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Immaginiamo un personaggio criminale che viva in un condominio. Un giorno va ad abitare in un appartamento davanti al suo un poliziotto. Dopo poco tempo va ad abitare nell'appartamento proprio sopra di lui un carabiniere. Infine, dopo altro tempo, l'appartamento a fianco a quello del criminale viene abitato pure da un agente di polizia penitenziaria.
Chiunque, in una situazione simile, si sentirebbe oltremodo tranquillo e, per certi versi, al sicuro. Mentre il personaggio in questione si sentirà, ovviamente, perennemente minacciato per sé e per le proprie attività illecite.
Queste dinamiche, proiettate a livello geopolitico, si possono perfettamente sovrapporre alla situazione di un noto e innominabile Stato, incistato nel Medio Oriente, che fin dalla sua recente nascita (1948) si percepisce perennemente minacciato da quasi mezzo mondo.
Addirittura i cittadini di questa Nazione sono ossessionati dalla propria sicurezza e praticamente tutti loro, uomini e donne, dopo aver assolto al servizio militare obbligatorio rimangono comunque dei riservisti ad libitum. Sempre pronti ad imbracciare le armi da un giorno all'altro.
Ora mi viene spontaneo pensare:"Che vita è?". Come è possibile vivere quotidianamente con l'angoscia di poter essere un bersaglio di nemici interni ed esterni al mio Paese?
La risposta è molto semplice. Se il mio Paese è stato creato dal niente utilizzando unicamente la violenza, il sopruso e la corruzione non bisogna poi sperare che i dirimpettai vicini e lontani lo accolgano o perlomeno lo prendano in simpatia.
E il Paese in questione, come tutti avranno capito, è lo Stato di Israele.
Non starò certamente qui a discettare sulle origini e la legittimità di questo Paese. Mi limiterò solo a considerare la sua collocazione geopolitica. E mi pare sia inconfutabile il fatto che Israele in Medio Oriente venga percepito, ma lo è a tutti gli effetti, come un corpo estraneo. Altri Stati limitrofi, al massimo, lo possono tollerare per tornaconto politico o economico. Oppure per il fatto che la patria del sionismo sia a tutti gli effetti un'appendice degli Stati Uniti in Medio Oriente.
Però, comunque la si rigiri, Israele è un unicuum di quella precisa porzione geografica.
Ora pensiamo al Medio Oriente come ad un corpo umano.
Il corpo umano è "programmato" per respingere qualsiasi tipo di attacco proveniente dall'esterno e che possa danneggiarlo. Pensiamo, per esempio, agli anticorpi. Ovvero quelle proteine prodotte dal sistema immunitario e che servono a individuare e respingere tutti quegli organismi nocivi all'l'organismo.
Oppure immaginiamo una spina che si infila nella pelle e col tempo viene espulsa.
Per non parlare di tutto ciò che viene ingerito di nocivo e che viene espulso col vomito o con le feci.
E queste dinamiche si ripropongono puntualmente anche nel caso di un trapianto d'organo. Infatti per quanto l'organo di un "donatore" possa essere definito compatibile con il fisico del ricevente, l'organismo di quest'ultimo percepirà l'organo trapiantato nè più né meno come un corpo estraneo. Con tutte le conseguenze del caso.
Proprio per questo motivo tutte le persone che hanno subito un trapianto saranno costrette ad assumere vita natural durante un farmaco antirigetto. Ovvero un farmaco che inibisca le reazioni del sistema immunitario del ricevente quando questo si trova alle prese con un corpo estraneo. Come un organo trapiantato, appunto.
Quindi alla luce di quanto detto finora non penso sia difficile considerare Israele come un organo alieno al "corpo" del Medio Oriente. Un intruso a tutti gli effetti.
Però, nonostante tutto, questo intruso è rimasto ben saldo al suo posto fin dal 1948. Anzi con gli anni si è addirittura espanso! Come un tumore, si direbbe. Giusto per rimanere in campo fisiologico...
Ma qual'e stato il "farmaco" che ha impedito, non solo al cosiddetto mondo arabo, ma al Mondo intero di rigettare questa anomalia geopolitica?
In realtà i farmaci metaforici sono vari.
Prima di tutto la cosiddetta Shoah, nota anche come Olocausto. Ovvero quella triste pagina di Storia nella quale il popolo ebraico fu perseguitato ferocemente in quella parte di Europa che giaceva sotto il tallone della Germania nazista.
In quel periodo gli ebrei del Vecchio Continente furono fatti oggetto di abusi, soprusi e violenze se andava bene. Sennò vittime di veri e propri omicidi di massa. I più fortunati riuscirono a fuggire verso altri Paesi più accoglienti.
È umanamente impossibile negare ciò che è accaduto al popolo ebraico tra gli anni '30 e '40 del secolo scorso. Però c'è un "però".
È fin dalla notte dei Tempi che dei popoli si accaniscono contro altri popoli cercando vicendevolmente di sterminarsi a vicenda. Ci sono migliaia di casi documentati storicamente per avvalorare questa affermazione.
Però, clamorosamente, lo sterminio degli ebrei è assurto al rango di Sterminio con la "S" maiuscola. Lo Sterminio per antonomasia. Come se il popolo ebraico avesse acquistato i diritti per la parola "Sterminio" e l'avesse depositata all'Ufficio Brevetti. E, come per la Coca Cola, i marchi brevettati fanno il giro del Mondo per piacere alle masse.
Infatti è esattamente dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale, avvenuto nel 1945, che i giovani virgulti occidentali vengono cresciuti a pane e Olocausto.
Fin dalle scuole elementari un conflitto complesso come la Seconda Guerra Mondiale viene tagliato con l'accetta e ridotto ad uno schemino da asilo infantile per il quale da una parte ci sono i "cattivissimi" (Germania, Italia e Giappone), dall'altra parte i "buonissimi" (Inghilterra e Stati Uniti) e in mezzo le "vittime" per eccellenza (gli ebrei).
E questo schemino, per imprimersi indelebilmente nella mente dei popoli occidentali, va reiterato all'infinito. Producendo una vastità innumerevole di film, libri, articoli, spettacoli fino ad arrivare al cosiddetto Giorno della Memoria. Ovvero quel giorno in cui si ricorda che il concetto di "Sterminio" è appannaggio esclusivo del popolo ebraico, come detto prima.
E tutto questo implacabile bombardamento culturale ed emotivo a cosa porta? Porta a maturare nei cuori e nelle anime delle popolazioni occidentali, ed europee in particolare, un forte senso di colpa nei confronti del popolo ebraico. Anche a 80 anni di distanza dalla fine del conflitto. E questo ingiustificato senso di colpa è il "farmaco antirigetto" di cui sopra.
Grazie al fatto di sentirsi perennemente, e impropriamente, in debito verso gli ebrei l'Occidente ha permesso ai fautori del sionismo di perpetrare fino ad oggi qualsiasi nefandezza o atrocità. Senza battere ciglio o fare un plissè. Poiché chiunque provi solo a sollevare una remota perplessità sulle azioni condotte da Israele sarà tacciato in automatico di nazismo e antisemitismo. Condannato alla gogna mediatica, al pubblico ludibrio e all'oblio perenne. Se poi aggiungiamo il fatto che le lobby ebraiche sono infiltrate in tre quarti dei Paesi e delle banche mondiali, e che da quasi un secolo "tengono per le palle" la più grande potenza militare del mondo come gli Stati Uniti, possiamo agilmente comprendere di come uno staterello più piccolo della Lombardia, privo di materie prime e popolato solo da 9 milioni di abitanti, possa fare il bello e il cattivo tempo in giro per il mondo. Indisturbato e impunito.
Almeno fino ad ora.
Si perché è dal 7 Ottobre 2023 che il leader israeliano Bibi Netanyhau sta sfidando la pazienza e il buon senso del Mondo intero commettendo crimini di guerra come se non ci fosse un domani. Calpestando tutte le regole morali e giuridiche possibili ed inimmaginabili. Confidando sempre e comunque sul "farmaco antirigetto" menzionato in precedenza. Però penso che prima o poi questo farmaco miracoloso si esaurirà.
Ormai è troppa l'indignazione che Israele si sta attirando addosso. E fa rabbia pensare che la scia di sangue che Netanyahu si sta lasciando dietro sia giustificata solo da un suo tornaconto personale.
Infatti non tutti sanno che il leader israeliano, prima dei fatti del 7 Ottobre, stava rischiando di finire sotto processo per reati di corruzione. Ma, quando si dice la coincidenza, Hamas riesce a compiere uno spettacolare atto terroristico eludendo clamorosamente e inspiegabilmente le forze armate e i servizi di intelligence israeliani, definiti fino ad allora i più professionali e implacabili del Mondo.
All'indomani dell'anomalo attacco terroristico il presidente statunitense del periodo, Joseph Biden paragonò il 7 Ottobre israeliano all'11 Settembre americano. E come direbbe il Principe De Curtis in arte Toto':"Ho detto tutto!"...
Fatto sta che in seguito a quei fatti sanguinosi Netanyhau si avvitò letteralmente alla poltrona. Diventando pressoché intoccabile poiché impegnato a combattere duramente i terroristi di Hamas presenti e mimetizzati, a suo dire, dentro scuole, ospedali ed abitazioni civili.
E come accadde in seguito al crollo delle Twin Towers nel 2001, utilizzate da George W. Bush come alibi per invadere Iraq e Afghanistan, così anche il leader israeliano, oltre ad aver salvato il potere personale, si è anche ritrovato con le mani libere per compiere le atrocità più impensabili ai danni di popolazioni intere ritenute nemiche del popolo ebraico. Col benestare e il sostegno morale e materiale di tutto l'Occidente. In pratica finché c'è guerra c'è speranza per Netanyhau di rimanere saldo al potere e immune da qualsiasi attacco giudiziario e politico. Esattamente come il suo omologo ucraino Volodimir Zelensky.
Ma queste dinamiche, curiosamente, fanno tornare alla mente un personaggio biblico di qualche secolo fa e che il nostro Bibi dovrebbe conoscere bene: il Re Davide.
Penso tutti conoscano quell'episodio della vita di Davide nella quale egli si invaghisce perdutamente di Betsabea, moglie di uno dei suoi generali più fidati. E approfittando dall'assenza di quest'ultimo, poiché impegnato in guerra, seduce la di lui consorte portandosela a letto.
Però, come si suol dire, "il diavolo fa le pentole ma non i coperchi". E infatti Betsabea rimane incinta.
Lo scandalo è dietro l'angolo poiché è impossibile che la moglie di un soldato rimanga incinta quando questi è altrove impegnato a guerreggiare.
Cosicché l'intraprendente Davide escogita un piano a dir poco geniale. Almeno sulla carta.
Uria l'Itita, il marito di Betsabea, viene richiamato dal campo di battaglia affinché possa congiungersi con la moglie. E di conseguenza fugare qualsiasi dubbio sulla paternità del futuro nascituro. Però, tornando al discorso delle pentole e dei coperchi, Uria è un uomo integerrimo e tutto d'un pezzo. E quindi si rifiuta di giacere con sua moglie col pensiero che nel frattempo i suoi compagni d'arme continuano a combattere e morire in battaglia.
Re Davide, esasperato, le tenta tutte per far accoppiare il generale con sua moglie. Prova anche a farlo ubriacare ma...niente!
Alla fine il Re decide di risolvere il problema con metodi spicci.
Uria viene rispedito sul campo di battaglia. Ma egli non sa che i suoi commilitoni hanno ricevuto delle precise direttive da parte del Re. Nel bel mezzo della battaglia egli sarà abbandonato dai suoi compagni cosicché possa essere ucciso agevolmente dai nemici. E così fu.
Quindi in definitiva il Re Davide, per assecondare una sua impellente esigenza ormonale, si macchia del peccato di adulterio. Ma, come si suol dire, la pezza è peggio del buco. E quindi per cercare di coprire l'adulterio si macchia pure dell'omicidio di un uomo innocente. Cornuto e mazziato, si direbbe...
Comunque la vicenda si conclude con Dio che, per bocca del profeta Natan, si rivolge a Davide dicendogli:"Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Itita!".
Una profezia attualissima direi. Poiché, come abbiamo visto prima, Israele è perennemente in guerra fin dalla sua nascita. Inoltre vediamo di come passano i millenni ma le dinamiche rimangono sempre le stesse. Infatti Re Davide ha fatto uccidere un uomo per risolvere le sue questioni personali e ugualmente Netanyhau sta conducendo da due anni un massacro senza fine, uccidendo indiscriminatamente decine di migliaia tra uomini, donne e bambini. Con l'unico scopo di salvare le proprie personali terga.
Quindi, appurato che la spada non si allontanerà mai dalla casa di Israele, sarebbe utile ricordare a tutti i sionisti e ai loro sostenitori che chi di spada ferisce, prima o poi, di spada perisce.


Alessio Paolo Morrone

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Alessio Paolo Morrone
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