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Conoscete il detto "quando il diavolo ti accarezza vuole l'anima?", ecco cosa ho pensato leggendo il testo in foto. Cosa sta accadendo? Il capitalismo sviluppa (emancipa dai vincoli) le forze economiche per aumentarne il potenziale. In altre parole, le varie dinamiche del capitalismo (la competizione tra singole aziende, la competizione tra classi dirigenti di varie economie che può riflettersi talvolta in competizione tra Stati; la competizione tra capitale e lavoro e la competizione tra diverse categorie di lavoratori nazionale e internazionale) rendono l'equilibrio instabile. Nel momento in cui un partito vince le elezioni, un gruppo di lavoratori ottiene una vittoria, una potenza si afferma o un'azienda batte la concorrenza, si sta già delineando il suo futuro (in potenza) tramonto, oltre ad un effetto farfalla spesso imprevedibile. Esempi: La vittoria del sindacato X presso l'azienda Y, renderà il costo del lavoro presso Y più alto dei suoi concorrenti, innescando una serie di possibilità: il fallimento di Y, l'avanzamento di richieste analoghe da parte dei sindacati della concorrenza.. I risultati di ciascuna di queste strade possono essere diversi: ad esempio, se ogni azienda del settore adottasse la nuova normativa potrebbe esserci un graduale fallimento di tutte le aziende in quel contesto (Stato) o una migrazione (delocalizzazione). La vittoria del sindacato vorrebbe dire in prospettiva una sconfitta generale per i lavoratori (perdita del lavoro), per le singole aziende (fallimento o delocalizzazione), per lo Stato (perdita di PIL e benessere), del classe dirigente nazionale/borghesia (perdita di consenso per il calo economico, ecc). Qualcosa di analogo, si è visto (e ne abbiamo parlato abbondantemente) con gli USA: ottenuto il potere e reso il dollaro moneta mondiale, si sono trovati nel duplice ruolo di garanti dell'economia nazionale e globale. Più gli USA investivano per mantenere quel controllo e più diventava conveniente investire altrove; più le aziende USA producevano e più bisognava trovare a chi vendere; più soldi si stampavano e più ne fluivano fuori (verso Stati ostili che vendevano petrolio e droga per comprare armi). Quindi -nota giustamente Arrighi- ogni potenza ha avviato e seguito un suo ciclo di affermazione e declino: Genova, Paesi Bassi, Regno Unito, USA. Ogni potenza era rimpiazzata da una che aveva un'estensione territoriale maggiore (o accesso più rapido al mondo), a tecnologie più veloci, a mercati più grandi, a maggiori risorse. Giungiamo all'ascesa cinese (o dei BRICS) e al modo in cui uno dei pesi massimi del capitalismo internazionale (G.S.) abbandona la barca che affonda (USA). Goldman Sachs non ha nessun motivo per preferire gli USA alla Cina o al Sud Africa o al Brasile. Goldman Sachs è un'azienda privata enorme che può andare dove vuole; è parte della più grande classe dirigente/borghesia USA, ma non è legata (anche dato il settore e la potenza economica) a un territorio (diverso, ad esempio, per Walmart). Giorni fa, ho ricevuto una reprimenda per aver criticato (semplicemente, non ho mostrato entusiasmo) per le proteste francesi, tra le recriminazioni vi era quella di "non aver tenuto conto dei rapporti di classe". La considerazione che ho fatto altrove, è stato notare come ci fosse una sorta di mito francese tra le generazioni più in là negli anni; ma il dato interessante era un altro, queste generazioni pensavano che il welfare fosse merito del duro lavoro, del terziario; non avevano alcuna idea del conflitto tra lavoratori, di come un lavoratore del Burkina Faso si senta sfruttato dai suoi omologhi (si fa per dire, data la disparità di reddito) europei, non avevano alcuna idea di come la vittoria di un candidato in Francia -importante in quel contesto- non abbia alcun valore sulle dinamiche generali. Ho ripensato alla necessità che abbiamo di ripensare Marx (e di superare questa vulgata marxisteggiante in partibus infidelium) e ho pensato alle riflessioni del caro amico K*F']Gianfranco la Grassa sul suo conflitto strategico (che io rivedo in chiave post-marxista) a cui posso solo dire: nemo propheta in patria. Senza il neo-marxismo, sistema-mondo, multipolarismo e conflitto strategico, non possiamo capire il mondo che abbiamo intorno: Goldman Sachs che scarica il dollaro, Trump che viene incriminato, la Russia che interviene in Ucraina, l'India e la Tanzania che iniziano a fare transizioni in monete locali, la Francia che commercia gas in yuan, i francofoni africani che cacciano i capitali francesi e l'economia francese (che con buona pace della mitologia, senza Africa è un'Italia qualunque) e la torta diventa più piccola e il welfare peggiora... Una teoria critica riparte da qui: Neo-marxismo, Sistema-Mondo, Conflitto Strategico, Multipolarismo e forse è ora di smetterla di parlare di La Russa, di organizzare listarelle o di cercare di imitare il fenomeno mediatico (destinato a scomparire dopo la prima vittoria elettorale) estero; è ora di organizzarsi in un Centro Studi di Teoria Critica. (Su come lo studio e l'analisi siano state screditate a favore del "torniamo al popolo" che in finale è stato un'arma del capitalismo per svuotare la teoria critica di ogni reale capacità critica ne parliamo un'altra volta). Originally posted in:
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THE WHALE - SULL'AMORE VERREMO GIUDICATI

Charlie è un docente universitario che, nella vita, ha perso tutto: un grande amore, l'affetto di sua figlia, la possibilità di una vita normale.
Il suo corpo è enorme e, all'apparenza, sembra riflettere il peso del fallimento delle sue scelte.

Questo film mi ha portato a meditare il tema della sofferenza.
Il corpo di Charlie si fa centro gravitazionale, attorno a cui ruotano le sofferenze delle persone che entrano a contatto con lui e che, attraverso lui, si scoprono delle loro più grandi fragilità. "Scrivete qualcosa di sincero", sembra dire a tutti.

Il suo corpo parla, "scrive" per lui.
Per tutto il tempo del film, una visione romantica ci spinge a pensare che Charlie voglia soffrire perché ha perduto l'amore della sua vita, Alan.
Incessantemente, Charlie invoca l'amore perduto attraverso le parole di un tema su Moby Dick.
Ma non è Alan che invoca, bensì sua figlia Ellie.

A pensarci bene, alla fine del film, le vite di Charlie e Alan anelavano a un amore che andava oltre il loro sentimento reciproco, perché il tormento interiore, intimo e personale, non si poteva risolvere all'interno della coppia.
Di Alan si sa tanto quanto si può intuire dalle parole di sua sorella, ma la morte di Charlie apre le porte alla sua redenzione, perché coincide con un atto di grande compassione: il perdono da parte di sua figlia.

Più che mai, questo film fa risuonare in me una frase: sull'amore verremo giudicati.


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La colpa è stata addossata ad un 71enne di sinistra che ha compiuto l'atto criminale, ma sicuramente dietro ci sono gli americani, dato che il Primo Ministro è molto amico di Putin.

Il provvedimento del Governo in materia di lavoro ai giovani mi trova molto discorde.
Si incentivano le imprese ad assumere solo giovani del Sud, creando di pari passo disoccupazione dei giovani al Nord. Soprattutto è un provvedimento incostituzionale, dato che crea differenze e disparità tra cittadini.
Semmai dovevano incentivare le assunzioni imponendo pari percentuali di occupazione in tutto il territorio nazionale, isole comprese.
Quando la classe politica è ignorante e incapace, e non mi riferisco solo a quella di Governo, ma a tutto l'arco parlamentare accade questo orrore.
Occorrono nuovi politici, preparati e soprattutto che amino l'Italia e siano disposti a sacrificarsi per essa.
“Quello che sta avvenendo a Gaza è come se noi, per catturare Matteo Messina Denaro, avessimo raso al suolo la provincia di Trapani, anzi è peggio, perché mentre lui non si è mai mosso dalla provincia di Trapani, i capi di Hamas di certo non sono a Gaza.
Eppure, per comprendere la complessità del conflitto senza ridurla a sterili tifoserie, studiare la storia è un elemento essenziale: “È ovvio che se ci fermiamo all’istantanea degli ultimi sei mesi, con il massacro e i crimini di guerra di Netanyahu e del suo esercito ai danni della popolazione di Gaza, tutte le ragioni del mondo sembrano essere solo da una parte, ma le cose sono più complesse di come sembrano.
È difficile immaginare quali possano essere le vie d’uscita da questo conflitto fino a quando non emergeranno figure che sappiano ‘andare oltre se stessi’ come avvenuto in Sudafrica quando si mossero i primi passi per smantellare l’apartheid.
È ovvio che ci siano proteste se pensiamo che a Gaza si contano 35 mila morti in sei mesi, su due milioni e mezzo di abitanti, quasi tutti civili e bambini. Per fare un paragone basti pensare che in due anni e due mesi in Ucraina ci sono state 10.000 vittime civili su 40 milioni di abitanti, eppure a Netanyahu nessuno osa dire nulla e nei confronti di Israele non è scattata ancora nessuna delle sanzioni che hanno colpito i russi a poche ore dall’aggressione.
Quindi la rabbia è perfettamente comprensibile, rimarca il direttore del Fatto, “però oltre alla rabbia bisognerebbe studiare la storia, per capire come siamo arrivati fin qui è come se ne può uscire”.
cit. Marco Travaglio
"I' mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando"

Purgatorio, canto XXIV

Per me, la scrittura è questo e credo che i miei due amori, Dante e San Giovanni apostolo, la rappresentino alla perfezione.

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Gruppi di Patrioti

  • L'Occidente angloebraico non nasconde più la sua natura anticristiana. Al massimo può proclamarsi "cristiano evangelico"...
  • Può anche darsi che le cose stiano così. Tuttavia, molto dipenderà dai governi europei: se continueranno a prendere ordini suicidi dai "soliti"...
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