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Un regime che mette al comando del Paese un candidato eletto dalla maggioranza (non assoluta, ma relativa) dei votanti in cui una larga fetta degli aventi diritto non vota, di fatto e` un regime in cui chi comanda e` stato eletto dalla minoranza degli aventi diritto al voto (10, 15, 20, 25%)...

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Un regime che mette al comando del Paese un candidato eletto dalla maggioranza (non assoluta, ma relativa) dei votanti in cui una larga fetta degli aventi diritto non vota, di fatto e` un regime in cui chi comanda e` stato eletto dalla minoranza degli aventi diritto al voto (10, 15, 20, 25%), cioe` del "popolo" che dovrebbe essere "sovrano".

Perche` questo succede trova molteplici risposte:

- votare non e` piu` un diritto/dovere, ma solo un diritto, per cui (in mancanza di deterrenti) mi dissocio, non mi interesso, lascio agli altri la scelta. Cioe` un individuo che nella antica Grecia veniva definito "idiotas (ἰδιώτης)", cioe` che si interessa solo delle sue cose personali "idios" (ἴδιος)

- l'eletto non ha alcun obbligo riguardo quanto promesso nelle elezioni, nessun deterrente (non decade se non rispetta le promesse), gode di una delega in bianco. Le promesse non mantenute generano sfiducia nei politici in genere e nella politica, considerata, a quel punto, "sporca ed ingannevole".

- gli elettori nella loro stragrande maggioranza non hanno gli strumenti "culturali" necessari a valutare con cognizione di causa la competenza di chi promette e la fattibilita` reale delle sue promesse, quindi "si fida". Si illude, all'illusione segue la delusione. Abbandona.

- il voto e il non voto quando si esplicita, si realizza e` il risultato (la concretizzazione) delle opinioni che ogni elettore si e` formato rispetto "l'affidabilità`" (per fattibilita`, competenza, onesta`) del candidato; ma quelle opinioni sono a loro volta il risultato delle informazioni che a lui arrivano (o che si procura) attraverso fonti (spesso monopolio di un gruppo ristretto di individui appartenente al potere economico che, "per ideologia" non e` soggetto ad elezioni) di seconda, terza, quarta... mano, perche` quasi per tutto impossibilitato a "verificare" (cioe` andare a vedere di persona se e` vero), quindi opinioni basate su informazioni la cui "veridicita`" e` "certificata" (!?) da un atto di fede. Alla lunga capisce che il piu` delle volte e` stato ingannato. Deluso, abbandona.

Queste alcune delle possibili risposte (ma non tutte e non necessariamente le piu` importanti).

Perche` la questione a questo punto e` molto semplice: come puo` essere definito "regime democratico" (cioe` un regime nel quale e` il "popolo" ("Demos" (δῆμος)) che ha il "potere" ("Kratos" (κράτος)) se il Popolo in questione e` assente, si e` assentato, viene assentato dal potere?

Un regime nel quale il popolo "non partecipa" (per le piu` svariate ragioni e cause) non e` per definizione "democratico".
Diventa o "oligarchico" (di pochi) o "plutocratico" (di ricchi).
Sulle cause possiamo discutere, ma sul risultato no.

A questo punto, se il "buon governo" e il risultato della fortuna di aver incontrato un governante "onesto" e non da altro, che differenza c'e` fra un "governante onesto" fortunosamente eletto da una minoranza, ed un "governante onesto" espresso da un "regime autocratico", se il denominatore comune e` che, essendo "onesto" gode della fiducia ed apprezzamento della popolazione che lo governa?

Perche` godere della fiducia, dell'apprezzamento, vedersi riconosciuta l'autorevolezza (che viene sempre dal basso) per governare e` manifestazione di "vera democrazia".

La "democrazia" non e` tanto "il processo" in se`, quanto la condizione per la quale chi governa ha il sostegno della maggioranza del proprio Popolo.
 
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