Siamo in tempo di Avvento, momento di preparazione al Natale.
Dopo un lungo Novembre di silenzio e ritiro in religiosa introspezione, ci si predispone ad accogliere la luce che squarcia le tenebre, luce incarnata in Gesù bambino.
La notte è ancora lunga, il buio ricopre la terra e il freddo è ormai di casa.
Si sta bene in casa, si sta bene raccolti in sé stessi. Questo periodo, se ben trascorso, è stato fecondo per aprirsi alla nascita.
Non è un caso se, proprio a Dicembre, si celebrano due figure legate alla venuta al mondo: l'Immacolata concezione e il Natale di Gesù.
Alla nascita di Maria dedicherò un articolo a parte, ma anche questo tempo precedente l'Immacolata concezione è tempo di Maria, perché è tempo di attesa.
La donna incinta conosce il periodo dell'attesa, vive ben nove mesi di rapporto simbiotico con un figlio di cui non conosce il volto, con una luce di cui non conosce il fulgore.
Così vive Maria fino al giorno della nascita di Gesù. Come ogni madre, attende di contemplare il volto del figlio, con una differenza: lei è consapevole che suo figlio è figlio di Dio.
Maria è la piena di Grazia e lo è stata fin dal suo concepimento, questo si ricorda l'8 Dicembre. Ancor prima che nascesse, Dio la scelse quale Madre di suo figlio, quindi il suo cuore è sempre stato puro, la sua anima non è mai stata imbrigliata alle catene del suo corpo e mai si è separata dall'essenza divina, perché la custodiva in sé.
Un essere così straordinario ci insegna ad attendere, a noi che siamo sempre impazienti di fare, di raggiungere un obiettivo, di realizzare qualcosa.
E questo genere di frenesia non risparmia chi percorre un sentiero contemplativo. Quante volte, soprattutto all'inizio del percorso spirituale, ci mettiamo in preghiera o in meditazione per raggiungere la santità, l'illuminazione, la realizzazione ultima? Quante volte ci illudiamo che più ore passiamo nella pratica e più velocemente raggiungeremo Dio?
Quante volte pensiamo di essere arrivati soltanto perché l'esperienza ci ha insuperbiti?
Ma lo spirito soffia dove vuole, Dio si rivela in chi vuole.
E proprio Maria ci dice che la Grazia non è uno stato da conquistare, ma un dono gratuito del Signore. Ci possiamo predisporre a riceverla, certo, ma questa predisposizione si fa più autentica man mano che avanza l'umiltà, man mano che abbandoniamo la briglia della nostra volontà.
Cosa dice il Padre nostro? Sia fatta la Tua volontà. Non la mia, che procede dal desiderio, seppur il più alto. Perché è il desiderio il problema, la fretta è il problema.
Maria è piena di Grazia ed è gravida e, in questi due soli stati, ci insegna due cose: la pazienza e l'umiltà. Perché nessuna Grazia si infonde al superbo e nessun Natale arriva per chi non sa attenderlo.
Buon tempo di Avvento, buon tempo di attesa.
Dopo un lungo Novembre di silenzio e ritiro in religiosa introspezione, ci si predispone ad accogliere la luce che squarcia le tenebre, luce incarnata in Gesù bambino.
La notte è ancora lunga, il buio ricopre la terra e il freddo è ormai di casa.
Si sta bene in casa, si sta bene raccolti in sé stessi. Questo periodo, se ben trascorso, è stato fecondo per aprirsi alla nascita.
Non è un caso se, proprio a Dicembre, si celebrano due figure legate alla venuta al mondo: l'Immacolata concezione e il Natale di Gesù.
Alla nascita di Maria dedicherò un articolo a parte, ma anche questo tempo precedente l'Immacolata concezione è tempo di Maria, perché è tempo di attesa.
La donna incinta conosce il periodo dell'attesa, vive ben nove mesi di rapporto simbiotico con un figlio di cui non conosce il volto, con una luce di cui non conosce il fulgore.
Così vive Maria fino al giorno della nascita di Gesù. Come ogni madre, attende di contemplare il volto del figlio, con una differenza: lei è consapevole che suo figlio è figlio di Dio.
Maria è la piena di Grazia e lo è stata fin dal suo concepimento, questo si ricorda l'8 Dicembre. Ancor prima che nascesse, Dio la scelse quale Madre di suo figlio, quindi il suo cuore è sempre stato puro, la sua anima non è mai stata imbrigliata alle catene del suo corpo e mai si è separata dall'essenza divina, perché la custodiva in sé.
Un essere così straordinario ci insegna ad attendere, a noi che siamo sempre impazienti di fare, di raggiungere un obiettivo, di realizzare qualcosa.
E questo genere di frenesia non risparmia chi percorre un sentiero contemplativo. Quante volte, soprattutto all'inizio del percorso spirituale, ci mettiamo in preghiera o in meditazione per raggiungere la santità, l'illuminazione, la realizzazione ultima? Quante volte ci illudiamo che più ore passiamo nella pratica e più velocemente raggiungeremo Dio?
Quante volte pensiamo di essere arrivati soltanto perché l'esperienza ci ha insuperbiti?
Ma lo spirito soffia dove vuole, Dio si rivela in chi vuole.
E proprio Maria ci dice che la Grazia non è uno stato da conquistare, ma un dono gratuito del Signore. Ci possiamo predisporre a riceverla, certo, ma questa predisposizione si fa più autentica man mano che avanza l'umiltà, man mano che abbandoniamo la briglia della nostra volontà.
Cosa dice il Padre nostro? Sia fatta la Tua volontà. Non la mia, che procede dal desiderio, seppur il più alto. Perché è il desiderio il problema, la fretta è il problema.
Maria è piena di Grazia ed è gravida e, in questi due soli stati, ci insegna due cose: la pazienza e l'umiltà. Perché nessuna Grazia si infonde al superbo e nessun Natale arriva per chi non sa attenderlo.
Buon tempo di Avvento, buon tempo di attesa.