Non ho mai digerito il cosiddetto “cinema verità”. La surreale serie tv di Marco Bellocchio sul caso Moro non fa eccezione. Il cilicio di Paolo VI, i democristi in gramaglie, la mafia e la Chiesa cattolica che fanno comunella, Moro cristologicamente intento a portare la croce (così lo immagina il pontefice la sera del Venerdì Santo) mentre risuonano i clangori verdiani. Irriverenze da carro allegorico, immagini talvolta suggestive e spesso stracche e insincere offerteci da un autore che della dissacrazione sul filo della blasfemia ha fatto il suo marchio di fabbrica. E poi Craxi che ghigna, Berlinguer che cincischia e Andreotti che si fa negare alla consorte del rapito. Se i giornalisti Fasanella e Cucchiarelli provano a dipanare la matassa, Bellocchio è rimasto ad Andreotti eterno e sospettabilissimo maggiordomo-assassino protagonista di una serie infinita di gialli politici scritti dalla “controinformazione”. Eppure, in Buongiorno, notte quel Moro che vaga libero per le strade di Roma possiede una sua potenza allusiva che lascia aperto un interrogativo inquietante: scarcerato dai brigatisti e ucciso da “altri”? Ma lasciamo perdere la finzione spifferante e concentriamoci su alcuni dati, senza la pretesa di avere la verità – e i pugni – in tasca. Le domande che dovremmo porci sono le seguenti: perché una classe politica adusa al compromesso rifiutò di trattare coi brigatisti quando in ballo c’era la vita del presidente del consiglio? Perché il Pci appoggiò il fronte della fermezza, condannando a morte certa l’alfiere del compromesso storico? Le cause che portarono all’assassinio dello statista democristiano potrebbero essere molteplici. Moro, all’apparenza un logorroico professore cattolico circonfuso di una mitezza balorda, era in realtà una mente geopolitica degna di nota. Da ministro degli esteri allargò la sfera d’influenza italiana nello scacchiere nordafricano e persino nel Corno d’Africa, firmò un patto di non aggressione con l’OLP di Arafat, fu il regista dell’ascesa di Gheddafi, cercò di portare Malta sotto l’ala protettrice italiana. Un’acqua cheta che, forse confidando troppo nell’indulgenza americana (Moro era atlantista), erodeva lentamente il dominio britannico del mediterraneo. Non solo. Il politico di Mesagne conosceva una serie di fatti che avrebbero potuto mettere in serio imbarazzo e in grave difficoltà i piciisti e probabilmente gli stessi compagni di corrente, cioè la sinistra democristiana. Verosimilmente, tali fatti erano riportati nei documenti conservati nella borsa sparita subito dopo il rapimento. Dunque era scomodo e pericoloso per molte figure chiave del partito di maggioranza relativa e del principale partito di opposizione. Gli statunitensi intendevano mantenere lontano dal governo i comunisti, però non volevano nemmeno privarsene; sarebbero tornati utili in un secondo momento, come poi effettivamente avvenne a partire dal 1992. I piciisti rappresentavano una buona carta di riserva, in quanto alternativi alla parte meno addomesticabile della DC, la destra, che sarà spazzata via e dispersa attraverso le inchieste di Mani Pulite. Veniamo alle lettere dalla prigionia. Contengono sottintesi o sono soltanto lo sfogo di un proscritto che sa di essere già un morto che cammina, anzi che scrive? Moro impartisce disposizioni: raccomanda ai parenti di non abbandonare i collaboratori; di vendere la proprietà X; di spronare il figlio Giovanni a dare qualche esame; di essere ricordato a colleghi e conoscenti. E invita i compagni di partito a farsi carico delle loro responsabilità. Cosa si nasconde tra le righe di un corpus di lettere che somiglia al testamento del classico pater familias? Molti aspetti di quello che Sciascia denominò l’affaire rimangono ancora oscuri: la formula del fronte della fermezza scattò come una trappola per il capo del Governo, ma non per il cacicco campano Cirillo; Craxi, colui che dall’eventuale consonanza tra Dc e Pci avrebbe avuto solo da perdere, fu l'unico disponibile a trattare con le Br. Davvero singolare. Siamo sicuri che l’intera vicenda ruoti attorno a questo benedetto compromesso storico? Chissà. Molte cose vanno approfondite. Ne discuterò in un'altra occasione.


PS. Esterno notte è stato prodotto da Lorenzo Mieli, figlio dello storico di regime Paolo e nipote di Renato, il “colonnello Merrill” al servizio di sua maestà britannica. Slurp.

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Che la fiction sia fatta male si vede dal fatto che non abbiano minimamente trattato le pressioni esterne subite da Moro da parte di Kissinger.
Una fiction intimistica e dunque inutile
 

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