Quando si parla del film "Il favoloso mondo di Amélie", immancabilmente si ironizza su quanto la protagonista abbia influenzato negativamente generazioni di giovani donne, inducendole ad assumere la posa della ragazza eccentrica, con la testa tra le nuvole e fondamentalmente stralunata. Una sorta di Luna Lovegood in salsa francese.
Sono d'accordo sul fatto che il personaggio di Amélie, così fuori dagli standard femminili classici, possa risultare affascinante e influente, soprattutto per tantissime adolescenti. Io sono stata un'adolescente estremamente catturata da questo modello, ma certamente non al punto di imitarla in tutto o di stilare liste di cose insulse che mi piace o non mi piace fare (leitmotiv della caratterizzazione dei personaggi del film). In primis perché ho sempre avuto un fisico curvilineo, mentre Amélie è deliziosamente filiforme; poi una ragazza matura e, se certe cose non le ha dentro, potrà assumerne la posa giusto il tempo di una tappa nel lungo percorso della definizione della propria identità.
E ciò che non si è capito di Amélie è proprio questo: il percorso di crescita e maturazione del personaggio. Ci si ferma alla sua indole fantasiosa, alle sue azioni apparentemente assurde agli occhi di una persona normale, alla visione irrealistica che la stessa Amélie ha del piccolo mondo in cui si muove, ma senza che davvero vi appartenga. A questo personaggio così fragile e così straordinariamente vicino alle tante ragazze che non hanno avuto un'adolescenza baciata dalle tappe fondamentali (il primo bacio, la prima volta, il gruppo di amiche, le feste etc.) si è avuto il coraggio di appioppare la rovina di un'intera generazione di donne. Ma, se davvero così fosse, non avremmo schiere di incel a lamentarsi della pretenziosità delle "cuncettine italiche". Cuncettine che, invece, hanno avuto tutto ciò che non è toccato in sorte alla sola, strana e introversa Amélie.
Ma ricordiamo un po' di trama: Amélie è una bimba di sei anni, figlia di genitori anaffettivi. Il padre non la abbraccia mai, ma ha un minimo contatto con lei solo quando le fa le visite mediche mensili e la bimba si emoziona talmente tanto da avere il batticuore. Questo fa pensare ai genitori che abbia una qualche patologia cardiaca, così non frequenta la scuola, ma impara a casa grazie alla madre insegnante. A causa della mancata relazione con altri bimbi, sviluppa una fantasia ipertrofica, che permea anche la sua vita adulta. Dopo la prematura scomparsa della madre, cresce col padre, che si isola ancor di più in sé stesso. Maggiorenne, trova un lavoro e decide di vivere da sola, creandosi una vita al meglio delle sue possibilità. La svolta avviene la sera della morte di Lady D, che la sconvolge, ma le consente di trovare una vecchia scatola di latta che contiene, al suo interno, una fotografia e giochi d'infanzia. Da quel momento in poi, si impegna nella ricerca del proprietario e, dopo che riesce nell'intento di restituirla, si sente talmente gratificata che decide di dedicarsi agli altri. A modo suo, certo, ma riesce a fare del bene. Questo meccanismo virtuoso si inceppa dopo l'incontro con un ragazzo che ha la testa tra le nuvole tanto quanto lei ed è qui, con la scoperta dell'innamoramento, che Amélie vivrà il conflitto tra lo stare nella sua comfort zone, fatta di una vita immaginata, e il buttarsi nella possibilità di un legame vero, reale e assolutamente concreto. Un ruolo importante sarà rivestito dall'uomo di vetro, archetipo del saggio che indica la luna, il quale aiuterà Amélie a elaborare quella che è stata la sua vita fino a quel momento: un'esistenza nascosta all'ombra delle proprie inadeguatezze, autonarrata più che vissuta nella sua pienezza.
Insomma, Amélie non è solo un feticcio estetico ridotto all'iconico caschetto, né una posa alla mercé delle ragazzine coi capelli colorati e la passione per la fotografia. Non può esserlo, perché rappresenta tutto ciò che è contrario all'ostentazione di una stranezza ricercata e instagrammabile. Rappresenta tutte quelle ragazze che si sentono realmente inadeguate e l'ultima cosa a cui pensano è rendere virale questo loro stato d'animo con un video elaborato su TikTok.
La verità è che ci sono state e ci sono ragazze Amélie, ma non se le fila nessuno. Anzi, attraverso la denigrazione di questo soggetto delicato e fragilissimo, continuano a restare nell'ombra della loro timidezza, in attesa che un evento straordinario - come, per Amélie, è stato il ritrovare una vecchia latta con dentro ricordi preziosi di un vecchio bambino - possa destare in loro il coraggio per "scontrarsi con la vita", per rischiare un rifiuto, per osare la realizzazione di un amore che può scoprirsi anche reciproco.
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