In questi giorni si discute sull'ipotesi di reintrodurre una sorta di minileva e l'argomento viene posto in maniera tale da rendere ridicole le argomentazioni di ambedue le parti. Infatti, se aver abolito il servizio militare è stata una scemenza, è una scemenza anche pensare di reintrodurlo per 40 giorni. Perché così assomiglierebbe ad una vacanza al mare. In realtà, la questione è, come al solito, molto più complessa.
Una delle principali ossessioni attorno al dibattito su qualcosa consiste nel pretendere di imporre un punto di vista morale e spirituale sulle cose, quando sarebbe sufficiente quello materiale per giustificarlo. E il servizio militare ha un'unica ragione molto materiale autogiustificante che è molto semplice: uno stato è semplicemente la fazione militare più forte di un determinato territorio, la cui funzione è quella di garantire la difesa reciproca dei consociati di una comunità. Se questa comunità viene aggredita, i consociati devono saperla difendere. Sarebbe bellissimo un mondo dove nessuno attacca nessuno e dove si possa vivere all'insegna dell'amore e della tolleranza reciproca. Ma dal momento che tutto questo non è mai stato vero nella storia dell'umanità, se una comunità vuole sopravvivere, o si dota di persone in grado di sapersi difendere reciprocamente - è per questo che tutti gli animali sociali si radunano in branchi - oppure, sic et simpliciter, soccombe di fronte a chiunque da questo punto di vista sia messo meglio. Questa è anche una delle ragioni per cui, in piena pandemia, quando mi riferivano di fantomatiche comunità che si riunivano in terreni agricoli e boschi sperduti per sfuggire al controllo dello Stato, puntualmente facevo una domanda: ci sono armi? Si insegna alle persone l'autodifesa? E di fronte alle facce sbigottite, capivo subito la risposta implicita, sufficiente da par mio a chiudere la questione nella convinzione di trovarmi di fronte l'ennesimo disagiato mentale che usava la ribellione come strumento di fuga dalla realtà, quando non di affermazione narcisistica del proprio ego.
Dopodiché, certamente ognuno è figlio del suo tempo e del suo spazio, ma se alcune cose assurde vengono spacciate per normali, non per questo diventano reali. Se il concetto di essere pronti a difendersi e difendere un concittadino pare così assurdo, è perché per tanti anni si è insegnato alla gente una serie di cose che non sono mai state vere. Che il mondo sia un posto pacifico e non esista la possibilità che un bel giorno qualcuno possa decidere di portarci via quel che è nostro; che con le due guerre mondiali avessimo sepolto per sempre l'ascia di guerra; che dunque si sarebbe potuto fare a meno del servizio militare. Una serie di balle sesquipedali a scalare. Invece, come si vede proprio in questi mesi, può arrivare quel momento in cui una nazione che vuole impadronirsi di ciò che è nostro, decida di aggredirci. E allora, senza ovviamente la garanzia che questo sia sufficiente, bisogna saper sparare, avere la forza fisica di affrontare giorni se non settimane di marcia, essere pronti alla lotta corpo a corpo. Tutte cose necessarie quando uno straniero decide di aggredirci per prendersi ciò che è nostro.
Israele, per esempio, tutto questo lo ha ben chiaro. E' circondato da nemici violenti e aggressivi. Proprio per questo, non solo da quelle parti il servizio militare è, a tutt'oggi, obbligatorio - e infatti i maschi israeliani svolgono per ben tre anni il servizio di leva - ma viene esteso anche alle donne che lo praticano per ben due anni. E tutto ciò è perfettamente razionale, anche se probabilmente il femminismo isterico sarebbe pronto, se una cosa del genere fosse proposta in Italia, a rinunciare ad ogni paritarismo. Poi, certo, c'è la questione di che tipo di servizio militare far fare ai ragazzi. Questo è argomento per esperti. Ma l'idea che oggi un paese possa sapersi difendere solo con militari di professione, è una di quelle buffonate che rendono l'Italia un paese da barzelletta.
Il servizio di leva, per essere chiari, non ha nulla a che fare né con le scemenze pedagogiche dei reazionari da un euro al chilo, quelli che "quando c'era il servizio militare, i ccciovani erano migliori" né con le cretinate antimilitariste della sinistra. Difendere il proprio paese risponde ad un'esigenza pratica: si vive in una comunità e, quando attaccati da un nemico, bisogna essere pronti a difendersi sino alle estreme conseguenze. Perché perdere una guerra ed essere invasi dallo straniero è infinitamente peggio di ogni altra cosa che possa accadere ad un popolo. Si può dire che tutto quello che stiamo subendo in questi anni derivi proprio da una guerra perduta. Soltanto che aver differito il pagamento del conto molto in là con gli anni ci ha portato a credere cose che non sono mai state vere.
Una delle principali ossessioni attorno al dibattito su qualcosa consiste nel pretendere di imporre un punto di vista morale e spirituale sulle cose, quando sarebbe sufficiente quello materiale per giustificarlo. E il servizio militare ha un'unica ragione molto materiale autogiustificante che è molto semplice: uno stato è semplicemente la fazione militare più forte di un determinato territorio, la cui funzione è quella di garantire la difesa reciproca dei consociati di una comunità. Se questa comunità viene aggredita, i consociati devono saperla difendere. Sarebbe bellissimo un mondo dove nessuno attacca nessuno e dove si possa vivere all'insegna dell'amore e della tolleranza reciproca. Ma dal momento che tutto questo non è mai stato vero nella storia dell'umanità, se una comunità vuole sopravvivere, o si dota di persone in grado di sapersi difendere reciprocamente - è per questo che tutti gli animali sociali si radunano in branchi - oppure, sic et simpliciter, soccombe di fronte a chiunque da questo punto di vista sia messo meglio. Questa è anche una delle ragioni per cui, in piena pandemia, quando mi riferivano di fantomatiche comunità che si riunivano in terreni agricoli e boschi sperduti per sfuggire al controllo dello Stato, puntualmente facevo una domanda: ci sono armi? Si insegna alle persone l'autodifesa? E di fronte alle facce sbigottite, capivo subito la risposta implicita, sufficiente da par mio a chiudere la questione nella convinzione di trovarmi di fronte l'ennesimo disagiato mentale che usava la ribellione come strumento di fuga dalla realtà, quando non di affermazione narcisistica del proprio ego.
Dopodiché, certamente ognuno è figlio del suo tempo e del suo spazio, ma se alcune cose assurde vengono spacciate per normali, non per questo diventano reali. Se il concetto di essere pronti a difendersi e difendere un concittadino pare così assurdo, è perché per tanti anni si è insegnato alla gente una serie di cose che non sono mai state vere. Che il mondo sia un posto pacifico e non esista la possibilità che un bel giorno qualcuno possa decidere di portarci via quel che è nostro; che con le due guerre mondiali avessimo sepolto per sempre l'ascia di guerra; che dunque si sarebbe potuto fare a meno del servizio militare. Una serie di balle sesquipedali a scalare. Invece, come si vede proprio in questi mesi, può arrivare quel momento in cui una nazione che vuole impadronirsi di ciò che è nostro, decida di aggredirci. E allora, senza ovviamente la garanzia che questo sia sufficiente, bisogna saper sparare, avere la forza fisica di affrontare giorni se non settimane di marcia, essere pronti alla lotta corpo a corpo. Tutte cose necessarie quando uno straniero decide di aggredirci per prendersi ciò che è nostro.
Israele, per esempio, tutto questo lo ha ben chiaro. E' circondato da nemici violenti e aggressivi. Proprio per questo, non solo da quelle parti il servizio militare è, a tutt'oggi, obbligatorio - e infatti i maschi israeliani svolgono per ben tre anni il servizio di leva - ma viene esteso anche alle donne che lo praticano per ben due anni. E tutto ciò è perfettamente razionale, anche se probabilmente il femminismo isterico sarebbe pronto, se una cosa del genere fosse proposta in Italia, a rinunciare ad ogni paritarismo. Poi, certo, c'è la questione di che tipo di servizio militare far fare ai ragazzi. Questo è argomento per esperti. Ma l'idea che oggi un paese possa sapersi difendere solo con militari di professione, è una di quelle buffonate che rendono l'Italia un paese da barzelletta.
Il servizio di leva, per essere chiari, non ha nulla a che fare né con le scemenze pedagogiche dei reazionari da un euro al chilo, quelli che "quando c'era il servizio militare, i ccciovani erano migliori" né con le cretinate antimilitariste della sinistra. Difendere il proprio paese risponde ad un'esigenza pratica: si vive in una comunità e, quando attaccati da un nemico, bisogna essere pronti a difendersi sino alle estreme conseguenze. Perché perdere una guerra ed essere invasi dallo straniero è infinitamente peggio di ogni altra cosa che possa accadere ad un popolo. Si può dire che tutto quello che stiamo subendo in questi anni derivi proprio da una guerra perduta. Soltanto che aver differito il pagamento del conto molto in là con gli anni ci ha portato a credere cose che non sono mai state vere.
Quella che il servizio militare sia inutile è forse la più falsa.