trentennio a causa del taglieggiamento fatto dai vassalli.
 

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Franco Marino
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