Un'esortazione troneggiava nel tempio di Delfi: Conosci te stesso.
Questo invito è una via indicata per chi si pone la domanda fondamentale di ogni essere umano: chi sono io?
Poiché ogni maschera ci viene offerta nel rapido susseguirsi di situazioni del nostro quotidiano, quando stiamo con noi ci troviamo di fronte allo specchio di noi stessi, ma è opaco, sporco, la nostra immagine riflessa non ci è chiara e non riusciamo a vedere, inizialmente, nient'altro che ciò che siamo agli occhi degli altri: la figlia, l'amica, la ragazza così, la lavoratrice colà, la tizia del terzo piano che porta a spasso il cane ogni giorno alle tre del pomeriggio. E tutti questi ruoli si fondono a creare una personalità che chiamiamo nostra, un ritratto di una persona qualunque che vive in un piccolo pezzo di mondo.
È tutto qui?

Vi sono dei periodi nei quali questa domanda emerge in modo incisivo. Sono quelli in cui si è costretti in tutta quelle serie di ruoli che gli altri ci riconoscono e la vita sembra sostare lì, nei doveri di figlio, di genitore, di studente o lavoratore.
Ci viene richiesto così tanto per gran parte del nostro tempo che ciò che siamo realmente sembra scivolare via, perdersi nel fondo della profondità dell'animo.
Ma è proprio quando l'esterno piomba su di noi che possiamo ritrovarci.
Personalmente, mi ritrovo di notte, quando posso stare da sola e nessuno reclama la mia attenzione.

Sia chiaro: non si intraprende la ricerca di sé per diventare eremiti, perché la Tradizione impone il "ritorno al mercato", il dono di sé al prossimo, quindi al mondo.
Tuttavia, poiché si incontri l'altro al meglio di noi stessi, l'introspezione solitaria è necessaria. A meno di non essere realizzati, è bene vigilare sul proprio equilibrio interiore e aggiustare, al bisogno, gli squilibri che potrebbero emergere in seguito a uno sforzo che va troppo oltre la nostra capacità di sopportarlo.

Questi momenti di crisi sono grandi opportunità per la ricerca di sé. Se il ricercatore è umile e sincero, saprà vedere sempre più il suo riflesso e, attraverso quello, pervenire a una conoscenza più profonda di ciò che è realmente.
Per secoli, questa ricerca è stata portata avanti e incoraggiata in più tradizioni religiose e filosofiche e, in generale, in tutti quei contesti in cui l'uomo ha saputo cercare e ritrovare il legame col Sacro.

Oggi, in tempi di parodia, questa esortazione ha assunto un valore completamente opposto.
È noto, infatti, che frasi come "diventa ciò che sei" o "sii te stesso" vengono sciorinate come un qualsiasi altro slogan per vendere e propagandare l'illusione, sotto qualunque aspetto essa si presenti.
Prendiamo ad esempio la natura dell'essere umano: una persona nasce con una forma, maschile o femminile. Questo tratto caratteristico è costituivo della persona e non è un mero fattore estetico, ma un carattere che ci dice che nasce con un cervello fatto in un certo modo, con caratteri sessuali secondari che si svilupperanno diversamente nell'uomo e nella donna e, inevitabilmente, tracceranno per essi diverse possibilità di espressione: la maternità per una donna e la paternità per un uomo, con tutte le differenze del caso.

La teoria gender, portata avanti dai gruppi di potere LGBT, stravolge una realtà che sembrava non stravolgibile, assodata. Per chi abbraccia questa teoria, infatti, non si nasce maschio o femmina. Il fatto che si nasca con un pene o una vagina è irrilevante per questi signori, giacché la natura non è un metro di valutazione valido. La natura non è democratica, quindi va disprezzata, demonizzata e censurata per elevare la parte più insidiosa dell'essere umano: l'ego.

In ogni serio cammino di ricerca spirituale, si persegue la mortificazione dell'ego.
L'ego è il custode della vigna che si appropria del campo e ammazza il figlio del suo signore per eliminare ogni potenziale rivale.
L'ego è Kaonashi (Senza-Volto) de "La città incantata", che inghiotte tutto e non si sazia mai, crea oro che svanisce in fretta e si infuria se il suo morboso attaccamento non viene ricambiato con l'amore.
L'ego è Kamsa, signore di Mathura, che esige che Radha lo ami soltanto perché lui la desidera, del tutto insensibile alla felicità della donna, felicità che nasce dall'amore tra lei e Krishna.
L'ego è predatore, narcisista, viziato, peccatore incapace di vedere il suo peccato, per questo si sente sempre vittima dell'ingiustizia. E, per l'ego, l'ingiusto è sempre all'esterno: la persona che non lo capisce o lo rimprovera, il datore di lavoro, la fidanzata o il fidanzato, la sorte, la sfortuna, la famiglia, la società, la religione e chi più ne ha, ne metta.

È palese che, ponendo al centro l'ego, si crei l'ambiente adatto alla proliferazione di categorie umane che richiedono diritti che, in realtà, non sono altro che desideri egoici. E non sempre sono veri desideri, ma bisogni indotti.
Ultimamente vi è il fenomeno di minori che "scoprono" di essere transessuali, cioè non si riconoscono più nel sesso di appartenenza. Se sono nati maschi, dicono di sentirsi femmine e viceversa.
È significativo che questo aumento di minori transessuali ci sia stato dopo anni di martellante propaganda, anche a livello scolastico, di tematiche LGBT.
È significativo anche che molti di questi ragazzi stiano affrontando la de-transizione, ossia il ritorno al sesso originario. Fate qualche ricerca e leggerete di ragazzi che affermano di sentirsi ingannati dagli adulti che li hanno incoraggiati in quelle che erano soltanto fantasie, accolte in una fase dello sviluppo in cui si va definendo la propria identità.

Non è ovviamente un caso che i gruppi LGBT siano interessati al mondo infantile e adolescenziale, perché sono le primissime fasi di formazione dell'essere umano, quelle in cui si costituiscono le fondamenta della propria personalità, le più delicate e influenzabili.
E qual è il modo migliore per violare l'innocenza infantile senza passare per pervertiti e pedofili? Porsi nella condizione di vittima sempre e comunque e porre in quella di carnefice - omofobo, nello specifico - chiunque osi muovere una critica verso il proprio modus operandi.
Ecco quindi fioccare storie strappalacrime di omosessuali e transessuali vittime di bullismo, predare simboli luminosi come l'arcobaleno nel tentativo di rendere più zuccheroso un mondo fondamentalmente sessuomane, promuovere le famiglie arcobaleno come modello ideale d'amore e virtù, in contrapposizione alla classica famiglia etero patriarcale in cui il padre è un violento puttaniere e la madre un angelo del focolare con gli occhi gonfi delle botte del marito, schiava della casa e dei figli.

In questo contesto, i ragazzi vengono ingannati con un'idea di sé che è pura illusione e che destruttura la psiche, già con la contrapposizione tra ciò che è il corpo e ciò che si "sente" di essere.
Dire a una persona: il tuo corpo è così, ma tu puoi scegliere se essere un maschio, una femmina, un animale, un oggetto, non è liberare la persona da un condizionamento, ma porre le basi per uno squilibrio psichico.
Ed è la parodia della liberazione spirituale, che non avviene per mistificazione, illusione o rinnegamento, ma attraverso osservazione, riconoscimento e integrazione.
Se la strada porta alla frammentazione, al due, alla disarmonia, non è la strada per la conoscenza né quella per la libertà.
Portare una persona a considerare il proprio corpo come un errore della natura o di Dio perché non lascia la possibilità di scegliere se essere un uomo, una donna o un gatto, è quanto di più violento si possa fare contro di lei e non è diverso da ciò che gli uomini della caverna di Platone facevano verso i prigionieri: far loro credere che l'ombra del sole fosse il sole stesso.

Comments

É bello leggere come voi giovani vedete il mondo e valutate la società, ma provo un pò di dispiacere per come questo mondo sta girando. Hai ragione, una volta le, ora compiante, famiglie patriarcali nascondevano violenze e facevano danni, ma, secondo me, ne uscivamo con un sano egocentrismo nel volerci affermare e una grande tolleranza verso tutti, naturale e non indotta
 
Un articolo meraviglioso che tocca tutti i punti. Una società sana dovrebbe promuovere studi seri su una falsariga come questa, il fatto che resti allo stadio di caso patologico dice tutto.
 

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Mina Vagante
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