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L'abolizione del contante come sintomo di una malattia: la statolatria...

Ho più volte scritto che nella mia "carriera" di blogger ci sono due motivi d'orgoglio: non aver mai dato alcuna fiducia al Movimento 5 Stelle e, soprattutto, non aver mai creduto ad un grammo della narrazione covid. Due intuizioni di quelle analoghe al colpo di fulmine tra due innamorati. Ma l'onestà intellettuale mi impone anche di confessare le più clamorose cantonate da me prese e, tra queste, connessa alla pandemia, c'è stata la convinzione che da quell'esperienza storica potesse...
Tutto (o quasi) vero; però come spieghi il fatto che Confindustria invochi più Europa? A volte sono proprio gli imprenditori a cercare un padrino (vedi l'IRI) perché timorosi della concorrenza, incapaci o non sufficentemente attrezzati per far fronte a impegni gravosi che superano di gran lunga le loro possibilità. L'Italia è un paese commissariato in cui lo Stato e i suoi apparati giocano a perdere e non possono far altro che svendere, rastrellare i risparmi di imprese e cittadini, favorire i colossi stranieri.
 
Mai detto che tra noi imprenditori ci siano solo cuori di Leone, tutt'altro. Molti accettano soltanto il lato A della libera impresa che è quella di atteggiarsi a bauscia milanesi, parlando come Silvione.
Il lato B è fatto dalla paura tipicamente italiana per il futuro e per l'ontologica precarietà tipica di un libero mercato. E così ecco che, in tanti, si fanno crollare i nervi, mollando e cercando di riparare in un posto statale. E non ti nascondo che la tentazione, talvolta, è venuta pure a me.
Anzi, ontologicamente, l'imprenditore non è un vero liberale. Sono pochi quelli che vedono nella concorrenza un'opportunità e non una minaccia.
 
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Franco, il libero mercato ha bisogno di leggi e di una forza che le faccia rispettare. In un mondo governato dalla legge del più forte, il libero mercato semplicemente non può esistere. Io, a seconda delle circostanze, sono favorevole alla proprietà privata e alla libera iniziativa privata, come sono favorevole all'intervento pubblico, ma senza velleità statolatriche o statofobiche che lasciano il tempo che trovano.
 
Mai negato che il libero mercato abbia bisogno di leggi, anzi: in tutti i più grandi tomi scritti da fior di liberali, anche spinti come Friedman o come Smith, si sostiene che in un mercato libero, la figura dello Stato, con tanto di leggi, è fondamentale proprio per impedire che vinca il più forte e non il più capace. Semplicemente, il liberalismo differisce dallo statalismo perché in quest'ultimo regime si trova legittimo che lo Stato giuochi un ruolo come attore della vita economica, mentre nel liberalismo lo Stato è un arbitro. Forte, autorevole, deciso. Ma arbitro. La non comprensione di questo aspetto è un altro dei giganteschi equivoci generati dal "finto libero mercato" imposto all'Europa dietro cui si nasconde l'imperialismo americano.
 
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Hai la capacità di individuare perfettamente il centro della questione con una naturalezza disarmante
Il problema è serissimo… spero che prima o poi la gente lo capisca
Non siamo usciti migliori da quel biennio e soprattutto non ne siamo usciti più forti
 

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