Il progressismo non solo è destinato a fallire ma, addirittura, ad acquisire sempre più nemici, a dover contrapporsi ad un numero sempre più crescente di razzisti, omofobi, fascisti per la semplice ragione che gli organismi che perseguono questa battaglia sono totalmente identificati con la stessa classe dirigente che da decenni governa palesemente contro gli interessi dei cittadini.
Una squalifica per 2-3 giornate per Acerbi e una multa di 500-1000 basterebbero. Invece, nei suoi confronti, si sta scatenando una macchina d'odio e di indignazione che non è propria di una sana cultura giuridica ma della subcultura bullistica che caratterizza il modo con cui il potere oggi tenta di imporsi sul popolo.
Nel momento in cui la credibilità dei media è ormai totalmente sputtanata, quello che accade è che quando un giornale o una TV designano una vittima del minuto d'odio, una parte sempre più crescente si schiera col cattivone di turno.
E all'improvviso, la credibilità di battaglie progressiste anche meritorie in linea di principio, viene inevitabilmente compromessa.
Oggi il progressismo non è difeso da una sana cultura dei diritti civili e sociali, ma da un grumo di potere totalitario, oltranzista e intollerante, che si cura unicamente di alcune minoranze funzionali alla narrazione per lasciar scoperte intere categorie che, invece, continuano ad essere impunemente offese.
La cultura dei diritti o è universale o finisce per creare divisioni. E si persegue applicando la legge, non perseguendo i metodi orwelliani della gogna mediatica.
Questa è la lezione che i progressisti proprio non vogliono capire.
Una squalifica per 2-3 giornate per Acerbi e una multa di 500-1000 basterebbero. Invece, nei suoi confronti, si sta scatenando una macchina d'odio e di indignazione che non è propria di una sana cultura giuridica ma della subcultura bullistica che caratterizza il modo con cui il potere oggi tenta di imporsi sul popolo.
Nel momento in cui la credibilità dei media è ormai totalmente sputtanata, quello che accade è che quando un giornale o una TV designano una vittima del minuto d'odio, una parte sempre più crescente si schiera col cattivone di turno.
E all'improvviso, la credibilità di battaglie progressiste anche meritorie in linea di principio, viene inevitabilmente compromessa.
Oggi il progressismo non è difeso da una sana cultura dei diritti civili e sociali, ma da un grumo di potere totalitario, oltranzista e intollerante, che si cura unicamente di alcune minoranze funzionali alla narrazione per lasciar scoperte intere categorie che, invece, continuano ad essere impunemente offese.
La cultura dei diritti o è universale o finisce per creare divisioni. E si persegue applicando la legge, non perseguendo i metodi orwelliani della gogna mediatica.
Questa è la lezione che i progressisti proprio non vogliono capire.