Articolo del 28 Agosto 2022:

Il 28 Agosto 1814 nasceva Joseph Sheridan Le Fanu, autore della vampira più famosa del panorama letterario: Carmilla.
In un periodo come il nostro, in cui si parla di vampiri energetici e narcisisti patologici, Carmilla si configura come l'archetipo che può condensare, in sé, queste due categorie.
Al di là dell'aspetto saffico della relazione tra Carmilla e Laura, che non mi interessa trattare, è interessante notare quanto la natura del rapporto che intercorre tra le due rientra nella definizione di "relazione tossica" tanto in voga oggi.
Ripercorriamo velocemente la trama del romanzo: Laura è una giovane inglese che ha perso la madre e vive, col padre, nella Stiria. Un giorno, padre e figlia si imbattono in una carrozza che ha avuto un piccolo incidente e ospita, al suo interno, due donne: una è maestosa e anziana, l'altra è una fanciulla di salute cagionevole. La fanciulla affascina tanto Laura, che vive nella solitudine dello Schloss di famiglia, da portarla a chiedere al padre di poterla accogliere in casa, poiché la madre deve allontanarsi per tre mesi. Il padre accetta e, da quel momento, i due vivranno con la giovane, che si chiama Carmilla. L'arrivo di Carmilla sembra coincidere con una misteriosa epidemia che colpisce e uccide le giovani donne del paese, ma questa serie di lutti non viene collegata alla presenza della ignota ragazza, che si presenta affettuosa e fragile. Sarà il padre di una delle fanciulle morte, nonché amico del padre di Laura, a squarciare il velo di mistero che avvolge lo stuolo di vittime di un'epidemia i cui contorni rimangono indefiniti.

Carmilla si insinua con facilità nella vita e nel cuore di Laura: è molto bella e seducente, sa essere persuasiva e, nonostante il turbamento che alcuni dei suoi comportamenti provocano in Laura, la sua predilezione per lei fa sì che la ragazza sia indulgente nei suoi confronti.
Carmilla è attraente e riempie la sua amica di attenzioni, attenzioni che sconfinano nel flirt amoroso. Non ha remore nel baciarla, nell'avvinghiarsi a lei, nel sussurrarle parole che normalmente si dedicano a un amante. È questo l'aspetto perturbante e fascinoso di Carmilla: irrompe nella sessualità acerba e casta di Laura, mandando in confusione le sue certezze.
Ma l'interesse di Carmilla non è puro e Laura non è la sua prima conquista.
Nel corso della storia, scopriamo che ha già colpito, con le stesse modalità seduttive, un'amica di Laura, una ragazza che avrebbe dovuto farle visita, ma che non ha potuto perché è stata consumata dallo strano malessere che poi percorre la regione in cui vivono i protagonisti della storia.
In termini moderni, potremmo dire che Carmilla attua un'operazione di "love bombing", che si accompagna a un atteggiamento manipolatorio della relazione. È Carmilla che decide l'approccio da adottare, i limiti valicabili o meno tra lei e Laura, ciò che la ragazza ha il privilegio o meno di sapere di lei. Sa che Laura fuggirebbe con orrore se sapesse tutta la verità su di lei, per cui mostra solo ciò che la rende attraente, rimandando il momento in cui le avrebbe svelato tutto. Momento che non arriverà mai, perché Carmilla non cerca un rapporto egualitario.
Lei ha unicamente bisogno di nutrirsi di Laura, di suggere il suo sangue vivificante, di prosciugare ogni sua energia. Glielo dice, con parole criptiche: "Io vivo per te, ma tu morirai per me".
Si intuisce una sorta di afflizione nelle parole della vampira, come se una parte di lei si rammaricasse di non poter vivere un amore normale, ma esiste davvero, per Carmilla, un amore disinteressato?
La sua sentenza sembra lapidaria: "L'amore è egoista e quanto più è ardente tanto più è egoista". Amore e morte viaggiano di pari passo nella dimensione vampiresca, perché la vita del vampiro nasce nella morte e si nutre della morte altrui.
Forse Carmilla vorrebbe amare come quando era umana, ma l'istinto di sopravvivenza prevale e il morso diviene il vero atto sessuale. La penetrazione dei canini nella carne fresca e giovane delle vittime, l'umore sanguigno che scivola in gola sono più appaganti di un rapporto sessuale vero e proprio e soddisfano un doppio bisogno: quello del piacere e quello del nutrimento.
L'amore di cui è capace il vampiro non ammette reciprocità, ma è totalmente egoriferito: o la vittima muore o diviene lei stessa un vampiro. Nella letteratura gotica è sempre la vittima che deve adeguarsi alle esigenze del vampiro e alla sua sete insaziabile, non è mai lui che si immola per amore di un'unica persona.
Tuttavia capisce che la sua fonte di cibo può alimentarlo per più giorni se adotta una strategia persuasiva più che aggressiva. Invece che cacciare, alleva la sua preda e ne stilla il sangue giorno per giorno. La induce a stare accanto a lui attraverso una parvenza d'amore, così da assicurarsi un pasto quotidiano.

Se esaminiamo le dinamiche che governano il rapporto tra Laura e Carmilla vediamo che le stesse sono presenti in molti rapporti sentimentali, che se ne sia o meno consapevoli.
Vorrei però ragionare su un aspetto spesso sviscerato in ambito letterario: il doppio. Ultimamente è in voga il termine "doppelganger", mentre noi italiani abbiamo presente la figura del "gemello cattivo".
Laura e Carmilla sono state viste come due archetipi di donna. Il romanzo è stato scritto in epoca vittoriana, epoca in cui l'ideale femminile inglese era precisamente l'angelo del focolare, rappresentato da Laura. Carmilla è il tipo di donna visto come "deviato": sensuale, affascinante, fondamentalmente torbido. La cosiddetta femme fatale ricalca il profilo di Carmilla e rappresenta una donna volitiva e intraprendente, non controllabile dagli schemi sociali comuni, ma anche potenzialmente pericolosa e scandalosa.
Da questa prospettiva, il rapporto drammatico tra Carmilla e Laura si rivela tutto interno alla donna, che deve destreggiarsi tra due tendenze opposte, nell'illusione che promuovere l'una farebbe soccombere l'altra.
Ancora oggi questa scissione sopravvive nelle lotte femministe e nell'anacronistica lotta a un patriarcato che assurge a spauracchio utile a tenere aperta questa ferita del femminile e, contemporaneamente, a proiettare un conflitto interiore verso l'esterno, nello specifico verso l'altro sesso. Se, in epoca vittoriana, l'ideale di donna era quello di moglie fedele e sottomessa e madre devota, oggi si promuove la donna poliandrica, votata a una libertà priva di responsabilità personale e profondamente diffidente verso il genere maschile, se non apertamente ostile.
Forse qualcuno crede che sia questa la forma migliore della donna, ma la realtà è fatta di tantissime donne che hanno un problema con la propria femminilità, perché è stato detto loro - mentendo - che la femminilità non è una componente naturale come la virilità, ma un costrutto sociale voluto dagli uomini. E se una componente così importante è stata disprezzata, come possiamo pretendere di avere donne e uomini sereni con se stessi e con l'altra metà del cielo?

Ricordate, signore e signori, che il legame con un "vampiro" esterno, uomo o donna che sia, è quasi sempre sintomo di una sudditanza a un vampiro interno. Portatelo alla luce e il suo corpo si dissolverà in un incendio di consapevolezza.

Comments

Ho dovuto saltare a piè pari la parte sulla trama - ancora spero di poter leggere Le Fanu in originale e non amo gli spoiler. Ma l'analisi risponde a ciò che io vedo di malato e delirante nel femminismo e nelle farneticazioni gender contemporanee: la perdita della Natura, falsificata e mostrificata, a tutto vantaggio di un'immagine della donna (e di ciò che resta dell'uomo), quella sì un costrutto artificiale e malsano, per sé stesse e per la società.
 

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Mina Vagante
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