Un'umiliante dimostrazione di impotenza
Aveva ragione il seminegro Obama: la Russia è una potenza regionale. Chi fatica a performare persino nell'estero vicino (una vera superpotenza non avrebbe mai permesso gli eventi di Euromaidan), non può competere con l'Occidente, né in Medio Oriente né altrove. I supermissili nucleari sbandierati dal Cremlino e dai madrerussisti nostrani, da soli servono a poco nella corsa alla supremazia. Da anni si ripete che Putin è il capofila del multipolarismo, che il ballo dei vampiri - per stessa ammissione di Putin - è finito, che l'Ovest decadente è stato messo all'angolo. Dopo tante dichiarazioni altisonanti, per lo meno incaute, ora si limitano a una scrollata di spalle e a un grigio comunicato aziendale: La Russia non vuole rivedere il sistema internazionale ma solo conchiudere affari profittevoli con chi ci sta. Guardando la realtà senza ipocrisie, ci troviamo di fronte a una chiara sconfitta strategica, un'umiliante dimostrazione di impotenza. Fa una certa tristezza vedere Lavrov e Medvedev criticare l'ostinazione dei nani europei, definiti "nazisti", che impedirebbero a Mosca di riallacciare i legami con Washington. A mio avviso, gli Stati Uniti mantengono in vita l'ingombrante sfasciume putiniano perché pensano di poterla adoperare come ariete in funzione antieuropea e anticinese.
