Quando si tratta di occuparmi di giustizia, confesso apertamente di non essere credibile. Punto primo, perché vado a simpatie ed antipatie. Punto secondo, perché ho una sfiducia pressoché totale nei confronti della magistratura italiana. Di conseguenza, ogni caso giudiziario è sottoposto ad una lente di ingrandimento che va oltre la dimensione relativa alle carte processuali, che analizzerei soltanto se lautamente pagato o con una pistola alla tempia. Non ho quindi i mezzi per farmi un'idea di tipo giudiziario sul caso Sgarbi. Il popolare critico d'arte e politico è ufficialmente indagato per riciclaggio, un reato pesantissimo. E sono assolutamente certo che per quanto la tenaglia della magistratura stia colpendo, con la solita sistematicità, tutti i pezzi grossi o quantomeno più rappresentativi del governo, qualcosa per le mani ci deve essere per forza: non si crea una campagna giudiziaria sul niente.

Quanto a come stiano davvero le cose, qui si ritorna al pregiudizio iniziale, che rivendico apertamente: sto assolutamente dalla parte di Sgarbi, proprio per simpatia nei suoi confronti e antipatia nei confronti di chi lo attacca. Non credo ad una parola di quanto gli sta venendo buttato addosso e, soprattutto, sono convinto che se anche vi fossero, da parte sua, delle responsabilità, queste siano enormemente sopravvalutate. Mi basta sapere chi ci sia dall'altra parte ad attaccarlo, per difenderlo a priori. Anzi, dirò di più. Se anche Sgarbi si rivelasse colpevole, lo assolverei a prescindere, anche se avessi la certezza che possa aver commesso un reato. Un quadro rubato per me sarà sempre infinitamente meno grave del teppismo giornalistico dei suoi accusatori, che non si limitano soltanto a contestarne i reati ma lo riempiono di insulti, anche di natura fisica, cercando di distruggere la sua credibilità come critico e la sua qualità come politico.

Si può obiettare che questo sia un modo di vedere le cose sbagliato e che se Sgarbi ha commesso dei reati deve pagare. E' vero. Ma questo sarebbe giusto in un paese dove la magistratura e il giornalismo che le ruota attorno fossero credibili. E dal momento che io non ho fiducia nella credibilità né dell'una né dell'altro, tantomeno dei giornali che sono più vicini all'area giustizialista, si tratta di scegliere non tra il Bene e il Male, ma tra un ipotetico Male - ricordo ai vari accusatori, che Sgarbi finora è soltanto indagato - e un Male sicuro, quello rappresentato dal giustizialismo. E mentre Sgarbi, indipendentemente da ciò che uscirà da questa sua vicenda, a questo paese ha fatto solo del Bene, insegnando alle persone l'amore per l'Arte, ancora non riesco a trovare alcunché di positivo nella mafia giudiziaria e giornalistica che da trent'anni tiene sotto scacco il paese.
E' un pregiudizio, il mio, lo so. Ma rivendico il diritto di averlo.

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Franco Marino
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